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Domenica, 28 Aprile 2024
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Nuova denuncia di Di Giampietro (webstrade) sul taglio del boschetto di via Vestina: "La ripiantumazione solo una promessa"

Chiesto un accesso agli atti per avere certezza del timore che sarebbe emerso dalla risposta all'interrogazione M5s: la messa a dimora del doppio degli alberi sarebbe "un impegno del privato" e non incorporata nel progetto. Per webstrade e comitato Smpp1 il rischio è di ritrovarsi "una distesa di cemento" come nell'ex Fea

Sarà fatto un accesso agli atti per averne certezza, ma se fosse vero che la ripiantumazione degli alberi del boschetto privato di via Vestina boschetto eliminato da un'area ritenuta edificabile si baserebbe su una “promessa” allora la vicenda sarebbe ancor più grave di quanto già non la si ritenga.

Ad affermarlo sono l'architetto Di Giampietro e il comitato Smpp1 che riferiscono di ulteriori novità emerse dall'interrogazione portata in commissione urbanistica dal consigliere comunale M5s Giovanni Bucci. Un'interrogazione cui il dirigente Domenico Fineo avrebbe riferito che le autorizzazioni rilasciate a seguito della dichiarazione di edificabilità dell'area, sarebbero state date “con l'impegno del privato sulla ripiantumazione del doppio degli alberi”.

Dunque non solo quegli alberi, sostengono webstrate e il comitato, non si sarebbero dovuti tagliare perché si sarebbe violato il regolamento comunale del Verde andando ad eliminare alberi con “misure maggiori di quelle indicate nel documento”, ma “nessuno può pensare che una domanda di abbattimento possa essere accolta con la promessa di impianto del doppio di nuovi alberi. Un progettista di qualità riesce senz’altro ad incorporare il verde esistente all’interno del progetto. Solo l’ignoranza può non comprendere il diverso valore ecosistemico di un albero maturo di 50 anni, rispetto a quello di un giovane alberello appena piantato”, chiosa chi ha sin da subito preso una posizione critica verso la scelta fatta.

A tutto questo si aggiungerebbe anche una “sottovalutazione delle indicazioni delle Norme tecniche di attuazione del piano regolatore generale” con riferimento all'articolo 12 che prescrive, ricorda Di Giampietro citandolo che qualora si vorrebbe riedificare nell'area, “in tutti gli interventi di trasformazione urbanistica (compresa la nuova costruzione su lotti singoli e l'ampliamento di edifici esistenti) è prescritta la conservazione degli alberi d'alto fusto esistenti salvo quanto previsto al precedente punto” e cioè, prosegue che “l'abbattimento di alberi d'alto fusto con esclusione di quelli connessi con le normali conduzioni agricole, è soggetto ad autorizzazione. Tale autorizzazione dovrà essere accompagnata da un progetto di risistemazione ambientale che preveda almeno la ripiantumazione in numero doppio delle alberature con essenze adeguate”. 

Proprio lui ha fatto una richiesta agli atti, ma “se i documenti arriveranno prima dei trenta giorni previsti – aggiunge – saremo lieti di guardarli prima”. Quello a cui si è assistito, torna a dire, è stato un vero “ecocidio” cui senza nero su bianco nel progetto la certezza delle ripantumazioni, questa in sostanza la novità denunciata, si teme ci si possa trovare davanti a quanto avvenuto nella stazione ex Fea di Montesilvano dove nell'ottobre 2020 furono tagliati, ricorda l'architetto, 114 alberi ultra-cinquantenni esattamente come quelli abbattuti in via Vestina. “Ne avrebbero dovuto ripiantare 230 tra pini e cipressi. Invece l’ex stazione è diventata una distesa di asfalto e cemento roventi e gli alberi sono solo dipinti, nei murales sui muraglioni di cemento”, chiosa.

ex Fea Montesilvano_1

Nel ribadire che dal sindaco Ottavio De Martinis non arrivino risposte alle loro segnalazioni sul “massacro ambientale di via Vestina”, webstrate e comitato Smpp1 il dito lo puntano anche sull'assessore Alessandro Pompei che aveva parlato di ragioni di sicurezza e che “dopo averci richiesto di smentire che lui non sapesse nulla della vicenda dell’ecocidio di via Vestina, non ha risposto alle nostre chiamate, e alle richieste di farci sapere cosa sta facendo per rimediare alla distruzione del verde della via Vestina: una delusione”.

“Gli alberi, così come l’acqua, il mare, il paesaggio, le risorse naturali e le infrastrutture urbanistiche sono dei beni comuni, indisponibili ad una loro alienazione o distruzione, anche quando appartengono a privati. Chiederemo conto della distruzione operata nell’ ecocidio di via Vestina, e chiederemo di cambiare le norme e le persone che non sono stati in grado di tutelare questo bene comune”, conclude la lunga nota delle due realtà associative per le quali esiste troppa ambiguità su norme e responsabilità a Montesilvano: una città “dove pare che non sia ancora arrivata la consapevolezza della questione ambientale e del valore ecosistemico degli alberi maturi per la vita urbana”.

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