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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Appennini senza neve, a rischio la stagione turistica e le Regioni si appellano al governo: "Serve un piano straordinario"

Dopo i lockdown la mancanza della neve rischia di gettare nella disperazione il settore, raccolte le voci dei territori compresa quella dell'Abruzzo, il presidente dell'Emilia Romagna Bonaccini lancia l'allarme e chiede un incontro urgente al ministro Santanchè

Non parte bene la stagione invernale per la montagna: l'Appennino è senza neve e lo sono quindi anche le montagne abruzzesi. Una situazione difficile e a lanciare l'allarme sono le Regioni che ora chiedono al ministro del turismo Daniela Santanchè un incontro urgente.

Ad avanzare la richiesta, dopo aver ascoltato gli assessori regionali dell'Abruzzo Daniele D'Amario, e quello della Toscana Leonardo Marras, sono stati il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini e quello al turismo dell'ente cui fa capo Andrea Corsini.

Temperature troppo alte da quindici giorni, complici i cambiamenti climatici, rischiano di mettere in ginocchio l'economia di interi territori soprattutto quelli che si reggono sulla sciatore sciistica. Problemi che ricadono inevitabilmente su alberghi, impianti e non ultimo sul lavoro dei maestri di sci.

“Le Regioni - affermano Bonaccini e Corsini - non possono essere lasciate da sole. Occorre un piano straordinario per far fronte a una situazione altrettanto straordinaria. I nostri operatori dell’Appennino bianco dopo le stagioni cancellate dal covid, oggi sono alle prese con un altro momento nero che sta cancellando gran parte degli incassi dell’inverno con effetti che rischiano di essere irreversibili”.

Per risollevare un comparto in ginocchio, precisano quindi presidente e assessore, “dobbiamo puntare su tre leve: investimenti, mutui e liquidità. Bisogna che il governo intervenga in primo luogo con risorse fresche per compensare, almeno in parte, i danni prodotti da questa anomalia climatica e poi con provvedimenti per posticipare i mutui e dare così sollievo immediato agli operatori e infine con aiuti per la sostituzione dei vecchi impianti di innevamento con quelli di ultima generazione che permettono di mantenere la neve artificiale anche a temperature più elevate”.

Un intervento che deve essere promosso per tutta la montagna appenninica, sottolineano i due. Montagna che, concludono Bonaccini e Corsini “possiamo immaginare sarà sempre più esposta agli effetti del cambiamento climatico. Dobbiamo puntare anche sulla tecnologia per cercare di mettere gli operatori nelle condizioni di resistere e di non essere costretti ad abbandonare le nostre montagne di cui sono un presidio importante”.

Non va dimenticato che proprio la montagna è quella che ha sofferto di più i lockdown del periodo covid con una stagione completamente saltata e una che sembrava poter segnare una ripresa che, allo stato attuale, la mancanza di neve sta nuovamente frenando.

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