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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Reggio Emilia cancella via d’Annunzio, Foschi attacca il Comune: "Iniziativa assurda e sconcertante"

Il consigliere ha inviato una lettera al sindaco Masci, al presidente del Vittoriale Guerri e al presidente del consiglio comunale Antonelli chiedendo di protestare con il Comune emiliano

Il consigliere comunale Armando Foschi ha inviato una lettera di proteste al sindaco Carlo Masci, al presidente del Vittoriale Giordano Bruno Guerri e, per conoscenza, al presidente del consiglio comunale Marcello Antonelli, in cui segnala che “Reggio Emilia cancella il nome e la figura di Gabriele d’Annunzio dalla toponomastica cittadina. È l’iniziativa assurda, incredibile, sconcertante, assunta dal Comune emiliano in occasione del 25 aprile scorso, quando, rimossa la segnaletica indicante ‘via d’Annunzio’, l’ha sostituita con via Srecko Kosovel, ossia la strada è stata intitolata a un ‘poeta sloveno che ha resistito all’italianizzazione forzata’. Ritengo tale iniziativa non solo offensiva nei confronti della dignità del Vate d’Italia, ma uno schiaffo alla città di Pescara e all’Abruzzo, oltre a testimoniare una profonda ‘non conoscenza’ della storia e della cultura del Paese da parte delle istituzioni emiliane”.

Per tale ragione oggi Foschi ha segnalato al sindaco Masci quello che definisce "un incidente istituzionale", chiedendo al primo cittadino del capoluogo adriatico "di rappresentare il nostro profondo disappunto e il nostro biasimo al sindaco di Reggio Emilia, inviandogli come cortese omaggio una copia della Carta del Carnaro in modo da scoprire chi fosse realmente d’Annunzio".

L'intitolazione di via d'Annunzio a Srecko Kosovel, spiega Foschi, “è stata assunta in una data simbolica con il fine di ‘promuovere una coscienza antifascista, antirazzista e femminista’, eliminando d’Annunzio, ‘il poeta che esaltava la guerra’, per portare alla ribalta il nome di un poeta che ha dato il nome a ‘una brigata partigiana in un’epoca nella quale la letteratura era bandita’. Poche, confuse e istituzionalmente imbarazzanti parole che evidentemente mirano a promuovere una nuova ondata di revisionismo storico che semplicemente offende la Città che ha dato i natali a uno dei simboli letterari non di Pescara o dell’Abruzzo, ma dell’intero Paese”.

Secondo Foschi, "bollare d’Annunzio come il ‘poeta che esaltava la guerra’, o come simbolo del fascismo, del razzismo e dell’antifemminismo è culturalmente sbalorditivo, oltre a testimoniare l’assenza di conoscenza da parte delle Istituzioni della città di Reggio Emilia. Significa non conoscere il Poeta d’Annunzio, il Militare, il Drammaturgo, lo Storico, il Pubblicitario, lo Sportivo che ha addirittura inventato lo Scudetto, significa non sapere che mai d’Annunzio prese la tessera del partito fascista, significa non conoscere la sua netta opposizione al regime di Hitler, significa non conoscere l’autore del Volo su Vienna, né l’impresa di Fiume, significa non conoscere, ma soprattutto non aver mai letto neanche una riga della Carta del Carnaro, la prima Carta Costituzionale che riconobbe il principio di parità civile e politica tra uomo e donna".

Foschi invita dunque Masci a "farsi portavoce dello sdegno della Città e delle istituzioni di Pescara nei confronti del sindaco di Reggio Emilia, chiedendo l’immediata rettifica delle motivazioni che hanno determinato l’arbitraria e ingiustificabile, oltre che ingiustificata, modifica della toponomastica cittadina, invitandolo, peraltro, a ripristinare via d’Annunzio e individuando un’altra strada da dedicare, eventualmente, a Kosovel. Non penso che un’iniziativa culturalmente, storicamente, istituzionalmente, tanto grave, possa passare sotto silenzio, ma ritengo necessario che la Città di Pescara che ha avuto l’onore e il privilegio di dare i natali al Vate, debba difendere l’immagine, il nome, la dignità di uno dei suoi figli più nobili".

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