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Sabato, 27 Aprile 2024
Politica

Caro pedaggi A24-A25, il senatore D'Alfonso protesta con i sindaci di Abruzzo e Lazio

Il senatore chiede di impugnare davanti al Tar la delibera Cipe che prevede un miliardo di euro l'anno in favore di Autostrade per l'Italia: "Come se alla controparte di un contratto di locazione si garantisse assurdamente l'ammontare 'minimo' dell'affitto"

Aderisce anche il senatore abruzzese e presidente della commissione finanze e tesoro del senato Luciano D'Alfonso, alla protesta dei sindaci di Abruzzo e Lazio contro il caro pedaggi per l'autostrada A24-A25. Sindaci che proprio questa mattina, insieme ai cittadini, terranno un sit-in per chiedere lo stop degli aumenti che arriveranno al 400% e, contemporaneamente, sicurezza sul tratto autostradale. “E' assolutamente necessario - dichiara D'Alfonso - arrivare ad una discussione frontale con il ministero delle infrastrutture e trasporti per chiedere e ottenere la ridiscussione totale degli impianti contrattuali del 2001. Purtroppo tutto dipende da quella pagina sbagliata scritta nel 2001 con la gara d'appalto, che ha fatto in modo che il ripagamento del funzionamento dell'autostrada gravasse interamente sulle spalle degli utenti”.

“Non può più essere da sola la tariffa a pagare l'intero dei lavori di manutenzione di un'autostrada di montagna onerosissima - sottolinea il senatore -. C'è bisogno di determinare un nuovo strumento contrattuale a tutela degli utenti che sappia trasferire un pezzo dell'onere di questa autostrada sulla finanza pubblica. Ma vi è anche l'altro grave fardello, in grado di far crescere all'infinito i pedaggi, costituito dalla nota delibera Cipe che ha previsto, a monte, la garanzia che i dividendi di risulta della gestione di Autostrade per l'Italia debbano essere di un miliardo di euro l'anno: come se alla controparte di un contratto di locazione si garantisse assurdamente l'ammontare 'minimo' dell'affitto indipendentemente dal numero dei metri quadri. Ribadisco - conclude D'Alfonso - che questa sbagliatissima delibera Cipe va assolutamente impugnata dinanzi al Tar del Lazio”.

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