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Lunedì, 29 Aprile 2024

VIDEO | Polizia penitenziaria "stremata", protestano i sindacati: in un anno 352 episodi critici e personale sotto del 40 per cento

Un sit-in sotto la prefettura per chiedere al rappresentante del governo di portare le loro istanze sui tavoli romani alla luce degli ultimi episodi di cronaca. Troppi pochi agenti nel carcere di San Donato a fronte di 400 detenuti. Un istituto dove, denunciano, a fronte di 7 posti per i detenuti psichiatrici se ne contano 28, oltre 134 tossicodipendenti e 52 persone con doppia diagnosi

Dal primo gennaio 2023 al 9 febbraio 2024 sono stati 352 gli episodi “critici” registrati nel carcere di San Donato tra colluttazioni, atti di autolesionismo, tentati suicidi, droga e armi trovate oltre alle aggressioni al personale. Un carcere dove, dicono gli ultimi dati interni della Asl, sono attualmente detenuti 28 persone con patologie psichiatriche, 134 tossicodipendenti e 52 persone con la doppia diagnosi e cioè con entrambe le problematiche. Psichiatrici che nella struttura dovrebbero essere sette, questo il numero dei posti nella sezione riservata, a fronte di 107 agenti di polizia penitenziaria e un fabbisogno stimato nel 2017 e sembra anche in difetto, di 200 unità. Numeri riferiti a una popolazione detentiva di circa 400 unità per una struttura che potrebbe contenderle quasi la metà.

Questi i numeri snocciolati dai sindacati della polizia penitenziaria che questa mattina hanno manifestato davanti alla prefettura e che nei prossimi giorni avranno un incontro con il prefetto con domani quello, nell'istituto penitenziario, con il provveditore regionale dell'amministrazione penitenziaria. Presenti con le loro bandiere al presidio c'erano Sappe, Sinappe, Osapp, Uilpapp, Uspp, Fns Cisl e Fp Cgil per chiedere in prima istanza di avere più personale, ma anche di ridurre il sovraffollamento perché ad oggi, denunciano, lavorare in sicurezza è diventato praticamente impossibile. Un sit-in organizzato a seguito degli ultimi episodi di violenza, non ultimo quello del 12 febbraio quando in carcere c'è stata una sommossa con tanto di incendio appiccato in un'ala del carcere.

“I motivi che ci hanno portato qui a protestare sono da ricondurre a una serie di gravità che si stanno manifestando sempre di più all'interno dell'istituto di Pescara, una cosa che denunciamo da tempo tant'è che nelle ultime settimane ci sono state vili e gravi aggressioni gratuite nei confronti dei colleghi – spiega Johnny Mancini dell'Uspp -. Non possiamo più sottostare a questo tipo di lavoro”, rimarca spiegando che ormai, vista la grave carenza di personale che si attesterebbe intorno al 40 per cento, non ci sarebbe più alcun rispetto né degli accordi quadro nazionali, né degli orari di servizio con molti agenti “che iniziano la mattina e non sanno quando finiscono e con eventi critici che si registrano ogni giorno. Il personale è stremato”, chiosa.

“Immaginate – aggiunge come si possa lavorare con un personale così ridotto a fronte di una popolazione detenuta che è gravemente in aumento e in sovraffollamento. I numeri parlano chiaro: abbiamo più di 400 detenuti attualmente ristretti in un istituto che ne può contenere quasi la metà”. Nel carcere si sarebbero dunque create una serie di circostanze, non meno quelle dei problemi strutturali, “che stanno facendo sì che quello di Pescara diventi un istituto molto problematico non solo per chi lo deve gestire, ma anche per la comunità esterna” oltre che, rimarcano i sindacati nella lettera inviata al prefetto, agli altri detenuti che non si vedrebbero riconosciuto il diritto di seguire il loro percorso riabilitativo. Mancini ribadisce quindi come a fronte di una popolazione di psichiatrici prevista di sei unità, se ne contino quasi una sessantina, con in più i detenuti con doppia diagnosi e quelli tossicodipendenti.

È sempre lui a spiegare che sebbene la pianta organica prevista nel 2017 fosse già stata pensata in difetto e cioè con una previsione di agenti inferiore al numero necessario che dovrebbe essere di 200 agenti, arrivare a 170 sarebbe comunque un numero sufficiente “per poter ricominciare a lavorare in modo dignitoso. Perché non c'è più neanche la dignità del lavoro”.

Dalle istituzioni si aspettano ora quelle risposte che non sono mai arrivate in una situazione che, nel tempo, si sarebbero aggravate ed è per questo che hanno deciso di rivolgersi al prefetto. A Mancini chiediamo quindi se qualora nulla cambiasse si potrebbe pensare a uno stop per lanciare un segnale ancora più forte. “L'attaccamento alla divisa e l'istituzione è forte tant'è che oggi qui non siamo tremila persone perché i pochi che siamo stanno lavorando all'interno dell'istituto. Noi siamo di quelle istituzioni che non si possono fermare. Detto questo però adesso qualcuno deve darci una mano, mandare dei rinforzi o sfollare questo istituto che purtroppo è pieno di detenuti problematici”.

Il sostegno del consigliere regionale del Pd Antonio Blasioli

Il consigliere regionale uscente e candidato alle regionali del 10 marzo era sotto la prefettura in occasione del sit-in per raccogliere le voci dei sindacati alla luce di quanto avvenuto il 12 febbraio quando, rimarca, “un plitiziotto è anche rimasto ferito. Uno dei facinorosi, tra l’altro, in passato era già stato allontanato da Pescara per motivi analoghi, per poi essere nuovamente riassegnato al penitenziario della nostra città dal Prap di Roma, che negli ultimi mesi, stando a quanto mi riferiscono, di fronte alle nuove richieste di trasferimento della direzione del carcere abruzzese, sembra aver fatto orecchie da mercante”.

Nel ribadire le problematiche che si vivono a cominciare da quella del sovraffollamento, Blasioli sottolinea il totale appoggio alle “rivendicazioni dei vari sindacati, i quali con una lettera hanno chiesto al prefetto di intercedere con il governo al fine di ripristinare l’ordine all’interno del carcere e riportare la struttura ad una accettabile capienza detentiva, così da consentire ai poliziotti di operare in sicurezza e agli altri detenuti di portare avanti senza intoppi il fondamentale percorso rieducativo”.

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