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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Inchiesta "Tana delle Tigri": divieto di contrarre con la pubblica amministrazione per la società dell'imprenditore arrestato

Nuovo provvedimento notificato dalla guardia di finanza nell'ambito dell'inchiesta sul settore Lavori pubblici del Comune che ha portato all'arresto di quattro persone, tra cui l'imprenditore e l'ex dirigente Trisi. Nonostante il cambio formale del rappresentante legale per la procura è ancora riconducibile all'uomo

Disposta la misura cautelare interdittiva con la pubblica amministrazione per la società riconducibile a Vincenzo De Leonibus, l'imprenditore indagato per corruzione nell'ambito dell'inchiesta “Tana delle Tigri” condotta dalla guardia di finanza che ha scosso Palazzo di Città che ha portato al suo arresto e quello di altre tre persone, tra cui l'ex dirigente al settore Lavori pubblici del Comune Fabrizio Trisi. Tutti ora sono ai domiciliari.

La misura secondo quanto disposto dal gip (giudice per le indagini preliminari Fabrizio Cingolani) su richiesta della procura, durerà un anno.

Il provvedimento emesso dall’autorità giudiziaria scaturisce dall’accertata responsabilità per illecito amministrativo prevista dal decreto legislativo 231/2001, in relazione alla commissione, da parte dell’allora rappresentante legale, di delitti consumati dallo stesso nell’interesse e a vantaggio della società.

L’imprenditore, rappresentante legale pro tempore e socio di maggioranza della società, si era dimesso subito dopo il suo arresto. Secondo l'accusa avrebbe assicurato al dirigente soldi, droga, regali e altre utilità in cambio di affidamenti diretti e subappalti nonché pareri favorevoli e l'accelerazione dei pagamenti per le commesse pubbliche. I due con altri collaboratori avrebbero condiviso momenti conviviali, pranzi in ristoranti e consumato droga anche nel loro ritrovo, la “tana delle tigri” appunto.

Ad eseguire la misura cautelare in capo alla società sono state sempre le fiamme gialle. Nonostante il cambio formale del rappresentate legale la stessa è stata ritenuta collegata all'indagato e per questo è stato disposto il divieto in capo alla stessa.

“È infine necessario evidenziare che l’opportuna diffusione delle informazioni relative ai fatti oggetto di indagine sopra descritti – si legge nella nota diffusa dalla finanza -, in ragione della loro gravità e delle conseguenti innegabili ragioni di interesse pubblico alla loro conoscenza, non deve comunque far trascurare che si tratta di fatti e responsabilità riconosciute, allo stato, da un provvedimento cautelare, al quale farà seguito il necessario vaglio processuale, di guisa che prima della conclusione di tutti i gradi di giudizio gli indagati non possono essere considerati colpevoli dei reati ipotizzati a loro carico”.

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