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Cronaca

Inchiesta in Comune, sospesi i due collaboratori del dirigente Trisi: oltre alla droga usavano per fini privati le auto di servizio

Sospensione dall’esercizio di un pubblico ufficio e servizio nei confronti di due funzionari, preposti alla gestione degli appalti dell'ente comunale, indagati per il reato di peculato nell'ambito dell'inchiesta "Tana delle tigri"

Nuovo capitolo dell'inchiesta "Tana delle Tigri" che vede 17 indagati di cui 4 arrestati per questioni legate alla droga e agli appalti pubblici "truccati" nel settore Lavori Pubblici del Comune di Pescara.
Il giudice per le indagini preliminari del tribunale, Fabrizio Cingolani, su richiesta della locale Procura della Repubblica, ha disposto la sospensione dall’esercizio di un pubblico ufficio e servizio nei confronti di due funzionari, preposti alla gestione degli appalti dell’Ente comunale, indagati per il reato di peculato.

Il provvedimento emesso dall’autorità giudiziaria scaturisce dall’utilizzo illecito di automobili comunali per finalità private, anche fuori dall’orario di servizio o nei giorni in cui risultavano in ferie e usate anche per acquistare la droga che poi assumevano insieme agli altri membri del “quartiglio”, l’ex dirigente del settore Lavori Pubblici, Fabrizio Trisi, e l’imprenditore presunto corruttore Vincenzo De Leonibus.

Consumo della sostanza stupefacente che sarebbe avvenuto anche negli stessi uffici comunali, in auto e nella cosiddetta “tana delle tigri”, il luogo di ritrovo, gioco e affari illeciti del gruppo. Le misure cautelari personali interdittive sono state eseguite dalla guardia di finanza che le ha partecipate anche al sindaco Carlo Masci, in qualità di attuale rappresentante legale del Comune.

Come informano dal Comando provinciale delle Fiamme Gialle: «È, infine, necessario evidenziare che l’opportuna diffusione delle informazioni relative ai fatti oggetto di indagine sopra descritti, in ragione della loro gravità e delle conseguenti innegabili ragioni di interesse pubblico alla loro conoscenza, non deve comunque far trascurare che si tratta di fatti e responsabilità riconosciute, allo stato, da un provvedimento cautelare, al quale farà seguito il necessario vaglio processuale, di guisa che prima della conclusione di tutti i gradi di giudizio gli indagati non possono essere considerati colpevoli dei reati ipotizzati a loro carico».

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