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Cronaca

Pescara, Operazione "Caffè Venezia": sequestrati locali e attività in centro

Un'indagine lunga, complessa, durata tre anni, che ha portato al sequestro di beni immobili e conti correnti per 20 milioni di euro di proprietà della famiglia Granatiero, del foggiano. Sequestrati i due "Caffè Venezia" e il "Piano Terra"

Un'indagine particolarmente lunga, complessa, che ha richiesto l'impegno e l'alta professionalità della Guardia di Finanza e della Polizia di Pescara per circa tre anni, portando al sequestro di beni immobili e conti correnti per oltre 20 milioni di euro, un capitale che, secondo gli inquirenti, è stato utilizzato a fini di riciclaggio di denaro sporco, proveniente da attività criminali e delittuose.

Così il Procuratore Capo di Pescara Trifuoggi ha aperto la conferenza stampa che si è tenuta in Tribunale a Pescara per illustrare i dettagli dell'operazione "Caffè Venezia", che ha portato al sequestro di alcune note e frequentatissime attività del centro, di proprietà della famiglia pugliese (proveniente da Manfredonia) Granatiero.

Si tratta dei due Caffè Venezia di via Regina Margherita e via Venezia, la panetteria "Piglia la Puglia" di via Venezia, il ristorante pizzeria "Università della Pizza" di piazza Martiri Pennesi, il pub "Piano Terra" di corso Manthonè.

Un lavoro lungo, iniziato quando i Granatiero sono arrivati a Pescara nel 2002 investendo ingenti quantitativi di denaro per acquistare 3 locali, il Bar delle Poste di via Ravenna, il Jolly Club ed un locale a Pescara Vecchia.

Locali acquistati o ristrutturati utilizzando grosse quantità di denaro contante di provenienza non giustificata, soprattutto basandosi sulle dichiarazioni dei redditi dei componenti della famiglia.

Un fatto che ha insospettito sia la Squadra Mobile di Pescara, che si è occupata degli aspetti criminosi e relazionali dei soggetti indagati, sia la Guardia di Finanza, che con il Nucleo di Polizia Tributaria si è invece occupata degli aspetti contabili e patrimoniali.

Così, ha spiegato Trifuoggi, si è riusciti a ricostruire la rete di relazioni e di intrecci fra gli stessi Granatiero ed altre famiglie del foggiano, sempre della zona di Manfredonia.

Sequestro Caffè Venezia Pescara

Secondo gli inquirenti, i Granatiero avrebbero avuto legami con la famiglia Romito, imputata qualche anno fa per associazione a delinquere di stampo mafioso nel processo "Iscaro Saburo", che aveva legami con un altro clan malavitoso della zona, quello dei Libergolis.

In una prima fase, dal 2002 al 2005, i Granatiero si sono insediati a Pescara avviando investimenti con l'apporto di capitali dei soci e grazie ad istituti di credito.

Subito dopo, dal 2005 al 2008, hanno fatto ricorso al credito bancario, grazie al quale le società da loro gestite ottenevano mutui per oltre 2,5 milioni di euro, con la sperimentazione di vari artifizi contabili per occultare le ingenti entrate di denaro e le uscite estranee alle attività economiche.

Infine dal 2008 ad oggi hanno creato soggetti economici diversi da quelli usati per la richiesta di credito presso le banche, per produrre ricavi e canalizzarli verso le aziende più esposte con le banche.

Il Questore Passamonti ha sottolineato la difficoltà nelle indagini ed ha ringraziato la Guardia di Finanza di Pescara per il contributo essenziale e cruciale nelle indagini. Anche il Pm Varone, titolare dell'inchiesta, ha sottolineato come la collaborazione fra diverse forze dell'Ordine possa portare a risultati importanti.

Va sottolineato come i locali sequestrati non siano stati chiusi: le attività infatti resteranno aperte e saranno gestite in questa fase transitoria dall'amministratore giudiziario, salvando dunque i posti di lavoro dei dipendenti.

Questa mattina, con l'ausilio di 36 finanzieri e 32 poliziotti, sono stati eseguiti i sequestri dei locali: il Caffè Venezia di via Regina Margherita, in particolare, era già affollato da alcuni clienti, che sono stati fatti uscire dalle Forze dell'Ordine.

SEQUESTRO CAFFE' VENEZIA: IL VIDEO

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