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Nuovo cemento sulle riviere, per Acerbo è "responsabilità bipartisan"

Maurizio Acerbo di Rifondazione Comunista / Unione Popolare con De Magistris interviene nel dibattito che si è aperto dopo l'ufficializzazione della demolizione dello storico hotel Carlton

Si sta animando il dibattito sul futuro prossimo delle riviere di Pescara dopo la notizia della demolizione dell'hotel Carlton, al posto del quale verrà costruito un edificio residenziale, e quella della costruzione di un nuovo grande albergo nella zona del lungomare sud.
Sul tema interviene anche Maurizio Acerbo di Rifondazione Comunista / Unione Popolare con De Magistris.

Per Acerbo la responsabilità di queste scelte è bipartisan ovvero deve ricadere sia sul centrodestra che sul centrosinistra.

«In qualsiasi persona sensata suscita indignazione la notizia della demolizione dello storico hotel Carlton per far posto all'ennesimo palazzone con appartamenti vista mare e ancor più della prosecuzione del muro di cemento sulla riviera sud con la costruzione di un hotel sul lato mare», dice Acerbo, «come sono possibili questi scempi urbanistici? Semplice. Da scelte sbagliate di una politica di centrodestra e centrosinistra al servizio dei costruttori e delle imprese. Debbo correggere il sindaco Carlo Masci ma sbaglia a dichiarare che la demoricostruzione del Carlton deriva dalla variante al Prg che facemmo approvare noi di Rifondazione. Nel Prg inserimmo norme ideate con la collaborazione del notaio Gianni Bulferi che vincolavano la riviera per impedire il proliferare di palazzoni. Poi fu approvata una legge regionale proposta da Pagano e Sospiri, ai tempi della giunta Chiodi, che contrastai con mesi di ostruzionismo che consente di derogare ai parametri dei piani regolatori».

Poi Acerbo prosegue nella sua ricostruzione dei fatti: «I Comuni avevano la possibilità di non applicarla sul loro territorio. Ed è quello che accadde a Pescara: su mia proposta l'allora maggioranza di centrodestra decise di non applicare al territorio pescarese la legge che aveva approvato in Regione. Purtroppo questa decisione fu paradossalmente rivista durante la giunta Alessandrini dal centrosinistra su pressione dei costruttori. Per quanto riguarda l'hotel di cui leggo sulla riviera sud l'ulteriore cementificazione è resa possibile da una norma approvata con un maxiemendamento alla legge di stabilità del 2017. C'era Renzi al governo ed era relatrice al senato la nostra concittadina Chiavaroli. Quell'emendamento consentì di sbloccare il progetto della Pescaraporto di Milia che era stato autorizzato durante la giunta Mascia ma bloccato al Tar da un ricorso dell'hotel Regent con le motivazioni giuridico-urbanistiche fornite da Rifondazione Comunista. Poi la Pescaraporto chiese al Comune di trasformare i volumi per uffici in residenziale e l'allora assessore Civitarese e la maggioranza di centrosinistra bocciarono la richiesta. Ricordo che la norma approvata con un emendamento di un parlamentare siciliano del partito di Alfano (qualcuno glielo avrà chiesto) e il parere favorevole del governo Pd era scritta ad hoc per neutralizzare la sentenza con cui la giustizia amministrativa aveva bocciato il progetto nell'area dell'ex-Cofa. La conseguenza è che su un'area che era considerata strategica per la città e quindi sottoposta a piano particolareggiato i proprietari delle aree sono autorizzati a beneficiare delle deroghe urbanistiche della legge regionale. Come si può notare siamo di fronte a comportamenti contraddittori della politica che approva norme per far contenti gli interessi forti e poi le conseguenze diventano insostenibili per la comunità. Ora il Comune deve decidere se provare a fermare questa deriva mobilitando tutte le competenze disponibili o se continuerà il sacco urbanistico di cui portano la responsabilità entrambi i poli».

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