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Soddisfatta Solvay per il via libera alla bonifica della discarica di Bussi: nel 2004 si occupò della messa in sicurezza

La società non è più proprietaria del polo chimico dal 2018, ma è stata interessata in prima persona nella vicenda della discarica scoperta nel 2007: fu la prima e tre anni prima, a occuparsi del primo intervento di messa in sicurezza. La bonifica interesserà le discariche 2A e 2B

Esprime soddisfazione la Solvay per la firma del contratto con cui il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica (Mase) ha dato il via al progetto di bonifica delle discariche di Bussi. Un intervento da 46 milioni di euro che interessa i due siti più inquinati del Sin (Sito di interesse nazionale) e cioè le discariche 2A e 2B il cui iter per la bonifica (a fronte di una vicenda iniziata nel 2007 quando la discarica di Bussi fu scoperta finendo per essere definita la più grande d'Europa), si era fermato nel 2020.

Quell'anno infatti l'allora ministro dell'Ambiente Sergio Costa in quota M5s, aveva annullato il bando con cui ad aggiudicarsi i lavori era stata l'Ati (Associazione temporanea di imprese) guidata dalla Dec Deme. Una decisione annullata prima dal Tar (Tribunale amministrativo regionale) e poi dal consiglio di Stato nel 2021 con ora la firma di quel contratto e il definitivo lasciapassare alla bonifica.

L'occasione per Solvay per precisare che le due discariche oggetto di contratti e indicate come “aree esterne Solvay” non sono più di proprietà dal maggio 2018 così come non lo è più il sito industriale dall'agosto 2018.

“Dopo aver acquistato il sito di Bussi nel 2002, Solvay è venuta a conoscenza dell’esistenza di queste due discariche solo nel 2004 e ha provveduto alla messa in sicurezza pur non essendo responsabile dell’inquinamento – si legge nella nota diffusa -. Con sentenza del consiglio di Stato, infatti, è stato individuato in Edison il responsabile dell'inquinamento delle aree che Solvay ha ceduto al Comune di Bussi nell'ambito del progetto di bonifica”.

La storia del polo chimico di Bussi

A ricostruire la storia del polo chimico di Bussi è l'agenzia La Presse. Un'attività la sua iniziata nel 1901 e che prevedeva tra le produzioni di fabbrica quelle per il cloro, l'alluminio, il ferro-silicio, il piombo, la trielina e i detergenti domestici. Produzione in parte riconvertita nella seconda quella mondiale con lavorazione per armamenti bellici.

Il sito è stato gestito dalla Montecatini che, nel corso degli anni, ha assunto i nomi di Ausimont, Montedison prima ed Edison poi. Negli anni '80 l'azienda depositò alcuni rifiuti delle lavorazioni nelle due discariche, nell''area Ausimont. Nel 2002 quei terreni furono ceduti a Solvay, altro colosso della chimica che solo nel 2004 venne a conoscenza delle discariche presenti nelle due aree, viene sottolineato.

Nel 2007 venne scoperto che anche altri terreni del sito erano inquinati, compresi quelli a margine del fiume Pescara, nell'area Tremonti. Grazie all'indagine del corpo forestale di Pescara si aprì un'inchiesta che portò al processo penale per l'inquinamento del sito, considerato tra le discariche di veleni più grandi d'Europa. In corte d'assise d'appello all'Aquila, nel 2017, furono dieci le condanne per disastro ambientale colposo scattate nei confronti di alcuni ex manager e professionisti di Ausimont e Montedison. Nel 2018 le due discariche, oggi da bonificare, sono state vendute al Comune di Bussi, che ne è divenuto proprietario e che, per legge, se ne dovrebbe occupare.

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