rotate-mobile
Cronaca

Inchiesta Rifiuti Abruzzo: i fatti contestati agli indagati

Secondo l'accusa, l'indagine ruoterebbe attorno alla realizzazione di un impianto di termoessiccazione di rifiuti nei pressi di Teramo, su un terreno della società Team, della quale Venturoni era presidente

Secondo l'accusa, l'indagine ruoterebbe attorno alla realizzazione di un impianto di termoessiccazione di rifiuti a Carapollo, nei pressi di Teramo, su un terreno della società Team.

Le accuse riferite all'assessore Venturoni riguardano la sua posizione di presidente del Consiglio d'Amministrazione della Team Spa, che si occupa della gestione dei servizi ambientali per il Comune di Teramo.

Secondo la Procura, Venturoni, assieme ai Di Zio (amministratore e presidente del Cda Deco), avrebbe attuato un piano per favorire la Deco, assegnandole l'appalto per la costruzione di un termovalorizzatore senza indire la gara d'appalto.

Venturoni si sarebbe appropriato del progetto per la costruzione dell'impianto (presentato dalla Team Spa alla Regione Abruzzo) per attribuirlo alla Deco, dietro pagamento forfettario dei costi di realizzazione del progetto (76mila euro).

Di Zio, inoltre, dal 2006 al 2009, avrebbe elargito a tale scopo denaro dopo che Venturoni avrebbe messo a disposizione la Team per riuscire ad assegnarli l'appalto senza la gara d'appalto.

L'indagine ha utilizzato intercettazioni telefoniche. Inoltre, secondo i Pm pescaresi, ci sarebbe anche un giro di soldi e tangenti ai politici, in particolare con presunte somme chieste ed ottenute dai senatori Tancredi e Di Stefano dai Di Zio per alcuni candidati alle elezioni comunali del 2009. La Deco, inoltre, non avrebbe fatto pagare l'affitto per alcuni mesi alla Pdl della sede regionale, di proprietà della società. Di Stefano avrebbe chiesto e ricevuto 20 mila euro da Di Zio con due bonifici al candidato al parlamento europeo Rivellini, che avrebbe girato poi 5 mila euro allo stesso Di Stefano.

I Di Zio avrebbero promesso a Di Stefano aiuti economici ed elettorali nel futuro, in modo da consolidare la posizione di potere e prestigio di Di Stefano all'interno del partito. Il senatore avrebbe infine fatto pressioni sull'assessore Stati per commissariare la discarica di Lanciano di proprietà di La Morgia, per esautorare il presidente ed evitare la realizzazione di un impianto di biocompostaggio dei rifiuti che avrebbe potuto svantaggiare e nuocere ai Di Zio, favorendo anche la realizzazione di un inceneritore grazie alla modifica della legge regionale 45/2007.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Inchiesta Rifiuti Abruzzo: i fatti contestati agli indagati

IlPescara è in caricamento