rotate-mobile
Lunedì, 29 Aprile 2024
Attualità

Sempre più poveri in Italia e l'Abruzzo non fa eccezione: oltre 6mila famiglie assistite nel 2022

Il report nazionale della Caritas italiana contiene anche il numero relativo alla diocesi Abruzzo-Molise dove i "nuovi ascolti" sono aumentanti di oltre il 43 per cento con la Regione "prima" per numero di persone che hanno bisogno di assistenza per più di una problematicità

La povertà in italia è “un fenomeno strutturale” e a confermarlo c'è il rapporto Caritas 2023 “Tutto da perdere” presentato all'Aurum il 18 novembre nell'ambito del convegno “Raccontare la povertà” organizzato e promosso dalla Caritas diocesana di Pescara-Penne in collaborazione con il Banco alimentare d’Abruzzo. Un convegno organizzato alla vigilia della VII giornata mondiale della povertà e della giornata nazionale per la colletta alimentare che ha visto, tra gli altri, la partecipazione dell'arcivescovo della diocesi Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti, Federica De Luso della Caritas italiana e del giornalista di Avvenire Paolo Lambruschi. 

Già il Bilancio sociale 2022 “Artigiani della pace” della Caritas provinciale aveva fatto emergere numeri preoccupanti, ma ora, con i dati nazionali, il quadro si delinea ed è decisamente preoccupante.

Il report nazionale 2023 (riferito a dati 2022) ci dice che nell'area Abruzzo-Molise sono state assistite 6mila 86 famiglie. Un numero cui si aggiunge il primato "negativo" per quanto riguarda la percentuale di persone che alla Caritas si rivolgono per più di un problema e dunque per una situazione di disagio più complessa: sono il 51,1 per cento del totale di coloro che chiedono assistenza. 

Guardando al Paese nel 2022 in Italia si contano 357mila  poveri in più per un totale, di 5milioni 673mila, ovvero il 9,7 per cento dell'intera popolazione. Numeri che confermano come quello della povertà, sottolinea il rapporto Caritas, sia ormai “un fenomeno strutturale e non più residuale come in passato. Una povertà che oggi ha sempre più i caratteri – si sottolinea – della 'ereditarietà'”. Questo perché il nostro Paese in Europa “è quello in cui la trasmissione intergenerazionale delle condizioni di vita sfavorevoli risulta più intensa”. Un esempio in negativo dunque con l'incidenza della povertà passata in un anno dal 9,1 al 9,7 per cento con 2milioni 187mila famiglie in povertà assoluta (165mila in più rispetto al 2021) con il Mezzogiorno che si conferma il territorio dove si concentra maggiormente il fenomeno. “Una sconfitta” si ammette nel rapporto che lascia anche spazio all'incertezza sul futuro visti i fenomeni internazionali, a cominciare dalle guerre con oggi su tutte quella che ha riportato in auge l'instabilità del medio-oriente. Numeri pesanti che, come se non bastasse, collocano l'Italia e con lei l'Europa, ben distanti dall'obiettivo uno dell'agenda 2023 che punta a ridurre di 15milioni il numero delle persone a rischio povertà ed esclusione sociale.

A livello nazionale emergono evidente disuguaglianze tra cittadini italiani e stranieri residenti, acuitesi nell'ultimo anno. La povertà assoluta si mantiene infatti al di sotto della media per le famiglie di soli italiani (6,4 per cento), mentre si attesta su livelli molto elevati tra i nuclei con soli componenti stranieri (33,2 per cento). Tra gli stranieri con figli minori il dato balza al 36,1 per cento (a fronte del 7,8 per cento delle famiglie di soli italiani). Gli stranieri, pur rappresentando solo l’8,7 per cento della popolazione residente, costituiscono il 30 per cento dei poveri assoluti.

Guardando ai centri di ascolto Caritas la crescita delle persone accompagnate rispetto al 2021 è stata del 12 per cento. I “nuovi ascolti” sono saliti dunque passando dal 42,3 per cento del 2021 al 45,3 per cento del 2022: l'Abruzzo registra una crescita del 43,3 per cento.

Il rapporto ha analizzato per la prima volta anche l’effetto della “povertà energetica”, ossia l’impossibilità di garantire un livello minimo di consumo energetico, che determina conseguenze importanti soprattutto sulle fasce sociali più fragili, e che colpisce il 9,9 per cento della popolazione, con una tendenza all’aumento negli ultimi dieci anni.

L’istruzione continua ad essere tra i fattori che più tutelano rispetto al rischio di indigenza (oggi più del passato), mentre il lavoro non è più causa sufficiente di benessere: il 47 per cento dei nuclei in povertà assoluta risulta avere il capofamiglia occupato. Di qui il focus dedicato ai “working poor” e cioè le situazioni di povertà in cui non è il lavoro a mancare, ma il reddito insufficiente a garantire una vita dignitosa. Su questo è stata realizzata un’indagine nazionale, di taglio sperimentale e qualitativo, la prima di tipo partecipativo mai realizzata da Caritas Italiana, che ha coinvolto in tutte le fasi di studip un gruppo di persone che vivono sulla propria pelle la condizione di fragilità economica e lavorativa. In questo modo le persone sono rese protagoniste e non solo destinatarie di aiuto. La Caritas apre quindi una riflessione sulla fine del Reddito di cittadinanze e le nuove misure di sostegno che lascerebbero fuori alcune categorie a cominciare dai senza fissa dimora. A ciò si aggiungono i dubbi sulla possibilità che chi usufruisca del Supporto alla formazione e al lavoro (Sfl) possa entro 12 mesi trovare un lavoro.

In uno scenario tanto complesso i volontari sono quelli che riescono a fare la differenza nel supportare chi si rivolge alla Caritas e nonostante nell'area Abruzzo-Molise con i suoi 652 è quello che ha il valore più basso nel rapporto fatto per ogni centomila abitanti: 39 quelli disponibili a fronte di Puglia e Umbria che ne hanno 147.

Il commento di don Marco Pagniello, direttore della Caritas italiana

“La presenza di oltre 2,1 milioni di famiglie povere è una sconfitta non solo per chi ne è direttamente coinvolto, ma anche per l’intera società – afferma don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana - perché così essa si trova a dover fare i conti con la perdita di capitale umano, sociale, relazionale che produce gravi e visibili impatti anche sul piano dei diritti. Da qui la scelta del titolo 'Tutto da perdere', che sottintende come in realtà tutti possiamo dirci vinti di fronte a questi numeri. Come ci chiede papa Francesco, nell’invitarci a celebrare la Giornata mondiale dei Poveri del 19 novembre, siamo tutti chiamati a 'non distogliere lo sguardo dal povero'. Invitati dunque a partire dai poveri, a metterli al centro delle nostre comunità, a fare la nostra parte per cercare di diminuire le disuguaglianze e dare sollievo e nuove opportunità – conclude - a chi si rivolge a noi, per sconfiggere insieme la miseria”.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Sempre più poveri in Italia e l'Abruzzo non fa eccezione: oltre 6mila famiglie assistite nel 2022

IlPescara è in caricamento