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Cronaca

Terremoto in Albania, la paura raccontata dalla pescarese Anna Maria Capozucco

A Tirana, dove ha casa l'avvocato pescarese, la situazione attuale non è delle migliori. Lo sciame sismico continua incessantemente e la paura è ancora tanta

Si continua a scavare sotto le macerie a Durazzo, città principale della costa settentrionale albanese, colpita dal violento terremoto che ha causato danni e vittime ancora da definire.
Il bilancio provvisorio conta 26 morti e centinaia di feriti, ma si teme che le cifre possano aumentare dal momento che vi sono molti dispersi.

A circa 40 chilometri, nella capitale Tirana, risiede l'avvocato pescarese Anna Maria Capozucco che ci racconta la situazione:

«Qui la terra continua a tremare e nessuno se la sente di dormire nelle proprie abitazioni. Fortunatamente la mia ha retto bene. Si tratta di un edificio costruito dall'impresa di costruzione Rapushi, nel pieno rispetto delle regole edilizie e con materiali di prima scelta. A Durazzo, invece, il boom economico e la crescita esponenziale ha portato a uno sviluppo incontrollato, con palazzi di cemento armato e sabbia che non garantiscono una certa stabilità. La notte della scossa c'è stato il panico più totale e soltanto all'alba, quando alcune linee di telecomunicazione sono state ripristinate, si ha avuto la consapevolezza della gravità della situazione».

La Capozucco, convolata in seconde nozze con un facoltoso imprenditore albanese, conosce molto bene quelle zone ed è a stretto contatto con molti nativi del posto per via della sua professione di avvocato civilista e penalista, specializzata in tema di emigrazione e famiglia.

Molte persone hanno abbandonato la città e si sono recate da parenti e amici nelle campagne interne. Le scuole, chiaramente, restano chiuse a tempo indeterminato, ma sono numerose le attività commerciali andate distrutte. Penso a quelle famiglie che hanno investito tutti i propri risparmi per potersi aprire un negozio e che non verranno risarcite da nessuna polizza assicurativa. Mi auguro che la nuova rete autostradale di collegamento sia tornata agibile e che i due grandi centri commerciali multipiani abbiano retto. Gli albanesi sono abituati a soffrire e a cavarsela da soli, ma una tragedia così grande necessita di aiuti umanitari internazionali. Il presidente Ilir Meta già a settembre aveva dichiarato in Parlamento di voler attuare una politica di prevenzione, allertando la protezione civile, ma non è stato ascoltato. Gli aiuti sono arrivati tempestivamente dal Kosovo, Turchia e da altri Paesi confinanti, mentre l'Albania stessa non ha i mezzi per effettuare interventi d'emergenza in situazioni di questo tipo. L'Italia è stata fra i primi Paesi ad intervenire. Gli escavatori stanno rimuovendo le macerie, ma imprudentemente si rischia di ferire mortalmente le persone ancora incastrate».

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