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VIDEO | Criminalità e tecnologia, il vicecapo della polizia Rizzi: "Invidiati in Europa per la prevenzione: abbiamo un arsenale di norme"

Dalle mafie alla microcriminalità, fino al cyberbullismo e la possibilità di risolvere i cold-case: la tecnologia è un'arma per chi agisce illegalmente, ma anche per chi è chiamato a individuarli e nella lotta alla malavita è proprio l'Italia l'esempio per gli altri Paesi dell'unione

La tecnologia ha modificato il mondo della criminalità e quello delle indagini si muove di pari passo per contrastare i nuovi fenomeni criminosi a essa legati. Dalla mafia fino al cyberbullismo, passando per il revenge porn o ancora le truffe soprattutto perpetrate verso gli anziani, ma anche le possibilità offerte per la soluzione dei cold-case, tutto oggi parla la lingua digitale e se l'Italia nella lotta alla mafia resta un esempio a livello internazionale, anche nella lotta alla microcriminalità gli inquirenti si affidano oggi sempre più all'innovazione.

Questo il tema di cui si è parlato nella sala consiliare del Comune di Pescara nel corso del convegno organizzato dal questore Luigi Liguori “Le nuove minacce criminali e il mondo delle indagini” cui hanno partecipato, tra gli altri il prefetto Vittorio Rizzi, vicedirettore generale della pubblica sicurezza con funzioni vicarie e co-curatore del volume “Investigare 5.0 - Criminologia e criminalistica - Viaggio nel mondo delle indagini”, il procuratore della Repubblica di Pescara Giuseppe Bellelli e il professore ordinario di Diritto costituzionale dell’università degli studi de L’Aquila Fabrizio Politi.

Rispondendo alla stampa Rizzi ha sottolineato come il mondo cambi “in base a due fattori trainanti: da un lato il progresso scientifico, dall'altra e strettamente connessa, la globalizzazione. Trentacinque anni fa quando sono entrato in polizia non esisteva nemmeno il computer, non esisteva l'era digitale. In trentacinque anni abbiamo conosciuto l'era digitale, l'era euristica, abbiamo conosciuto un mondo in continua trasformazione”.

Esempio calzante quello della grande criminalità e dunque delle mafie che “ricicla attraverso monete digitali, attraverso bitcoin che hanno il vantaggio di essere anonimi. Tutto questo comporta che di fronte a una minaccia criminale digitale e globale occorrono cooperazione internazionale, resilienza da parte dell forze polizia, ma sopratutto tanta innovazione tecnologica”, ha aggiunto in riferimento anche a quanto dichiarato sulla morte del boss Mattia Messina Denaro che determina sì la fine della cosiddetta era stragista, ma che non si traduce nella sparizione delle mafie che oggi, anche grazie alla tecnologia, sono ancora più insidiose ha sottolineato Rizzi.

Sul fronte del contrasto alla grande criminalità però, ha sottolineato, l'Italia è un esempio in tutta Europa. “Vengo dalla riunione all'Aia con i capi della polizia dell'unione europea: l'Italia è invidiata da tutti i Paesi dell'unione per gli strumenti di prevenzione che l'ordinamento giuridico italiano mette a disposizione delle forze di polizia e dei prefetti. Non solo abbiamo il codice antimafia che ci consente di applicare misure di prevenzione sia personali che patrimoniali, ma abbiamo lo strumento delle interdittive antimafia dei prefetti”.

Quello a nostra disposizione, ha quindi affermato il vicecapo della polizia, “è un arsenale di norme che nessuno ha e che ci consente di intervenire preventivamente e precocemente sulle infiltrazioni nell'economia reale. Altri Paesi non lo conoscono ed è la ragione per la colonizzazione: perché le mafie vanno in altri Paesi del mondo, perché ci sono meno difese. Oggi siamo noi a insegnare alle polizie del mondo come difendersi preventivamente perché quando ci si accorge che la mafia si è infiltrata è troppo tardi”.

La tecnologia può essere anche utile nella soluzione dei cosiddetti “cold-case”, i casi irrisolti. La loro storia, ha detto ancora Rizzi “è strettamente legata alle tecnologie”, ma all'aspetto dell'innovazione di deve aggiunger anche quello della “visione” che si auspica abbia avuto chi seguiva quel caso e cioè l'intelligenza di aver conservato le tracce che possono dar loro la svolta. Tutto comunque è legato all'innovazione tecnologica.

Ci sono infine i reati che sempre più coinvolgono i giovani, dai più ai meno gravi. Reati in “live incremento” se parliamo di quelli predatori e violenta, ha sottolineato Rizzi. “L'ultimo intervento del governo ha approvato una serie di nuovi strumenti per poter intervenire, contrastare e prevenire la recrudescenza”, ma il tema principale deve essere quello del “controllo del territorio, dell'educazione, della prevenzione della legalità. Come dipartimento della pubblica sicurezza stiamo mettendo in campo moltissime iniziative, perché quando si parla dei più giovani è evidente che l'intervento di tipo preventivo è quello più efficace. Gli interventi che stiamo mettendo in campo sono realizzati in collaborazione con il Miur per studiare campagne per la legalità e formazione sul tema legalità”. Quando parla di controllo del territorio, conclude, parla in particolare di quelli da promuovere soprattutto nelle periferie dove più spesso si concentra l'attività criminale ed illegale: “può essere la chiave di volta per intervenire efficacemente”.

Al convegno erano presenti tra gli altri oltre al questore Luigi Liguori, il prefetto Giancarlo Di Vincenzo, il vicepresidente del consiglio regionale Domenico Pettinari, il vicesindaco Adelchi Sulpizio e le massime autorità civili e militari.

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