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Cronaca

Detenuto ingoia cellulare nel carcere di San Donato e rischia di morire

Prosegue la nostra inchiesta sul carcere pescarese. Episodi di violenza, risse fra detenuti e scarsa sicurezza alla base dei problemi che affrontano tra mille difficoltà gli agenti di polizia penitenziaria

Il carcere di Pescara sembra ormai al collasso.
La struttura penitenziaria ospiterebbe attualmente 405 detenuti, a fronte di una capienza massima di 270 posti.

La sezione femminile è stata soppressa per dare spazio ai tanti collaboratori di giustizia e pochi giorni fa altri 3 detenuti provenienti dal carcere romano di Rebibbia sono stati trasferiti al San Donato per scontare il residuo di una lunga detenzione dietro le sbarre.

Il 70% circa è di nazionalità straniera e sono molti coloro che manifesterebbero problemi psichici e di convivenza con gli altri compagni di cella. Di regola, l'istituto di pena pescarese è attrezzato per accogliere fino a 6 detenuti con patologie mentali e con evidenti segni di squilibrio. In realtà, il numero di questi soggetti considerati a rischio sarebbe dieci volte superiore. Risse e aggressioni sono ormai all'ordine del giorno e gli agenti di polizia debbono quotidianamente affrontare situazioni delicate e pericolose. È recente la notizia di un recluso egiziano che, pur di non farsi beccare durante una perquisizione straordinaria, ha ingoiato un minuscolo telefono cellulare utilizzato per comunicare con l'esterno. Il giovane ha rischiato seriamente di finire soffocato o di provocarsi ulcere mortali ed è stato salvato solo grazie al pronto intervento in ospedale.

Sono diverse le cause che hanno portato a questa situazione. Anzitutto i tagli che il Ministero è stato costretto ad adottare per ragioni economiche: personale ormai prossimo al pensionamento e che non viene rimpiazzato a dovere, costringendo i colleghi ad estendere il turno di lavoro a 8 ore vista la riduzione della persone in servizio. Si teme che la situazione possa sfuggire di mano.

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