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Sabato, 27 Aprile 2024
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Pronto soccorso pediatrico, la Asl: nessun ritardo nell'assistenza, la gravità determina il tempo d'attesa

Il direttore della Uoc di pediatria risponde ai genitori che hanno lamentato la mancata assistenza fornendo i numeri degli accessi e spiegando il sistema di priorità: nessuno, assicura, viene lasciato indietro

Come annunciato e promesso ieri, dalla Asl di Pescara arriva una dettagliata relazione in merito a quanto denunciato a IlPescara da alcuni genitori che hanno lamentato i ritardi nell'assistenza dei loro bambini una volta arrivati al pronto soccorso pediatrico e nel reparto pediatria. Ritardi che si sarebbero verificati nel fine settimana tanto da spingere alcuni di loro a rivolgersi ad un medico privatamente.

A relazionare è il direttore della Uoc Maurizio Aricò che tiene a sottolineare come per il reparto sia prioritaria la salute dei piccoli e specificando i numeri degli accessi registrati tra il 28 ottobre e il 2 novembre. Nel pronto soccorso pediatrico in quell'arco temporale sono arrivati 279 bambini per una media che va dai 37 ai 60 piccoli pazienti assistiti al giorno con il picco registrato il primo novembre. Di questi, spiega, soltanto 31 e dunque l'11 per cento, sono stati ricoverati nella gran parte dei casi per malattie respiratorie stagionali e, in numero minore, per dei traumi. Dieci sono stati i bambini (il 3 per cento del totale) che invece una volta valutati nel triage come pazienti con priorità bassa di trattamento, sono stati mandati a casa con i genitori. “Tra questi dieci, evidentemente – precisa – i familiari che se ne sono lamentati”.

Tra coloro che ieri hanno lamentato il ritardo c'era anche chi ha parlato di un'attesa iniziale di 15 minuti all'esterno del pronto soccorso. Un tempo che, si legge nella nota Asl, è “un eccesso da denunciare”.  Questo perché, si legge ancora, “il pronto soccorso dell’ospedale, ancora di più pediatrico, si è progressivamente trasformato da luogo di soccorso di piccoli bambini in condizioni potenzialmente o effettivamente critiche, bisognosi di un aiuto pronto ed urgente, in un ambulatorio pediatrico, cui si ricorre per un’orticaria, un mal di gola, una febbre insorta da una o qualche ora. Nell’immaginario collettivo il pediatra di guardia al pronto soccorso deve fare sparire la febbre, dare un nome ad ogni virus epidemico, riuscire a vedere entro pochi minuti tutti i bambini che arrivano, dando risposta a tutte le piccole (fortunatamente) necessità della stragrande maggioranza dei bambini che vengono proposti, stando però ben attenti a non fare sfuggire quei pochi (per fortuna) che invece davvero hanno bisogno”.

C'è poi da dire, viene puntualizzato, che quello passato è stato anche un fine settimana festivo con un solo giorno lavorativo, quello del 31 ottobre e che l'autunno è una stagione che porta con sé “avvio delle epidemie dei comuni virus respiratori, facilitato dalla apertura della circolazione negli ambienti scolastici. Un fenomeno ben noto ai pediatri ed alle autorità sanitarie, che lo prevedono annualmente. Da notare che, durante la pandemia covid, il distanziamento e l’uso obbligatorio delle 'mascherine' ha di fatto annullato nel 2020 questo fenomeno, come ben documentato dalla ricerca scientifica su base internazionale”.

Insomma parlare di ritardi è eccessivo, questa la risposta dell'Azienda, dato che ad ogni bambino che arriva nel pronto soccorso pediatrico “viene attribuito un codice colore che definisce il tempo di attesa per la valutazione da parte del medico. Per questo i casi gravi vengono visti subito, mentre quelli lievi inevitabilmente vengono visti a seguire, con un tempo di attesa che dipende dall’affollamento del pronto soccorso stesso”. Se dunque i bambini i cui genitori hanno lamentato ritardo erano quelli che sono poi tornati a casa, l'attesa trova una risposta chiara anche alla luce dell'elevato numero di piccoli arrivati nei giorni scorsi.

“Assistere i bambini malati del nostro territorio, talora con carattere di urgenza, è la mission della pediatria di Pescara, cui infermieri e medici si adoperano con grande fatica e dedizione, nonché attenzione massima a ciascun paziente – conclude il dottor Aricò - Medici e infermieri non vogliono esser considerati eroi, come durante la recente pandemia è capitato, ma professionisti attenti che svolgono con dedizione un compito delicato a favore della comunità. Dimenticare le difficoltà e considerare inaccettabile una attesa di 15 minuti rischia di portare solo ad un inasprimento del rapporto medico-paziente fondamentale nella relazione di cura”, conclude invitando di fatto ad avere la pazienza di aspettare il tempo necessario e determinato dalla gravità del caso.

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