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Lo Utah e gli Usa pazzi del pescarese Fontecchio. E lui: "Il successo di squadra viene prima di quello dei singoli"

E l'account X ufficiale dei suoi Jazz sempre più spesso ormai scrive direttamente in italiano per esaltare le giocate del primo abruzzese in Nba

La Fontecchio-Mania dilaga nello Utah. Ormai il pescarese non è più una sorpresa ma una splendida realtà nei Jazz e gli Usa stanno imparando ad apprezzare la solidità del primo abruzzese nella storia a calcare i parquet Nba. E a cavalcare le splendide prestazioni dell'azzurro, come vi abbiamo raccontato già il mese scorso, è arrivato anche l'account X ufficiale dei suoi Utah Jazz, che sempre più spesso ormai scrive direttamente in italiano per esaltare le giocate di Fontecchio. Ed il 2024 di super Simo è iniziato davvero col botto.

Il momento magico degli Utah Jazz - in striscia aperta di sei vittorie consecutive, con 12 successi nelle ultime 14 gare disputate - ha la chiara impronta di Simone Fontecchio, che sempre più recita un ruolo da protagonista. Entrato in quintetto a fine novembre, praticamente non ne è (quasi) mai più uscito, nelle ultime 14 - oltre a sfiorare i 10 punti di media a partita - sta tirando con oltre il 46% dal campo e il 40% da tre, andando anche benissimo a rimbalzo (quasi 4 a sera). Fontecchio ha 22.5 minuti di impiego medio e li fa fruttare tutti. "È fondamentale - ha detto in un video pubblicato sulla pagina ufficiale Facebook degli Jazz in merito al minutaggio ottenuto - soprattutto in questo gennaio che per noi presenta un calendario parecchio intenso", vale a dire 17 partite nel mese, più di una ogni due giorni. "Per questo è importante avere rotazioni ampie, perché se tutti hanno minuti è più facile restare freschi ed è anche più facile restare coinvolti", spiega. Proprio il calendario, riflette l'azzurro, è la differenza forse maggiore tra la pallacanestro USA e quella europea. "In Europa si parte a settembre e si finisce a giugno come qui, dove però si parte quasi due mesi dopo. Il calendario in NBA è più compresso e questo ammontare di partite in meno tempo è abbastanza provante: se vuoi 'sopravvivere' devi fare tutto il possibile per restare sempre concentrato, prenderti cura del tuo corpo, mantenerti in forma", ha raccontato il pescarese che sogna l'All Sta Game

Per imporsi ha avuto bisogno di un fisiologico periodo di adattamento al gioco Usa. E il primo anno di rodaggio è servito parecchio anche se il suo stile di gioco non è poi fondamentalmente cambiato di molto. Anzi... "Non credo che il mio gioco sia cambiato molto. Quella che è cambiata è la mia percezione all'interno di questa realtà: oggi so come devo giocare, qual è il mio ruolo in questa squadra. So cosa mi viene chiesto e so quello che sono in grado di fare in campo, senza forzare nulla, giocando in maniera semplice, pulita. A volte questo vuol dire anche solo restare in angolo, per allargare il campo e aiutare i miei compagni, per dare più spazio a Lauri Markkanen in area. Ci sono partite in cui sono più coinvolto e altre magari in cui lo sono un po' meno, ma va benissimo così se serve per il bene della squadra". Passa anche dai miglioramenti difensivi il suo ruolo sempre maggiore per coach Hardy: "Non so se avevo bisogno di conferme in questo senso, ma poter dimostrare di non andar sotto difensivamente contro alcuni dei migliori giocatori di questa lega aumenta la mia fiducia ma soprattutto quella dei miei compagni in me. Il l nostro punto di forza maggiore? Non ci sono grandi ego in questa squadra. Tutti vogliono solo vincere e tutti sanno benissimo che il successo della squadra viene prima di quello dei singoli". Un po' come l'Italbasket, di cui però lui è la vera star. E starà proprio a lui trascinare la Nazionale ai Giochi Olimpici di Parigi

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