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Lunedì, 29 Aprile 2024
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L'interesse pubblico e quello privato: il primo nell'ex area Di Bartolomeo sembra essere stato sacrificato

La riflessione sul progetto che sembra ormai essersi definito l'abbiamo fatta con il dipartimento di architettura che torna a chiedersi dove siano finiti spazi pubblici e verde a fronte di un legittimo interesse privato

Con il via libera allo studentato l'area ex di Bartolometo cambierà definitivamente volto, ma sul progetto il dibattito si riaccende viste le modifiche di cui è stato oggetto. La riflessione l'abbiamo fatta con il dipartimento di Architettura dell'università d'Annunzio per uno spazio su cui il grande interrogativo sorto già quando il progetto fu presentato ha riguardato quale beneficio avrebbe portato proprio all'ateneo.

Se il privato fa il privato e dunque sul progetto in sé c'è poco da eccepire, è sulle modifiche apportate che ci si interroga laddove il progetto, oggetto di convenzione con il Comune, ha visto sostanzialmente sparire gli spazi verdi relegati ad aiuole e che potevano essere invece pensati nell'ottica della fruibilità per studenti e cittadini o comunque la piazza di cui inizialmente si parlava per fare spazio a un nuovo supermercato, sottolinea chi parla con IlPescara. Di pubblico, a conti fatti, resterebbero alcuni parcheggi,  la nuova viabilità con l'ampliamento dell'asse di collegamento tra viale Pindaro e viale Marconi e le aiuole che lo costeggiano.

Di poghi giorni fa il permesso a costruire il nuovo studentato anch'esso oggetto di modifiche nel tempo. Inizialmente infatti doveva essere di otto piani (25 metri). Ora dovrebbe arrivare a circa 45 metri per 45 metri per ragioni spiegate dalla delibera di giunta del 28 settembre 2021. Una modifica necessaria e fatta, si legge nella relazione, “per garantire lo spazio per i parcheggi inerenti la costruzione in quanto non è stato possibile realizzare parcheggi interrati per il Psda (Piano stralcio difesa alluvioni)”. “Per questo – si legge ancora - si chiede la modifica della altezza prevista attualmente di 25 metri per portarla a 44,40 metri”. Insomma si passa da 8 a 15 piani.

Può o non può piacere, ma il punto cardine è nel fatto che il progetto è oggetto di una convenzione fatta con il Comune e proprio sulla questione “interesse pubblico” che si è incentrata la riflessione che abbiamo cercato di fare con l'attuale direttore del dipartimento di Architettura, Paolo Fusero, con il professor Lorenzo Pignatti, ex direttore di dipartimento e che sull'area ex di Bartolomeo ha tenuto una Summer School con gli studenti elaborando diversi progetti, e con il professore di Urbanistica, Piero Rovigatti. Il permesso a costruire è stato dato, ma sul progetto esecutivo si sa poco a oggi ed è dunque su quel che si sa che abbiamo cercato di aprire la riflessione.

A quel progetto, è bene ricordarlo e basta sfogliare i giornali del tempo per averne contezza, l'università disse “sì”, ma il dipartimento sollevò sin da subito perplessità messe poi nere su bianco nel 2021 con un convegno in cui anche di quello si parlò in un confronto aperto di tutte le parti coinvolte. Ognuno ha portato le sue ragioni, ma ci si è sempre chiesti se per l'area del comprensorio 6.03 del piano regolatore generale (qui la scheda) di fatto non ci si trovasse di fronte ad una evidente variante del piano regolatore generale vista la riduzione della della superficie destinata al pubblico.

Fu proprio Rovigatti in quell'occasione ricorda lui stesso, a invitare opposizioni politiche e associazioni a fare le loro osservazioni a quel progetto che passava solo per la giunta e non per il consiglio comunale. Un appello rimasto inascoltato per cui ora che è cosa fatta e recriminare, nel caso accedesse, potrebbe risultare un po' stonato.

Dove sono finiti gli spazi pubblici e il verde?

Su una cosa il coro è unanime: il coinvolgimento dell'università che obbligatorio non era, è comunque mancato e dispiace in una città che un'università ce l'ha e che ha anche un dipartimento di architettura che di progetti ne fa e ne ha fatti. Il privato fa il privato, lo ribadiamo, ma forse, questo ciò che si rileva, il pubblico avrebbe potuto chiedere di apportare modifiche differenti a quel progetto rispetto a quelle arrivate che “relegano” in un angolo lo studentato diventato una torre che svetterà sulla città e a quanto pare senza spazi verdi fruibili e con il supermercato, che pure nel progetto iniziale non sarebbe stato affatto previsto, che sembra assumere un ruolo decisamente centrale.

Il privato è libero di fare la sua proposta progettuale e alla pubblica amministrazione spetta il compito di verificare la rispondenza alle normative vigenti” e su questo, afferma il direttore Fusero non c'è molto da dire. Sebbene l'università non abbia voce in capitolo “non posso però negare che mi dispiace che tutto il bagaglio di idee che il nostro dipartimento e quello di Ingegneria e geologia hanno elaborato negli anni su queste aree attraverso Summer School, esercitazioni progettuali degli studenti, tesi di laurea, ricerche applicate, non abbia lasciato traccia”.

“Credo fortemente nel ruolo di stimolo culturale e di supporto scientifico che l’università può avere nei confronti dei territori di appartenenza - aggiunge -. La nostra missione deve essere quella di portare fuori dalle aule universitarie temi importanti come il consumo di suolo, la rigenerazione urbana, l’ecodesign, le peculiarità storiche, paesaggistiche e sociali, e come in questo caso, fare riflettere sulla scala dei valori di una buona progettazione urbana: prima si progetta la spina dorsale degli spazi di relazione, del verde, della mobilità sostenibile l’interesse pubblico e poi, di conseguenza, si progettano gli edifici l’interesse privato”. Questo quello che in sostanza non sembra essere accaduto e dubbi restano anche sullo studentato di fatto privato.

Rovigatti e Pignatti si chiedono quanti potranno davvero permetterselo un appartamento nel nuovo studentato seppur a prezzi calmierati visto che il momento storico e difficile e mantenersi fuori sede sempre più complesso. Si poteva coinvolgere l'Adsu? Lo si farà? L'università stessa deciderà di entrare nel progetto e se sì in che termini? Tutto da vedere. Quel che sembra emergere però è che a fronte di evidenti variazioni rispetto al progetto iniziale pur legittime, a essere stato sacrificato sia stato proprio “l'interesse pubblico” con una possibile ulteriore aggravante: il carico di traffico che si teme il supermercato che avrebbe in sostanza sostituito la piazza che ci si auspicava sorgesse, porterà. Un carico che andrebbe in contraddizione, fa notare Rovigatti, con l'idea progettuale di viale Marconi sempre difesa dall'amministrazione proprio perché pensata, questo ha sempre detto, nell'ottica della sostenibilità.

Fusero è chiaro. “Non condivido l'impostazione del progetto assunta. Non è un giudizio sulla qualità architettonica del progetto, firmato da un collega che non conosco, ma che ha tutto il mio rispetto”, cosa questa condivisa anche dai colleghi. “Io discuto a monte le precondizioni tecniche e funzionali che sono state poste alla base di quel progetto. Gli infiniti esercizi progettuali che abbiamo fatto fare ai nostri studenti in questi anni, pur presentando una gamma di soluzioni molto diversificata, avevano tutte un filo conduttore, un assioma: creare un sistema di relazioni pedonali, ciclabili, di spazi pubblici e di verde tra il Polo universitario e il mare passando attraverso le aree Di Bartolomeo, la zona stadio e la pineta dannunziana”.

“Il progetto che vedo pubblicato sui giornali locali, queste come ho detto (sono al momento sono le mie fonti di informazione per cui sono disposto a ricredermi qualora il progetto esecutivo fosse diverso), attraverso cosa attua questo importante compito di connessione tra università, stadio, pineta e mare? Attraverso il parcheggio di un supermercato. E il carico insediativo? E il verde? E la connessione pedonale e ciclabile? E gli spazi di aggregazione? Le piazze? Mi pare che tutti questi elementi siano stati relegati ad un ruolo ed una localizzazione residuale”.
 

Nell'equilibrio pubblico-privato l'università può avere un ruolo fondamentale 

Di quei progetti con gli studenti della Summer School si è occupato proprio il professor Pignatti. Progetti pensati nell'ottica dell'interesse pubblico ovviamente e che, nel caso, avrebbero poi dovuto collidere con l'idea del privato. Un'idea generale, quella emersa, in cui si pensava alla presenza di alloggi pubblici e spazi pubblici che non ci sarebbero, almeno per quel che si sa, intorno allo studentato ad esempio dimenticando, sottolinea, che uno studente non vive solo nella sua cameretta. Insomma la realtà commerciale per tutti era qualcosa di evitabile. "Far sì che si trovi un punto di equilibrio ta pubblico e privato è una cosa importantissima ed è quello che noi facciamo come lavoro. Siamo consapevoli che alcune aree siano private, ma forse servirebbe anche un'imprenditoria capace di guardare con lungimiranza alla questione pubblica. Ci sono tanti esempi in giro per l'Europa di progetti privati in cui lo spazio viene messo in relazione con il pubblico. I progetti della Summer School - ricorda – li abbiamo anche presentato in Comune alla presenza anche degli imprenditori e ci sono stati fatti tanti complimenti”, ma tutto alla fine si è chiuso con una stretta di mano. 

Un nuovo percorso però ci si auspica si possa intraprendere anche in termini di compartecipazione come sta avvenendo, va sottolineato, per la via Verde retrostante viale Pindaro il cui progetto è stato realizzato proprio dagli studenti di architettura, aveva avuto modo di sottolineare il nuovo rettore Liborio Stuppia al momento dell'inaugurazione del cantiere. Lì si dovrebbe concentrare il nuovo campus universitario con quell'idea per ora rimasta solo su carta, di inglobare anche la caserma dei vigili del fuoco quando al corpo sarà finalmente data una nuova sede.

Fusero si dice certo che con il rettore “riusciremo finalmente ad avviare una riflessione sull’ampliamento delle strutture universitarie pescaresi che ci porterà a realizzare all’interno del suo mandato il 'nuovo campus di Pescara'. La mia posizione al riguardo penso sia chiara a tutti, sono anni che la ripeto: concentrare le strutture universitarie su viale Pindaro e sulle aree di nostra proprietà acquisite allo scopo in questi anni (quelle sul retro, verso via Tirino), rimane la migliore strategia dal punto di vista urbanistico per valorizzare la nostra università e la nostra città, senza più farci distrarre come in passato da altre ipotesi e altre localizzazioni che prese singolarmente possono anche apparire allettanti, ma che non rientrano in una visione complessiva, nell’idea di città universitaria che vogliamo perseguire”, conclude ribadendo, è facile dedurlo, quel no al trasferimento nell'ex Cofa che ha sempre rimarcato.

Insomma, il privato fa il privato e mette a terra il suo progetto. È a chi si occupa di interesse pubblico che si chiede, in sostanza, se si pensa che nell'area dell'ex di Bartolometo questo sia stato o meno soddisfatto.

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