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Lunedì, 29 Aprile 2024
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Privatizzazione Poste Italiane, sindacati e Anci temono la chiusura degli sportelli e la perdita di posti di lavoro

Il presidente regionale dell'Associazione nazionale comuni italiani D'Alberto ha incontrato Slp Cisl, Slc Cgil e Uil Poste per affrontare il tema: dopo le elezioni nascerà una cabina di coordinamento con il nuovo governo regionale per avviare un confronto con il governo

Sindacati preoccupati per la seconda tranche di privatizzazione di Poste Italiane. I timori sono legati al rischio di verde chiudere altri sportelli e di assistere a un ridimensionamento territoriale che si tradurrà in perdita di posti di lavoro.

Proprio di questo il presidente dell'Anci (Associazione nazionale comuni italiani) Abruzzo Gianguido D'Alberto ha parlato con i rappresentanti Slp Cil, Slc Cgil e Uil Poste. D’Alberto si è impegnato a promuovere, subito dopo le elezioni, una cabina di coordinamento con il nuovo governo regionale, le sigle sindacali, i parlamentari abruzzesi e tutte le istituzioni del territorio con l’obiettivo di avviare un confronto con il governo che vada nella direzione di tutelare un patrimonio della collettività, quale Poste Italiane, e il suo valore di servizi universalistico sul territorio.

“In questi anni, come Anci, tutte le nostre iniziative sono andate nella direzione di garantire diritti e servizi su tutto il territorio nazionale. Un percorso che abbiamo fatto insieme e nel confronto costante con le parti sociali – dichiara il presidente dell'associazione. D’altro canto lo stesso spirito del pnrr, così come dello stesso progetto Polis, finanziato proprio sul piano di ripresa e resilienza e che le Poste stanno portando avanti, è quello di accorciare le distanze, mentre la decisione del Governo di cedere sul mercato ulteriori quote di Poste va in una direzione del tutto contraria”.

“Oggi Poste Italiane, che anche durante la pandemia ha assicurato sempre i servizi sul territorio, grazie all’abnegazione del proprio personale, rappresenta un presidio forte che può e deve aiutare il Paese, e in particolare l’Abruzzo e le aree interne a colmare quel gap legato all’abbandono dei territori di altri importanti presidi istituzionali. Siamo consapevoli del ruolo di coesione sociale che le Poste hanno sempre svolto e per questo, subito dopo le elezioni – annuncia -, mi farò promotore di una cabina di coordinamento con il nuovo governo regionale, i sindacati di categoria, le istituzioni locali e i nostri parlamentari, coinvolgendo anche le altre Anci Regionali perché sui servizi di prossimità sindaci, istituzioni e parti sociali devono lavorare insieme a tutela della collettività. I sindaci ci sono sempre stati, ma non possono essere lasciati soli nella difesa di diritti e servizi su tutto il Paese”.

“Poste Italiane svolge un servizio universale a forte vocazione sociale, con una presenza capillare anche nei piccoli centri dove spesso l’ufficio postale rappresenta, insieme alla Caserma dei Carabinieri, l’unico presidio istituzionale – sottolineano i sindacati – ed è per questo che siamo preoccupati di un possibile arretramento dello stato rispetto a uno di quei servizi essenziali che, a nostro avviso, devono continuare ad essere garantiti dallo Stato”.

I rappresentati di categoria, nel ricordare come già in passato, grazie a una forte mobilitazione, siano state scongiurate possibili chiusure, hanno evidenziato in particolare come le loro preoccupazioni siano legate al fatto che un’ulteriore privatizzazione di Poste possa portare ad operazioni che, mirando più al profitto, di fatto potrebbero concretizzarsi in chiusure di uffici e riduzioni di personale, facendo venir meno quella presenza del servizio sul territorio che oggi rappresenta anche un presidio di tenuta del sistema sociale sui territori.

“Premesso che ad oggi la vendita di quote rappresenterebbe un’operazione anti-economica, visto che la cessione sul mercato delle quote previste determinerebbe un incasso di 3,8 miliardi di euro, che lo Stato incasserebbe negli anni attraverso la redistribuzione dei dividendi – continuano le sigle – i rischi di operazione sono molteplici, a partire dai risvolti negativi che potrebbe avere in termini occupazionali, soprattutto per quanto riguarda la componente femminile che oggi, in Abruzzo, rappresenta il 65% del totale”.

All’incontro, per i sindacati, hanno preso parte il segretario interregionale Abruzzo Molise Slp Cisl Stefano Di Domenico, il coordinatore territoriale per Teramo della Slp Cisl Moreno Di Paolo, il segretario interregionale Abruzzo Molise della Slc Cgil Guido Cupido, la coordinatrice territoriale per Teramo della Slc Cgil Maria Milano, il segretario regionale Abruzzo e il segretario provinciale di Teramo della Uil Poste Tiziano Del Gallo e Giuseppe Gentile.

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