Dieci anni fa ci lasciava Vincenzo Zucchini, il Capitano dei Capitani
Nessuno potrà mai più indossare la maglia numero 4 del Pescara, da lui fieramente portata. Era il 24 novembre 2013 quando Pescara pianse la sua morte
Era il 24 novembre 2013, una giornata uggiosa. Quel giorno Pescara indossò l'abito del lutto per piangere la morte di uno dei suoi simboli calcistici. Forse il più grande, di certo quello che ha lasciato un segno indelebile nel cuore di tutti. Il 24 novembre 2013 moriva Vincenzo Zucchini, per tutti il Capitano dei Capitani. Nessuno mai nel Pescara potrà più indossare la sua maglia numero 4 (l'ultimo fu Cascione) perchè il club ha deciso di ritirarla. Subito. La numero 4 è la sola maglia biancazzurra che resterà per sempre sulle spalle di un solo uomo, quello che in più vesti - giocatore, allenatore, vice allenatore, team mangaer - ha scritto pagine indelebili della storia calcistica della squadra abruzzese più rappresentative fra tutte. Alle esequie funebri parteciparono in tantissimi. La chiesa Stella Maris di Pescara era gremitissima. C'era ovviamente la squadra biancazzurra dell'epoca, allenata da Pasquale Marino, al completo. Sportivi, tifosi, addetti ai lavori, ex compagni ed ex colleghi, tutti uniti in un pianto inconsolabile. Tutti ancora oggi sanno chi era Vincenzo Zucchini. Anche le nuove generazioni che non lo hanno visto giocare o allenare.
In Abruzzo arrivò nel 1973 per indossare la maglia del Pescara, con cui centra una seconda promozione consecutiva dopo quella ottenuta l'anno prima ad Avellino. In biancazzurro Zucchini disputa sei campionati, ottenendo due promozioni in Serie A (stagioni 1976-1977 e 1978-1979 e disputando il campionato di Serie A 1977-1978. Appesi gli scarpini al chiodo, anni dopo, è rimasto dove era diventato un vero idolo.
La sua carriera di allenatore si è svolta esclusivamente in Abruzzo. Nella stagione 1992-1993 subentra a Giovanni Galeone alla guida del Pescara in Serie A, senza riuscire ad evitare l'ultimo posto finale ma ottenendo due successi prestigiosi su Napoli (3-0) e Juventus (5-1, la vittoria più grande nella storia del club e una macchia indelebile nell'ultracentenaria vita della Vecchia Signora, una sconfitta da record); viene confermato alla guida dei biancazzurri anche per la stagione successiva in Serie B, in coppia con Gianni Corelli, ma a stagione in corso viene esonerato e sostituito da Franco Scoglio.
Dal 2009 fino alla sua morte nel 2013 ha ricoperto la carica di team manager della compagine biancazzurra. Di cui è l'unica, vera, grande bandiera che non è stata ammainata nemmeno dopo la morte. Ha collaborato con i più grandi, da Galeone a Zeman, ha giocato con i vari Repetto e Nobili, ha visto crescere Verratti ed era t.m. nella Zemanlandia biancazzurra 2011-12. Nelle più belle pagine della storia calcistica pescarese c'è la sua firma in calce, direttamente o indirettamente ne fu sempre protagonista.