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Sei mesi per la bonifica dell'area di risulta: nel sottosuolo 30mila metri cubi di rifiuti

Ci vorrà ancora qualche mese per veder partire l'intervento qualora il secondo bando vada a buon fine dopo che il primo è andato deserto: il punto fatto durante la commissione comunale Ambiente. I rifiuti presenti nel sottosuolo sono pericolosi, ma inquinanti sì: non tutti però si dovranno smaltire

All'aggiudicazione si auspica di arrivare il prima possibile dopo che il primo bando è andato deserto e poi, una volta avviato il cantiere, si procederà con la bonifica dei rifiuti inquinanti presento sotto l'area di risulta: sei i mesi necessari al completamento dei lavori. La certezza è che per effettuarli ci si dovrà affidare ad un'impresa iscritta “nelle categorie dell'albo dei gestori ambientali” e cioè “dotata di massima specializzazione anche nell'eventuale individuazione e gestione di potenziali rifiuti in amianto che dovessero emergere durante lo sbancamento”.

A spiegarlo è stata l'ingegnere Giovanna Brandelli presidente Aca e responsabile unico del procedimento (rup) per la bonifica, nel corso della commissione Ambiente convocata dal presidente Ivo Petrelli per fare il punto sul primo lotto oggetto degli interventi. Una riqualificazione quella dell'area di risulta che complessivamente vale 16milioni di euro. Sono  30mila i metri cubi di rifiuti presenti nel sottosuolo, ma non tutti da smaltire e le ragioni le ha spiegate proprio Brandelli: una parte potrà essere riutilizzata tra gli inerti. Presenti all'incontro anche il sindaco Carlo Masci e il presidente del consiglio regionale Lorenzo Sospiri.

La bonifica del primo lotto, ha quindi ricordato Masci, interessa l'area in cui sarà realizzato i parcheggio multipiano (zona sud) e nella zona nord-ovest quello dove sarà realizzato il nuovo terminal bus. “Oggi sappiamo – ha spiegato Brandelli - che sotto le aree di risulta ci sono rifiuti inquinanti classificati dall’Arta, rifiuti che però non profilano un rischio sanitario, ma comunque sono rifiuti che creano un inquinamento ambientale delle acque sotterranee. In sostanza, nel cuore della città abbiamo rifiuti ricoperti da asfalto e qualunque progetto di valorizzazione di quelle aree deve necessariamente passare dalla bonifica e dalla rimozione del materiale, frutto di una scelta tipica di tutte le città italiane, in cui si è svelto di pavimentare anziché bonificare i territori, del resto le prime leggi in materia risalgono al 1989, quando si è capito che la qualità del sottosuolo incide sulla qualità delle acque sotterranee”.

Insieme all'Arta (Agenzia regionale tutela dell'ambiente) sono stati fatto 20 sondaggi per 70 rapporti di prova complessivi che hanno consentito di quantificare le tonnellate di rifiuti presenti, ma anche, grazie alla stratigrafia e le analisi dei terreni e delle acque interrate, di verificare che non tutti andranno smaltiti: questo lo si dovrà fare, spiega ancora il rup, sarà necessario solo per le matrici inquinanti con i rifiuti non inquinanti che, ribadisce, “si possono riutilizzare sul posto. Dunque dobbiamo valutare l’impatto economico dell’operazione, la sua sostenibilità ambientale, e la necessità di lavorare senza arrecare disturbo alla città: dovremo minimizzare l’impatto del cantiere. Ecco perché – aggiunge - è importante che l’intervento venga affidato a un’azienda che abbia i requisiti, la competenza tecnica e le certificazioni di alta specializzazione”. “Ovviamente – specifica - alle stime iniziali, occorre prevedere un potenziale effetto sorpresa una volta che effettueremo lo scavo e finalmente andremo a verificare esattamente i quantitativi. Nella parte sud effettueremo lo sbancamento; nella parte nord si sfrutterà la capacità delle piante di far degradare quei rifiuti, come pioppi, girasoli, arbusti e piante erbacee”.

“La riqualificazione delle aree di risulta che finalmente, come da progetto promosso dal Comune di Pescara e dalla Regione Abruzzo, avrà un volto e una identità, rappresenta una delle opere distintive del nostro governo cittadino”, ha quindi detto Petrelli con il sindaco che sottolinea come dopo la prima gara ci sia subito attivati per farla ripartire. “Entro qualche mese chiuderemo quindi la gara e cominceremo i lavori di bonifica che a oggi rappresentano il passo più importante, ovvero la condizione necessaria per andare avanti con la fase realizzativa”.

Nell'avviso di manifestazione di interesse si parla di un bando da 3milioni 950mila euro, cifra cui si è arrivati una volta fatti i ricalcoli. Fondi a valere su quelli messi a disposizione dalla Regione. “Parliamo di fondi che in parte abbiamo ereditato – ha quindi precisato Sospiri -. È chiaro che lo sbancamento era ed è obbligatorio e la sua quantificazione economica è la conditio sine qua non per la gara d’appalto perché quale imprenditore avrebbe partecipato senza sapere esattamente quali sarebbero stati i costi di bonifica. Ovviamente poi amplieremo il lotto di completamento includendo l’area dove sorgerà la nuova sede della Regione Abruzzo e la porzione centrale del futuro parco”.

“Secondo gli esami condotti – ha quindi ancora riferito Brandelli – nel sottosuolo abbiamo trovato tracce di arsenico, manganese e solventi, ma in percentuali che non sono pericolose e non determinano un rischio sanitario. Ovviamente dipende sempre dai limiti di legge, che sono meno severi nelle acque superficiali e più rigorosi per le acque sotterranee che sono equiparate alle acque potabili e di sorgente. Quando apriremo il cantiere per la bonifica divideremo le aree in microlotti e su ciascuno effettueremo delle ulteriori indagini chirurgiche e facendo grande attenzione a non far volatilizzare le polveri nell’aria, meno rifiuti dovremo portare a smaltire in discarica meno costerà la bonifica, ricordando peraltro che l’Abruzzo – ha concluso - non ha un sito di smaltimento dei rifiuti pericolosi”.

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