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Il gruppo "L’altra parte del guinzaglio" sulle aggressioni dei cani: "Proprietari siano più responsabili"

Dopo gli ultimi casi verificatisi a Pescara, il gruppo "L’altra parte del guinzaglio" ci scrive per porre l’attenzione sul "dilagante fenomeno delle aggressioni da parte dei cani"

Dopo gli ultimi casi verificatisi a Pescara, il gruppo "L’altra parte del guinzaglio", nato tre anni fa, ci scrive per porre l’attenzione sul "dilagante fenomeno delle aggressioni da parte dei cani": "Purtroppo - afferma il gruppo - questi fenomeni sono in preoccupante aumento, tanto da divenire una questione di sicurezza sociale. Oggi si contano 70.000 casi l’anno in Italia, un numero enorme, una vera e propria piaga sociale che, in mancanza di vere e proprie normative, mette a repentaglio l’incolumità delle persone e degli altri animali d’affezione. Nei 3 anni di vita del nostro gruppo abbiamo monitorato avvenimenti riportati dalla stampa e raccolto testimonianze di persone vittime di aggressioni, constatando purtroppo che gli episodi sono molto più frequenti di quanto si pensi e molte volte non vengono denunciati o segnalati".

Analizzando la mole di informazioni raccolte, le aggressioni più frequenti "avvengono a causa di custodie irresponsabili di cani potenzialmente pericolosi (condotti senza guinzaglio, sfuggiti dalle abitazioni, sguinzagliati in passeggiata) su suolo pubblico, in centro città o zone urbane. La cronaca ultimamente ha riportato episodi gravi di aggressioni anche alle persone nelle abitazioni, a podisti, ciclisti. Le povere vittime rimangono gravemente ferite, molto spesso perdono la vita; il conduttore rimane ferito fisicamente nel tentativo di salvare il proprio cane, riportando danni profondi anche a livello psicologico tanto da dover intraprendere un percorso psicoterapeutico".

Il problema: "Proprietari non informati sull'attitudine di razza"

Il problema più grande riscontrato, evidenzia "L'altra parte del guinzaglio", è che ci troviamo di fronte a "proprietari non informati sull'attitudine di razza del proprio cane, che non sanno seguire un percorso di educazione e addestramento, affidano la conduzione a familiari incapaci di gestire il cane o, peggio, non hanno stipulato un'adeguata assicurazione e non hanno dotato il cane di microchip per cui si dileguano senza farsi riconoscere dopo l'aggressione. La scarsa informazione da parte dei proprietari sulle caratteristiche di razza e sulle esigenze etologiche dell’animale genera un altro allarmante fenomeno: le rinunce di proprietà. Il cucciolo acquistato con superficialità e inconsapevolezza, una volta divenuto adulto, si rivela impegnativo e finisce per passare la sua vita dietro alle sbarre di un canile con la scarsa probabilità di venire adottato e con un costo importante per tutta la collettività".

Soltanto l’ordinanza Martini del 2013 ha affrontato in parte il problema, ma "non basta" in quanto "troppo spesso le autorità competenti alla prevenzione al controllo non intervengono anche se chiamate in causa; addirittura cani recidivi da altre aggressioni vengono valutati dalle Ats come "non pericolosi" e reimmessi in società. Questa situazione di mancanza di prevenzione, assenza di controllo e di sanzioni, superficialità e deresponsabilizzazione dei proprietari genera il dilagare di tali fenomeni aggressivi, tanto da indurre molti proprietari di cani a ridurre tempo e qualità delle uscite con i propri amici a quattro zampe nel timore di incontrare cani incustoditi e potenzialmente pericolosi. Allora è necessario interrogarsi su cosa possiamo fare per arginare e contrastare il fenomeno. Cosa possono fare le Istituzioni? Quanti altri cani devono finire dietro alle sbarre di un canile? Quante altre vittime dobbiamo piangere affinché si sveglino le coscienze?".

La proposta: "Istituire percorsi obbligatori per i detentori di cani"

Secondo il gruppo "L’altra parte del guinzaglio", è necessario che le istituzioni e tutti i soggetti coinvolti intervengano per "istituire percorsi obbligatori per i detentori di cani (in particolare di quelli con attitudine di razza e mole importanti) da frequentare entro 3 mesi dall’adozione dell’animale, organizzare campagne di sensibilizzazione verso la cittadinanza per promuovere adozioni consapevoli e custodie responsabili, promuovere la lotta al randagismo e all’abbandono (molti cani ritenuti troppo impegnativi vengono abbandonati o lasciati in canile) e promuovere campagne per la registrazione degli animali all’anagrafe canina".

È altresì importante "garantire un controllo reale delle custodie responsabili dei cani, specie di quelli con attitudine di razza e mole importanti, tali da poterli considerare potenzialmente pericolosi", ma anche "mettere in atto tutte le azioni necessarie per poter ridurre al più presto e il più possibile il fenomeno delle aggressioni". Inoltre bisognerebbe emanare una disciplina normativa organica "che vada a tutelare l’incolumità pubblica e il benessere degli animali, tracciando per ogni soggetto le specifiche responsabilità. Sia chiaro che nessuno vuole puntare il dito contro particolari razze, ma si rende necessaria una valutazione oggettiva del potenziale aggressivo dei cani, dei danni provocati da gestioni superficiali e irresponsabili, dei danni sociali che questi attacchi causano", conclude il gruppo "L’altra parte del guinzaglio".

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