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Martedì, 30 Aprile 2024
Economia

La Uil lancia l'allarme: nei prossimi dieci anni l'Abruzzo rischia di perdere 80mila lavoratori

I dati sono quelli del report sull'occupazione potenziale della Cgia di Mestre che collocano la nostra regione tra le peggiori nove del Paese. Si va dal un calo di oltre l'8 per cento di Pescara a quasi l'11 dell'Aquila e le premesse perché il crollo ci sia ci sono tutte sottolinea il segretario regionale Michele Lombardo che alla Regione chiede subito scelte precise sul fronte economico

L'Abruzzo rischia di perdere 80mila lavoratori nei prossimi dieci anni. A lanciare l'allarme è la Uil Abruzzo per voce del segretario regionale Michele Lombardo che commenta il rapporto sui potenziali livelli occupazionali pubblicato dalla Cgia di Mestre. Secondo il report l'Abruzzo perderà 80mila 408 potenziali lavoratori entro gennaio 2024 trovandosi con una popolazione di 713mila 970 lavoratori a fronte degli attuali 794mila 378. Una variazione percentuale in negativo del 10,1 per cento.

Non solo, sottolinea Lombardo, “in questa particolare graduatoria, l’Abruzzo si colloca tra le nove regioni messe peggio in Italia”. Guardando alle province, sottolinea, Pescara è quella messa meno peggio se così si può dire perché comunque il calo potenziale si conta in un meno 8,81 per cento e cioè in un passaggio dai 197mila 59 lavoratori attuali ai 179mila 705 potenziali occupati del 2034.

Maglia nera a L'Aquila con un meno 10,89 per cento (da 178mila 318 occupati a 158mila 907). Seguono Teramo che conta un potenziale di occupati pari a 168mila 945 lavoratori a fronte degli attuali 188mila 837 (meno 10,53 per cento) Chieti con un crollo potenziale del 10,32 per cento (da 230mila 164 a 106mila 413).

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Il segretario regionale della Uil numeri che non si discostano dalla realtà perché motivi per assistere a cali così sostanziali ce ne sono. “Le ragioni che inducono a essere pessimisti per il futuro mercato del lavoro anche nella nostra regione – afferma infatti - sono riconducibili a una cronica recessione demografica, allo spopolamento delle aree interne, a un ritardo strutturale della transizione energetica e digitale, all’assenza di una seria e rigenerata politica industriale e ad una sempre più accentuata instabilità geopolitica”.

“In questo quadro di riferimento il nostro sistema produttivo a tutti i livelli rischia di subire contraccolpi spaventosi. In una regione come l’Abruzzo dove il tessuto produttivo dei vari settori è composto in larga parte da realtà micro, piccole e medie, questa situazione rischia di far perdere in modo irreversibile le sfide future sulla competitività delle nostre imprese rispetto ad un mercato nazionale ed estero in continua evoluzione”, aggiunge.

Intervenire si può, ma vanno fatte scelte chiare e immediate prosegue Lombardo. Scelte economiche che devono partire dal governo regionale e che “dovranno essere strutturali e di lungo respiro a sostegno del nostro apparato produttivo. Dalla velocità delle decisioni e dalla velocità nella messa a terra di investimenti per il nostro sistema economico e produttivo regionale dipenderà la tenuta sociale dell’Abruzzo nei prossimi decenni”

“Dalle infrastrutture a tutti i livelli a politiche industriali innovative e di sostegno, dalla spesa totale del miliardo e oltre dei Fondi strutturali europei per l’Abruzzo alla messa a terra dei fondi pnrr destinati alla nostra regione, dipenderà la crescita della regione Abruzzo – conclude -. Anche in termini di attrazione di quelle figure professionali e lavorative che aiuteranno a colmare quel gap negativo che si verrà a creare nella popolazione in età lavorativa abruzzese per le ragioni su evidenziate”.

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