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Martedì, 30 Aprile 2024
Politica

D'Alfonso (Pd) controreplica a Di Pasquale (Fi) sull'ex galoppatoio: "Fatta una ricostruzione incompleta"

Il deputato del Pd, Luciano D'Alfonso, risponde al consigliere comunale Alessio Di Pasquale, in merito all'acquisizione da parte del Comune dell'ex galoppatoio

Arriva la controreplica al consigliere comunale di Pescara Alessio Di Pasquale (Forza Italia) da parte del deputato del Pd, Luciano D'Alfonso.
L'argomento in questione è quello relativo all'acquisizione dell'ex galoppatoio che sarà trasformato in un parco fruibile.

Parliamo dell'area verde posta all'angolo tra via D'Avalos e viale della Pineta.

«Alessio Di Pasquale», dice D'Alfonso, «si distingue in una maggioranza consiliare di centrodestra che sembra aver fatto voto di silenzio (oltre a quello più inconsueto di cecità) per intervenire periodicamente con badiale ampiezza a difesa di questa o di quella topica di Masci e dei suoi volenterosi comunicatori. Apprezzo la generosità con cui si espone, ma non posso fare a meno di precisare alcuni elementi che sfuggono alla sua ricostruzione al solito modulata sullo schema “noi l’abbiamo fatto, gli altri no” che sembra quasi presupporre che la storia del bene e del bello qui in riva all’Adriatico sia nata solo nel 2019. La mia amministrazione non effettuò l’esproprio dell’area dell’ex galoppatoio poiché per poterlo fare occorreva che fosse definita la ragione giuridica di quel suolo che intervenne solo a seguito di sentenze del Tar e del Consiglio di Stato (2011), che da ultimo confermò la legittimità della decisione da noi assunta di revocare un condono avviato dal centrodestra che governava sino al giugno del 2003 e che avrebbe permesso di edificare in quell’area. Quel condono sventurato venne revocato da noi anche grazie alla professionalità dell’indimenticato notaio Gianni Bulferi, che mise a disposizione la sua indiscutibile competenza professionale e passione civile. In attesa che si definisse il percorso della giustizia amministrativa invocata da chi aveva subìto il nostro implacabile provvedimento che rendeva inedificabile quel suolo, non era possibile effettuare l’esproprio, come è ovvio.

Poi D'Alfonso prosegue: «Con un contenzioso in itinere, l’intervento forzoso del Comune avrebbe assunto la forma di un atto alla Erdogan che avrebbe messo in pericolo la procedura, anche perché si sarebbe evidenziata una condotta contraddittoria del Comune, che prima della nostra amministrazione aveva permesso il condono furtivamente, e poi lo aveva revocato quando con noi erano tornate in auge la consapevolezza e la tutela dell’interesse pubblico in relazione ai beni intangibili della città. L’esproprio oneroso si poteva anche ovviare se il Comune avesse partecipato alla gara di vendita quando Masci era potentissimo assessore e delfino designato per subentrare nello scranno sindacale, impresa che poi venne mancata nelle elezioni del 2003. In questo modo abbiamo fatto noi, invece, in relazione a un altro terreno strategico denominato ex Monopoli, prevalendo anche lì nei confronti di un privato molto più forte e convincente del privato albergatore di cui si scrive per l’ex galoppatoio. A questo proposito non posso fare a meno di osservare che persino in questo caso c’è stata un’incapacità di chi oggi amministra la città, visto che il solo tentativo fatto da Masci & co. per quell’area preziosa in cui oggi sorge il parco dello Sport è stato quello di affidarlo a privati, fallendo persino in tale poco oculato tentativo. Con tutto l’affetto per il buon Di Pasquale, conviene che egli indirizzi meglio la sua non trascurabile generosità, magari in primo luogo a vantaggio della consapevolezza comune sull’operato del Comune di Pescara nel corso del tempo e delle amministrazioni».

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