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Pescara, strutture culturali e teatro: il Presidente Di Biase sulle tariffe

Il Presidente del Consiglio Comunale di Pescara Licio Di Biase interviene sulla situazione delle strutture culturali e del teatro in città, con particolare riferimento alle tariffe

Il Presidente del Consiglio Comunale di Pescara Licio Di Biase interviene sulla situazione delle strutture culturali e del teatro in città, con particolare riferimento alle tariffe.

"La realizzazione del Teatro Comunale nell’area di risulta è un obbiettivo dell’Amministrazione guidata dal Sindaco Mascia ed è contenuta nel documento programmatico. Io sono stato dai tempi della prima giunta Pace, sostenitore convinto di questo intervento, così come in altre “epoche” fui sostenitore della realizzazione di un Palarock, sempre in questo splendido spazio della città.
Però, accade che le condizioni cambiano per cui, ciò che andava bene 15-20 anni fa, oggi magari può essere fuori luogo o superato.

Voglio provare a ragionare su questo intervento.

Un po’ tutte le Amministrazioni, come ho detto, dai tempi di Carlo Pace hanno sostenuto la bontà di questo intervento tanto che la Fondazione Pescarabruzzo ha accantonato una ragguardevole cifra per realizzare la struttura, circa 25 milioni di euro.
Va dato atto al Presidente della Fondazione, Nicola Mattoscio, di avere in questi anni salvaguardato gli spazi culturali nella nostra città, dal Circus al Teatro Massimo, fino al recupero della facciata dello storico Teatro Michetti (1910), impegnando le risorse della Fondazione.

La città ricorda, però, sempre il Teatro Pomponi.
Però, obbiettivamente, non riesco a capire perché questa città si attarda così tanto nel ricordo del Pomponi, realizzato nel 1923 e buttato giù all’inizio degli anni ’60, e non si “scalda” per il Teatro Michetti che ha compiuto lo scorso anno un secolo di vita, e non è ancora tornato in funzione.
Allora, forse è il caso di ragionare piuttosto che rincorrere emotivi ragioni sentimentali o le nostalgie.
Realizzare un Teatro nell’Area di Risulta diciamo che ipoteticamente potrebbe essere anche fattibile, nonostante se ne parli da oltre 15 anni, ma poi la sua gestione diventerebbe il vero problema. E’ sufficiente vedere cosa sta accadendo ai vari teatri del nostro Paese: tutti con bilanci fortemente passivi.

Se Mattoscio ha la disponibilità di una simile cifra per realizzare il Teatro, l’Amministrazione Comunale dovrebbe sollecitare l’uso di quelle risorse per altri obiettivi che in questo momento appaiono più urgenti e, forse, in grado in poco tempo di fornire le giuste risposte ai bisogni di spazi teatrali e culturali della città.

Innanzitutto, occorre un forte intervento per ristrutturare il Circus che, altrimenti, nel volgere di qualche anno rischierà la chiusura per vari problemi strutturali e sappiamo che Mattoscio è molto attento a questa struttura che svolge un’ importante funzione in città, riuscendo ad assorbire fasce di bisogni di spazi. Con la ristrutturazione si continuerebbe a garantire il perfetto utilizzo di questo spazio con i suoi .

Poi c’è il Teatro Michetti, che l’Amministrazione neppure quest’anno ha inserito nelle proprie priorità, dopo che lo scorso anno abbiamo celebrato con un consiglio comunale il primo secolo di vita. E, invece, il Teatro Michetti sarebbe uno spazio, direi una “bomboniera” con il fascino dell’età, in grado di assorbire altri bisogni, con i suoi più o meno 500 posti.

E qui potrebbe essere ancora la Fondazione, che ha già salvato la bellissima facciata in liberty, a intervenire con un
accordo “possibile” con l’Amministrazione Comunale.
E il terzo intervento, sempre da affidare alla Fondazione, va individuato nella copertura del Teatro D’Annunzio, un’idea che da tempo ogni tanto fa capolino nella città per poi scomparire.
Ritengo questo un intervento su cui riflettere, in quanto il Teatro D’Annunzio necessita comunque di interventi urgenti e non solo di natura strutturale. Avere uno spazio con duemila posti utilizzabile tutto l’anno ovvierebbe anche alla carenza per eventi importanti da organizzare oltre l’estate.

Tre interventi da armonizzare attraverso un dialogo tra l’Amministrazione Comunale e la Fondazione Pescarabruzzo, dialogo che è già intenso, ma su obiettivi di difficile realizzazione, onerosi e che non corrispondono più agli interessi e ai bisogni della città. Bisogna aprire, quindi, una riflessione.

Un’ultima considerazione che non ha a che fare direttamente con questa analisi.
Fino a qualche anno fa ci si lamentava che Pescara non aveva spazi per le iniziative, per i convegni e per gli eventi culturali. Oggi gli spazi ci sono: il Vittoria Colonna, la sala della Circoscrizione Castellamare, la Sala De Cecco, la Sala della Provincia, la Sala Consiliare del Comune di Pescara, la Sala Petruzzi, la Sala Favetta, la Sala del Mediamuseum, le sale del Cinema Massimo, la sala del Teatro S. Andrea e l’Aurum, con la pluralità di sale e salette. Se si eccettua la sala della Circoscrizione Castellamare e la Sala Consiliare del Comune di Pescara, il resto è tutto a pagamento.

Posso capire per le strutture private, ma non è possibile che in un tempo in cui ormai le casse degli Enti Locali non permettono più l’erogazione di contributi all’associazionismo culturale, non ci sia da parte degli Enti Locali stessi (Comuni e Provincie) una sollecita revisione di queste tariffe. E’ vero che bisogna garantire gli equilibri di bilancio, ma se si prosegue su questa strada tra qualche tempo in città non ci saranno più eventi culturali con le associazioni, i movimenti e le compagnie teatrali costrette a ridimensionare i propri impegni o, addirittura, a
sospendere le attività.
Un appello al Comune e alla Provincia, ma anche alla Fondazione delle Genti, al Mediamuseum e all’Aurum a rivedere le tariffe. Se applichiamo la “grigia burocrazia” anche agli spazi culturali, dopo la mannaia sui contributi è la fine. Si, sarà proprio la fine!"

Licio Di Biase

 

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