Disabile, fragile e non trasportabile attende il vaccino anti Covid da oltre 2 mesi: la rabbia della figlia
Una donna disabile grave (articolo 3 comma 3 della legge 104) non trasportabile è attesa del vaccino anti Covid-19 da quasi 3 mesi ormai e la figlia racconta la sua vicenda.
«Ho aderito alla manifestazione di interesse della campagna vaccinale inserendo i suoi dati, le sue condizioni cliniche e richiedendo l'inoculazione a domicilio, poiché allettata, in data 19 gennaio. Dopo mesi di attesa vengo, finalmente, contattata la scorsa settimana dalla protezione civile che mi invita a portare mia madre nell'hub vaccinale il giorno successivo. Alla mia rimostranza sul fatto che avevo richiesto inoculazione a domicilio poiché mia madre non è trasportabile, mi sentivo rispondere che avrebbero segnalato il caso alla Asl. Orbene, purtroppo la Asl pescarese, a distanza di due mesi dalla manifestazione di interesse, non ha ancora previsto un protocollo per la vaccinazione dei disabili a domicilio e le procedure che porteranno alla loro vaccinazione contempleranno tempi lunghissimi, in barba al piano Draghi che sollecita la messa in sicurezza dei più fragili nel più breve tempo possibile! È intollerabile il fatto che, se mia madre fosse stata trasportabile adesso sarebbe vaccinata e, invece, poiché non trasportabile a causa delle innumerevoli patologie da cui è affetta e che la rendono ancor più fragile, non è stata vaccinata perché mancano i protocolli. Inaccettabile in uno stato di diritto ed in una situazione di pandemia in cui la logica dovrebbe essere mettere al riparo i fragili! Inoltre, il suo medico di medicina generale non ha aderito alla campagna vaccinale quindi non possiamo contare sul suo aiuto in quanto non sarà obbligato a vaccinare i suoi pazienti allettati! In queste condizioni sarebbe almeno ragionevole vaccinare le persone conviventi e quelle che la assistono garantendo indirettamente, per quanto possibile la sua tutela! Tengo a precisare che la compromissione del suo stato di autosufficienza ed autonomia è tale da richiedere l'impegno di più familiari che si alternano».
«In prima battuta», fanno sapere dalla Asl, «si dovrà far riferimento al suo medico curante che se ha aderito alla campagna vaccinale andrà a casa della paziente, altrimenti sarà presa in carico dalla Asl per la vaccinazione a domicilio».