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Cronaca

L'uomo che ha sparato all'orsa Amarena: "Era nella mia proprietà, non volevo ucciderla"

Queste le prime parole che l'uomo di San Benedetto dei Marsi avrebbe detto ai guardiaparco e ai carabinieri che hanno sequestrato le armi in suo possesso

Avrebbe sparato all'orsa perché l'ha trovata nella sua proprietà, ma non voleva ucciderla.
Questo, come riporta l'agenzia LaPresse, quanto avrebbe dichiarato l'uomo fermato dai guardia parco per l'uccisione dell'orsa Amarena a San Benedetto dei Marsi.

L'uomo avrebbe spiegato ai carabinieri della Marsica il suo gesto in questo modo e avrebbe dunque ammesso di aver sparato ad Amarena tra le orse più prolifere di quelle presenti nel Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise.

Suo fu il parto di 4 gemelli tra cui anche l'orso Carrito, conosciuto in tutta Italia per le sue scorribande, morto investito a gennaio scorso sulla strada statale 17 in Alto Sangro. L'orsa, a quanto pare con radiocollare, sembra non aver mai recato fastidio alle comunità dell'area protetta che frequentava da sempre essendo un orso "confidente" ovvero un animale che si avvicina all'uomo senza problemi e ne prende anche il cibo. In questo periodo, spiegano gli esperti, gli orsi si preparano all'inverno e vanno alla ricerca spasmodica di cibo. Nella storia dell'orso bruno marsicano, specie a rischio estinzione, di cui rimangono poco più di una cinquantina di esemplari, non è da dimenticare l'uccisione a fucilate a Pettorano sul Gizio, sempre nell'Aquilano, di un altro orso avvenuta a settembre 2014. L'uomo accusato di aver sparato all'animale fu processato e assolto in primo grado e il ricorso in secondo grado nel procedimento non fu ammesso. L'uomo comunque fu condannato al risarcimento del danno ai vari enti che si occupano di fauna selvatica e ambiente e che si costituirono parte civile nel processo penale che si svolse nel tribunale di Sulmona.

Il sequestro delle armi

In seguito dell'uccisione dell'orsa Amarena i carabinieri della Compagnia di Avezzano, insieme a quelli della specialità forestale del gruppo dell'Aquila, sono intervenuti nell'immediatezza per ricostruire in breve l'accaduto riuscendo a individuare il presunto responsabile, un 56enne del luogo. Il sistema di sicurezza, in atto per la salvaguardia degli orsi marsicani, messo in campo dai carabinieri e dal personale del parco è scattato alla percezione del colpo di fucile da caccia legalmente detenuto da chi, sciaguratamente, ha utilizzato l'arma dopo aver notato la presenza del plantigrado all'interno del giardino di casa. L'intervento effettuato dai militari dell'Arma, già in pattugliamento nella zona, ha fatto rilevare un macabro scenario in cui l'animale era rimasto a terra ormai esanime. I militari hanno proceduto al sequestro della carcassa presa in consegna dal servizio veterinario del Parco Nazionale d'Abruzzo. Altri elementi di riscontro all'accaduto sono arrivati dal successivo sequestro dell'arma incriminata, del bossolo espulso e di altre armi possedute dal presunto responsabile che dovrà rispondere del delitto di uccisione di animali e della contravvenzione di abbattimento di un esemplare di orso. Le operazioni svolte dagli investigatori dell'Arma hanno, comunque, arginato epiloghi più gravi di quanto verificatosi in considerazione che l'orsa Amarena era in compagnia dei suoi 2 cuccioli, sfuggiti alla minaccia delle armi. I fatti delittuosi sono stati riportati alla procura della Repubblica di Avezzano il fascicolo d'inchiesta è affidato al procuratore Maurizia Maria Cerrato che sta coordinando le indagini nei confronti del 56enne, unico iscritto nel registro degli indagati. Proseguono gli accertamenti con previsione di ulteriori sviluppi.

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