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Le associazioni ambientaliste alla Regione: "Per la manutenzione dei fiumi un progetto di legge sbagliato, si rischiano danni peggiori"

In cinque scrivono all'ente per chiedere di rivederlo lamentando il fatto che il documento preveda interventi momentanei che non vanno ad indagare le cause dei problemi che possono causare disastri e a sostenerli scende in campo il Partito democratico

Rivedere completamente il progetto di legge regionale in materia di “gestione dei corsi d'acqua e di interventi di manutenzione fluviale e compensazione”. A chiederlo sono cinque associazioni ovvero il Cirf (Centro italiano per la riqualificazione fluviale) il Wwf Abruzzo, Legambiente Abruzzo, la Shi (Societas Herpetologica italica) Abruzzo e Molise e l'associazione Pronatura Abruzzo denunciando il fatto che così come concepito il progetto di legge potrebbe aggravare la situazione attuale dei fiumi del territorio senza portagli alcun beneficio.

Se da una parte le associazioni sono d'accordo sul fatto che interventi alla luce dei tragici effetti derivati da eventi naturali devastanti come l'alluvione che ha colpito le Marche, debbano prevedere azioni capace di tutelare le popolazioni, dall'altra chiedono agli amministratori di “non agire d'impulso” e “perdere di vista le basilari strategie di governo del territorio per fronteggiare in modo resiliente gli effetti di fenomeni naturali amplificati dall'azione dell'uomo e dai cambiamenti climatici”.

La soluzione non si può limitare “alla necessità di pulire gli alvei identificando come unici responsabili alberi e sedimenti, perché si tratta di un falso rimedio, scientificamente infondato, con un rapporto costi-benefici molto discutibile e che può addirittura comportare un peggioramento delle condizioni di rischio già presenti sui territori”, chiosano.

Il riferimento normativo, proseguono Cirf, Wwf, Legambiente, Shi e Pronatura, è il decreto legislativo 152 del 2006 che “ha chiaramente stabilito l’obbligo di pianificare la gestione dei sedimenti fluviali a livello di bacino idrografico attraverso lo strumento del Programma di gestione dei sedimenti, con l’obiettivo esplicito di migliorare lo stato morfologico ed ecologico dei corsi d'acqua e di ridurre il rischio di alluvioni. Ne deriva che andrebbero assolutamente evitate operazioni di movimentazione o asportazione di sedimenti dall’alveo effettuate in modo estemporaneo e su presunte criticità di carattere locale senza un’adeguata conoscenza dei fenomeni. Queste iniziative non solo non sono risolutive ma, anzi, rischiano seriamente di innescare dissesti morfologici ben più gravi di quelli che si intendono contrastare.”.

Quanto previsto dalla regione dunque, andrebbe “in direzione contraria a quanto viene enunciato nell'art. 1 della proposta, laddove fa riferimento a principi di sviluppo sostenibile, tutela ambientale e interventi per la riqualificazione dei corsi d’acqua e delle funzioni ecosistemiche ad essi connessi” un progetto di legge “anacronistico” e con una “visione localistica”, aggiungono che “si concentra sui fenomeni senza affrontarne le cause”.

Le associazioni chiedono quindi indagini approfondite per verificare le condizioni degli alvei come ad esempio, spiegano, “la messa a punto di operazioni che prevedano la mobilitazione dei sedimenti dai presunti tratti 'sovralluvionati' a favore dei tratti in evidente erosione nella logica di fornire un importante apporto alle naturali dinamiche di trasporto solido, fondamentali per il corretto funzionamento degli ecosistemi fluviali e costieri. In modo del tutto scriteriato, nel momento cruciale di messa a punto di possibili soluzioni, la relazione alla proposta e definisce come utile una limitata 'perdita' di risorse naturali (sabbia e ghiaia) che, in assenza di interventi sarebbero comunque 'immobilizzate' all’interno del sistema fluviale e non raggiungerebbero la loro destinazione finale (ripascimento naturale del litorale)”.

“La strategia immagina che la compensazione a queste perdite potrebbe essere rappresentata dal parziale sostegno finanziario per la realizzazione dei lavori necessari e che tale sostegno è rappresentato dalla valorizzazione di parte del materiale asportato dalle imprese appaltatrici dei lavori, a parziale scomputo. Non viene neanche preso in considerazione - denunciano ancora le associazioni - il rischio che gli interventi svolti a scomputo del valore del materiale asportato, possano essere effettuati solo laddove vi siano condizioni economicamente vantaggiose; in altre parole, nessun privato interviene se c’è solo qualche metro cubo da asportare o se c’è da rimuovere ramaglia senza valore nel letto del fiume. Si apre quindi alla possibilità che gli interventi vengano o sovrastimati, con evidenti danni all’ambiente, o non vengano proprio realizzati dove magari ci sono reali condizioni di rischio”.

Per questo si chiede di rivedere il progetto di legge per evitare che peggiorino le condizioni morfologiche e i fenomeni erosivi dei fiumi senza portar alcun beneficio ai territori, ribadiscono le associazioni ambientaliste, e rischiando di compromettere “In modo significativo il raggiungimento del buono stato ecologico dei corsi d’acqua richiesto dalla Direttiva quadro acque (2000/60/Ce) che in Abruzzo non va, già oggi, oltre una desolante percentuale del 30 per cento di tutti i corpi idrici regionali monitorati stando ai dati dati di monitoraggio dell'Arta 2019”.

Il sostegno del Partito democratico

A chiedere alla Regione di ascoltare le associazioni è Daniele Marinelli, responsabile organizzazione del Pd Abruzzo. "Come spesso accade - dichiara -, la Giunta Marsilio interviene in modo miope e disordinato, disdegnando l’ascolto delle associazioni di categoria e determinando un grave danno per l’Abruzzo. Il corretto funzionamento degli ecosistemi fluviali e costieri, in uno con il miglioramento complessivo dello status dei corsi d’acqua della nostra Regione, rappresenta un fattore dirimente per determinare benefici e scongiurare danni per il territorio, anche nel quadro degli ormai sempre meno rari eventi alluvionali e dei fenomeni erosivi".

"Tuttavia è necessario - aggiunge Marinelli -, come ricordano le associazioni, che gli interventi normativi siano orientati ai corretti presupposti di pianificazione e governo del territorio e siano coerenti con le direttive e le normative emanate dagli organismi sovraordinati in materia. In questo caso, il rischio è quello di peggiorare la condizione morfologica dei corsi d’acqua, aggravandone i fenomeni erosivi, senza ottenere, di contro,  benefici significativi per il territorio.  Nel merito, un’impostazione unicamente focalizzata sulla manutenzione idraulica degli alvei, senza individuare le cause dei fenomeni e le loro dinamiche, appare davvero in contraddizione con gli obiettivi di tutela che il progetto di legge vorrebbe perseguire"

 "La riqualificazione dei corsi d’acqua e delle funzioni ecosistemiche va incardinata sui principi di tutela ambientale e sviluppo sostenibile. Per conciliare questi indirizzi - conclude - con la giusta preoccupazione per la salvaguardia del territorio e la protezione dei cittadini, anche dai rischi connessi ai fenomeni estremi, gli interventi normativi devono essere ordinati, coerenti e lungimiranti.  Regione Abruzzo ascolti l’appello delle associazioni e riveda la norma"

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