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Marsilio scrive ai ministri dopo la diffida: "L'uscita dalla zona rossa era prevista il 20 dicembre, nessuna risposta a nostre richieste"

Marsilio tiene a precisare di non voler alimentare uno scontro con il governo nazionale ma di solo di voler riportare la regione a un livello di restrizioni inferiori dal 9 dicembre dopo 21 giorni di zona rossa

Il presidente della giunta regionale abruzzese, Marco Marsilio, ha scritto una lettera ai ministri Roberto Speranza e Francesco Boccia dopo la diffida per la scelta di firmare l'ordinanza con la quale l'Abruzzo è rientrato in zona arancione.
Marsilio tiene a precisare di non voler alimentare uno scontro con il governo nazionale ma di solo di voler riportare la regione a un livello di restrizioni inferiori dal 9 dicembre dopo 21 giorni di zona rossa.

Nella missiva, Marsilio torna a sottolineare «l'incongruenza che emerge dal combinato disposto dall'articolo 24 del decreto legge 157/2020 articolo 3 comma 3 e del Dpcm comma 3", riguardo alla durata della zona rossa.

«Ora, gli uffici ministeriali», si legge nella lettera, «applicando pedissequamente le citate disposizioni, escludono di fatto ogni possibilità che le misure di contenimento del contagio in una zona rossa siano applicate solo per due settimane, se solo si pensi che dal girono dell'emanazione dell'ordinanza che decreta l'individuazione di una Regione in un determinato scenario deve passare circa una settimana per verificare l'andamento della situazione epidemiologica in conseguenza dell'adozione delle misure restrittive e tenuto conto del fatto che da quel momento, qualora sia stato riscontrato un miglioramento devono passare 14 giorni: mi sembra evidente che non abbia molto senso determinare la durata minima dell'efficacia delle suddette ordinanze in 15 giorni, se poi tecnicamente il ministero della Salute richiede per l'applicazione di questo meccanismo un lasso di tempo non inferiore ai 21 giorni».

Marsilio sottolinea quindi di aver deciso di firmare l'ordinanza anche per dare una risposta «all'ulteriore esigenza di ordine pubblico correlata alle gravi conseguenze economiche derivanti dal fermo produttivo, a livello regionale, delle realtà industriali e commerciali in un periodo cruciale come quello attuale. Ho inteso così contemperare l'esigenza di salvaguardare il bene primario della salute delle persone con quella di garantire la tenuta sociale ed economica del territorio».
Il governatore ricorda ancora una volta, parlando di «senso di responsabilità», quanto fatto dall'Abruzzo avviando anche lo screening a tappeto in corso all'Aquila e si dice sì disposto a riesaminare l'ordinanza, ma solo se i ministeri si diranno disponibili «a riconsiderare i termini contenuti nell'ordinanza del 5 dicembre al fine di assicurarne gli effetti dall'8 dicembre», ovvero oggi.

Marsilio inoltre ripercorre l'iter che l'ha portato alla decisione di emettere l'ordinanza 106, sottolineando che «tale decisione è stata determinata, da un lato, dalla mancanza di qualsiasi riscontro alle richieste formulate da questa regione volte a investire della questione, con ogni possibile urgenza, la cabina di regia, al fine di avvalersi della deroga prevista dall'articolo 24 del Dl numero 157/2020, così determinando il passaggio della regione a un livello di rischio inferiore; e dall'altro, dall'emanazione dell'ordinanza ministeriale del 5 dicembre, che, addirittura, prevedeva per l'Abruzzo l'applicazione della misure restrittive della zona rossa fino al 20 dicembre. «L'applicazione letterale delle norme vigenti determinerebbe infatti per l'Abruzzo», prosegue Marsilio, «un trattamento che si protrarrebbe per un periodo ben più lungo dei 21 giorni, in considerazione del fatto che la nuova classificazione non potrà che avvenire prima di venerdì 11, con la conseguente produzione degli effetti dell'ordinanza ministeriale solo nei primi giorni della settimana successiva, e quindi ben oltre la consumazione dell'intero periodo normativamente previsto per la declassificazione».

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