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Martedì, 30 Aprile 2024
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Lo scrittore pescarese Luigi Lazzaro presenta il suo nuovo libro al premio letterario Flaiano

Il libro, tiene a precisare l’autore, non è una semplice versione in prosa della tragedia dannunziana in versi “La figlia di Iorio”, anche se certamente ad essa ispirato

“Storia di Aligi e Mila” è il titolo del nuovo libro dello scrittore pescarese Luigi Lazzaro, che la casa editrice romana Progetto Cultura ha candidato al premio Letterario Flaiano.

Dopo i successi di “Adelchi” (Leone editore), vincitore, tra gli altri, della XXXVI edizione del Premio Cava de’ Tirreni, l’autore pescarese Luigi Lazzaro presenta il suo settimo libro liberamente ispirato alla tragedia dannunziana in versi La Figlia di Iorio.

 “Storia di Aligi e Mila” (prefazione di Giancarlo Giuliani) «non è semplicemente una versione in prosa dell’opera di Gabriele D’Annunzio» dice l’autore «ma un tentativo di presentare i vari personaggi in una dimensione che approfondisca la loro misura umana dando loro una personalità che la struttura intrinseca della tragedia in versi per forza di cose non permette di rappresentare».

I personaggi principali di questa storia, Aligi e Mila, sono presentati sotto una luce più moderna: Aligi, un debole, un irrisolto vittima di un padre padrone e di una madre asfissiante è preda degli stupefacenti e di una vita debosciata mentre Mila, prostituta magara e seducente, porta con sé il segno della colpa e della diversità che la renderà vittima sacrificale di una società patriarcale e maschilista.

A un certo punto, parlando con Anna Onna, Mila dice: «Tutti dicono “Mila la zingara è una puttana. Mila di Codra è una strega” ma nessuno si chiede mai perché Mila di Codra è puttana e strega.»

Questa domanda di Mila rappresenta un atto di accusa contro una società che ancora oggi troppo spesso considera la donna una mera proprietà maschile.

Il romanzo è ambientato in un futuro distopico, conseguenza di una catastrofe nucleare a seguito della quale è venuto a modificarsi il contesto sociale preesistente. All’interno di questa nuova realtà dominano droga, magia e antichi rituali mentre il potere civile e sociale è detenuto da gruppi di clan come nell’epoca arcaica e senza tempo della tragedia dannunziana.

Il libro, tiene a precisare l’autore, non è una semplice versione in prosa della tragedia dannunziana in versi “La figlia di Iorio”, anche se certamente ad essa ispirato. Nel corso degli anni La Figlia di Iorio ha subito vari adattamenti cinematografici e teatrali, oltre che due versioni in vernacolo abruzzese. Nonostante questa ricchezza di adattamenti, «ogni qual volta mi accingevo a lavorare sulla mia personale interpretazione della tragedia dannunziana, venivo colto da un profondo timore reverenziale, che ha fatto sì che “Storia di Aligi e Mila” abbia subito un lungo periodo di gestazione, oltre sette anni. Ogni qualvolta mi ci riavvicinavo per riprendere la scrittura venivo assalito dal timore di star commettendo un sacrilegio ma poi pensando alle innumerevoli reinterpretazioni di varie opere immortali quali, tanto per citare un autore, Shakespeare, mi son fatto coraggio e sono andato avanti.»

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