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VIDEO | Deserto anche il secondo bando per le Terme di Caramanico e la crisi sociale ed economica si aggrava

A denunciarlo non sono solo gli esponenti regionale del Pd che tornano a chiedere alla Regione di farsi parte attiva nel terzo bando riacquisendo la titolarità delle acque e degli immobili, ma anche l'Associazione albergatori del paese che chiede una svolta con il gruppo consiliare Uniti per Caramanico che annuncia la mobilitazione

È andato deserto anche il secondo bando per le Terme di Carmanico con una crisi sociale ed economica “che cresce a vista d'occhio” e il settore alberghiero che risente fortemente di una situazione di stallo che si traduce in cartelli di “vendesi” e “affittasi”.

A renderlo noto e denunciarlo sono i consiglieri comunali del gruppo Uniti per Caramanico con il sostegno del capogruppo regionale del Partito democratico Silvio Paolucci e il consigliere regionale del Pd Antonio Blasioli. Esponenti regionali che annunciano una mozione per impegnare la Regione a fare ciò che “avevamo chiesto fin dall'inizio” e cioè partecipare al terzo bando che prevederà un ulteriore ribasso perché sia lei stessa o una sua società a farsi carico della riqualificazione e il rilancio almeno del primo lotto riacquisendo la titolarità dei beni immobili e dell'acqua. A scattare la difficile situazione che vivono gli imprenditori sono invece Francesco Di Domizio e Maurizio Costantini dell'associazione Albergatori di Caramanico Terme che annuncano una conferenza stampa con Federlaberghi.

Ad annunciare la mobilitazione di politica, cittadini, associazioni e sindacati è il capogruppo comunale Luca La Selva (Uniti per Caramanico). La Selva parla di “una crisi sociale ed economica che cresce a vista d'occhio” e della volontà di tenere un faro acceso su una vertenza che le Terme non le vedrà riaprire nel 2023, come ci si aspettava sottolinea, ma che se dovesse persistere potrebbe andare avanti per un tempo indefinito tale da decretare la definitiva desertificazione di Caramanico e di tutto il comprensorio. “Lo faremo mobilitando non solo le comunità politiche, ma anche quelle sociali e sindacali cercando di alzare la voce rispetto a prerogative che il nostro territorio richiede in maniera forte e decisa. Lo faremo in occasione già della discussione della mozione in consiglio regionale cercando di appunto mobilitare quante più persone possibile a sostegno iniziativa”, spiega.

Paolucci parla di immobilismo della giunta e vero e proprio “fallimento” con Blasioli che denuncia “una situazione di estremo abbandono. Nulla di nulla si muove nei confronti di Caramanico e di tutta quella parte della Maiella”. Ad aggravare la situazione, incalza, l'annunciato e mai fatto bando per la concessione delle acque termali “che il presidente Marsilio annunciò a gennaio”. Tra bando deserto e avvisi non fatti quindi la proposta di partecipare alla prossima asta oltre che di impegnare per fare qualcosa “per venire incontro ad albergatori, imprenditori della ristorazione e titolari di B&B che tanto hanno sofferto. Nel 2023 le terme non riapriranno e questa è una negligenza di questa giunta – conclude -, ma nel 2024 ci sia almeno la speranza e riaccorpare la parte immobiliare con le acque sotto la guida della Regione significherebbe fare questo”.

Se sul piano politico ci si impegna in azioni di mobilitazione e mozione, chi il territorio lo vive e ne è tessuto economico non vuole restare a guardare e la sua di voce vuole farla sentire forte e chiara. Una voce che passa per Di Domizio e Costantini. “Le Terme sono chiuse da tanto tempo e non riusciamo più a lavorare come dovremmo – denuncia Di Domizio -. Gli investimenti di tanti anni e di tante generazioni stanno andando in fumo”. A mancare per loro è un “piano B” ovvero una visione per il rilancio del comprensorio che dovrebbe passare per l'impiantistica sportiva per incentivare lo sport in mezzo alla natura che di certo qui non manca,ma anche un piano di promozione turistica e di marketing territoriale. Una sorta di “piano Marshall” lo chiama per far capire la gravità della situazione che abbracci in qualche modo anche il nuovo polo di Popoli. “Perché non uniamo queste forze – si chiede -. Perché dobbiamo andare a morire?”, prosegue sottolineando anche la difficoltà di trovarli i lavoratori dato che se si lavora lo si fa per due tre mesi l'anno e questo non dà alcuna garanzia ai più giovani. Per loro la priorità è dunque che si apra un discorso di ampia visione che destagionalizzi il turismo facendo delle Terme il fulcro di un territorio che potenziale ne ha, ma non sarebbe sufficientemente sfruttato. “Ci sono state fatte tante promesse – aggiunge Di Domizio -, ma se non possono essere mantenute non possono essere fatte perché alcuni imprenditori sperando nella riapertura hanno investito i due soldi che gli erano rimasti”.

Nella consapevolezza che qualunque scelta si faccia per le Terme ci vorrà tempo per un rilancio complessivo, una soluzione dunque va trovata anche perché, conclude, “alcuni hotel hanno già chiuso, mentre altri aprono in ritardo e comunque non lo fanno tutto l'anno. La cosa più eclatante è vedere, passeggiando per Caramanico, tanti cartelli con scritto 'affittasi' o 'vendesi'”.

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