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Domenica, 28 Aprile 2024
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Polemiche sull'occupazione del suolo pubblico, Cremonese: "A disposizione di tutti, ma sulle norme vanno fatti dei chiarimenti"

Numero di tavolini e costi non dipendono da scelte politiche, precisa l'assessore comunale, ma da un regolamento di Igiene e sanità del 2009 elaborato con la Asl che ha una sua ratio a tutela degli esercenti e dal canone unico deciso da una legge nazionale. Nessuno, assicura, intende spegnere la città, ma il contrario

“Rispondo a tutti a qualsiasi ora e sono pronto ad ascoltare chiunque e questo gli operatori economici della città lo sanno. Ognuno di loro può chiamarmi a ogni ora e in questo momento di particolare difficoltà la mia solidarietà e la mia disponibilità di certo non mancano e non mancheranno. Non c'è nessuno a cui io non abbia risposto o da cui non sia andato”.

Una premessa a cui tiene l'assessore comunale al Commercio Alfredo Cremonese cui abbiamo chiesto una replica visto il caos esploso all'indomani della chiusura di Casa Rustì in piazza Salotto e proprio ai fratelli Fedele esprime il ringraziamento per quanto la loro famiglia ha sempre fatto per l'economia del territorio e anche per aver creato posti di lavoro con il locale di piazza Salotto che ha chiuso i battenti, ma i cui dipendenti, lo aveva spiegato Christian Fedele, sono comunque stati riassorbiti e dunque continueranno ad avercelo un lavoro.

Al centro delle polemiche c'è in particolare la questione occupazione suolo pubblico e per gli spazi e per i costi ed è su questo che Cremonese, sebbene conscio che sia quello verso cui solitamente venga puntato il dito, fa alcune precisazioni “non per uno scarico di responsabilità – precisa -, ma perché alcuni temi vanno ben compresi”.

Il primo punto è quindi il problema sedie e tavolini ovvero il fatto che se ne possano avere all'esterno in misura proporzionale a quelli che si possono avere dentro il locale. Un argomento finito una prima volta nell'occhio del ciclone quando uscì la determina dirigenziale con cui si ribadiva la necessità di applicare il principio previsto dal regolamento comunale di Igiene e sanità del 16 febbraio 2009. Un regolamento redatto con la partecipazione della Asl. La determina è stata portata dagli esercenti di piazza Muzii fin davanti al Tar (Tribunale amministrativo regionale), con i giudici che hanno riconosciuto le ragioni dell'amministrazione. Questo però non ha fermato la polemica perché chi ha locali molto piccoli continua a lamentare il fatto che di tavoli esterni, in sostanza, può metterne un numero irrisorio con pesanti ripercussioni sull'attività.

“È un regolamento su cui nessun politico è intervenuto – afferma quindi l'assessore comunale -. Questo prevede che i posti devono essere equivalenti ovvero che se hai, faccio un esempio, dieci posti dentro allora fuori devi averne dieci che possono sostituire quelli interni”. Il totale insomma non è venti, ma sempre dieci. “Questa – prosegue Cremonese – è una normativa che viene adottata in quasi tutta Italia perché è il miglior modo per garantire equità. Se si ha un locale di dieci metri quadrati e accanto ce n'è uno di 100 metri quadrati questo spenderà molto di più in termini di utenze, spese per il personale e così via. È evidente che se si permettesse a entrambi di avere fuori un numero di tavolini equivalente ci si troverebbe di fronte a una concorrenza sleale. Questi criteri vanno rispettati ma non perché lo dice l'assessore Cremonese, ma perché lo dice un regolamento e nelle autorizzazioni la politica non ha voci in capitolo. C'è una ratio dietro il regolamento e modificarlo non è semplice”, sottolinea quando gli chiediamo se vi sia possibilità di fare deroghe. Prevederlo significherebbe in sostanza dar vita a una “deregulation” che finirebbe per mandare in tilt anche gli uffici che nelle pratiche devono comunque attenersi ai regolamenti esistenti. 

Sì, è vero, dice ancora l'assessore, il costo dell'occupazione del suolo pubblico è aumentato, ma questo è successo per “la modifica alle tariffe fatta con la legge nazionale 160 del 2019 che ha introdotto il canone unico patrimoniale. Una legge che ha inglobato alcuni balzelli tra cui questo. Una norma che si sarebbe dovuta applicare già nel 2019, ma che con l'arrivo del covid, periodo in cui è bene ricordarlo lo Stato ha concesso l'occupazione gratuita del suolo pubblico, è rimasta nel cassetto fino a quando non ha trovato la sua applicazione. Certo il Comune ha fatto le sue compensazioni, ma l'aumento è derivato da una legge nazionale che è sovraordinata a qualsiasi regolamento si voglia”.

Quindi il tema dehor. “Sono molto impattanti. Per alcuni – spiega – ci sarebbe addirittura bisogno di un permesso edilizio. Del tema ho parlato proprio in questi giorni con il dirigente Gaetano Silveri e abbiamo aperto una riflessione. Nel frattempo però non siamo rimasti fermi e abbiamo trovato una soluzione a mio parere all'avanguardia”. Una soluzione che, spiega, ha copiato da piazza Lucina a Roma per cui oggi, avanzando richiesta agli uffici comunali, possono essere installate delle vetrate rimovibili e riparate che consentono sia di lavorare in una struttura molto luminosa, ma anche rimuoverla all'occorrenza come ad esempio in piazza Salotto dove alcune installazioni non sono consentite essendo zona di pregio, in occasione di manifestazioni di qualsiasi genere. Una soluzione adottata anche in molte altre capitale europee, sottolinea Cremonese. Un tema complicato su cui comunque si continua a ragionare, precisa.

Insomma nessuno ha intenzione di spegnere la città, ribadisce l'assessore comunale che in più occasioni ha rivendicato ad esempio il grande afflusso di persone avuto in città con gli eventi organizzati, ma l'esigenza primaria è quella di trovare i giusti equilibri che consentano agli esercenti di lavorare, ai residenti di riposare e all'economia della città di svilupparsi. Questo però nel rispetto di quelle regole che esistono e che non si può fare altro che applicare. Un discorso molto più complesso di quanto sembri dunque, questo quanto emerge dalla posizione di Cremonese che comunque, tiene a ribadirlo, è sempre disposto ad ascoltare tutti “come ho sempre fatto e continuerò a fare”.

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