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Approvato il calendario venatorio dalla Regione, il Wwf: "Miglioramenti, ma restano tante le criticità"

Per la gran parte delle specie la caccia aprirà il primo ottobre, ma questo afferma l'associazione, doveva valere per tutte così come per tutte si dovrebbe chiudere il 31 dicembre, ma così non sarà

Approvato dalla Regione il nuovo calendario venatorio per la stagione 2023-2024 e se per il Wwf se qualche miglioramento c'è, le criticità rimangono.

Per quanto riguarda il documento approvato questo prevede l'apertrua della stagione per la gran parte delle specie il primo ottobre. Ad essere anticipata al 14 e al 16 settembre e dal 17 settembre fino al 28 gennaio quella alla cornacchia grigia, la gazza e la ghiandaia.

Il nuovo calendario impedisce l'attività venatoria prima della terza domenica di settembre non è consentita nelle aree Natura 200. A partire prima anche la caccia al Merlo che sarà consentita dal 17 settembre al 31 dicembre. Per le quattro specie citate la caccia è permessa esclusivamente nella forma dell'appostamento.

“La versione approvata, accoglie qualche piccola osservazione avanzata dall'associazione e in generale appare migliorata sotto alcuni punti di vista e rispetto all'intervento su alcune specie, grazie soprattutto ai molteplici ricorsi fatti da noi e altre associazioni, tutti vinti, che si sono susseguiti già dal 2009, ma continua a presentare criticità, alcune delle quali si ripropongono ciclicamente”, commenta la delegata Wwf Abruzzo Filomena Ricci come riportato dall'agenzia LaPresse. Tra le istanze non accolte, sottolinea, l'apertura per tutti e dunque anche per le specie per cui la caccia partirà prima, al primo ottobre. “Sono state eliminate le preaperture di alcune specie quali quaglia e fagiano, ma resta la possibilità di cacciare, seppure con alcune limitazioni, altre specie quali Cornacchia grigia, Gazza, Ghiandaia e Merlo”, aggiunge infatti Ricci sottolineando che “le preaperture possono creare impatti negativi sulla fauna selvatica, anche su quella non cacciabile, in quanto a settembre molte specie sono ancora nella fase di cura della prole”.

“L'apertura unica a ottobre inoltre, consentirebbe di ottimizzare la vigilanza venatoria, sempre meno presente sul territorio a causa dello smantellamento delle Polizie provinciali) e di ridurre il fenomeno del bracconaggio. Stesso discorso per la chiusura che dovrebbe essere fissata al 31 dicembre per tutte le specie di uccelli e che invece per alcune si protrae oltre. Per la Beccaccia è fissata al 20 gennaio, anche contro il parere dell'Ispra, che in considerazione della forte pressione venatoria a cui è sottoposta la specie e della maggiore vulnerabilità che la contraddistingue nella seconda metà dell'inverno, suggerisce la chiusura della caccia al 31 dicembre. Per il colombaccio la chiusura è fissata addirittura al 10 febbraio. Il Wwf – prosegue la delegata abruzzese – aveva chiesto anche la sospensione della caccia alla coturnice e per l'allodola, specie a rischio”.

Grave poi per il Wwf il fatto nel calendario venatorio non vi sia alcun accenno al divieto di caccia nelle aree percorse dagli incendi. “Alcune delle criticità riprese anche nel parere dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) potrebbero essere sicuramente evitate se il governo regionale impostasse finalmente la programmazione faunistica sul rispetto e la conservazione di questo patrimonio comune e non solo per favorire le richieste del mondo venatorio”, conclude Ricci.

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