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Lunedì, 29 Aprile 2024
Politica

D'Incecco e De Santis (Lega) dicono no a un Cpr: "L’Abruzzo ha ospitato fin troppo tra sbarchi e ricollocamenti di migranti"

Il capogruppo in Consiglio Regionale, Vincenzo D’Incecco, e il portavoce del partito, Francesco De Santis esprimono la loro contrarietà a un centro di permanenza e rimpatrio per migranti

«L’Abruzzo ha ospitato fin troppo tra sbarchi e ricollocamenti di migranti, nessun Cpr nella nostra regione, la capacità di ospitalità di una piccola regione come l’Abruzzo è ormai al collasso».
A dirlo in una nota stampa congiunta sono il capogruppo in consiglio regionale, Vincenzo D’Incecco, e il portavoce del partito, Francesco De Santis.  

«I nostri comuni, le nostre strutture, i nostri sindaci, i nostri cittadini hanno accolto e affrontato per anni le ricollocazioni di migranti. Perfino durante i mesi difficili del Covid ci ritrovavamo a dover fronteggiare smistamenti sconsiderati di centinaia di richiedenti asilo nelle periferie dell’Aquila e di Pescara o, peggio, in decine di piccoli comuni». 

D'Incecco e De Santis aggiungono: «E nonostante i grandi sforzi fatti finora sembrerebbe che ci si stia attivando ancora per cercare un sito idoneo in Abruzzo per un Cpr. Ma come si può pensare di costruire enormi centri per il rimpatrio in Abruzzo? Luoghi destinati a radunare al loro interno centinaia, se non migliaia, di immigrati irregolari. Una scelta non condivisibile che rischia di mettere in ginocchio la nostra regione con l’occupazione ingiusta di infrastrutture strategiche come aeroporti e aree destinate alla logistica e alle emergenze. Torniamo ai decreti del ministro Salvini, la soluzione non può essere quella di far pagare alle nostre comunità l’invasione di clandestini in atto».

Una posizione, quella espressa dai due esponenti abruzzesi della Lega che si discosta da quella del loro collega di partito, il sottosegretario al ministero dell'Interno, Nicola Molteni: «Chi si oppone ai Cpr si oppone alla sicurezza nel Paese, attualmente i dieci Cpr presenti in Italia hanno circa 1.200 posti, ma sono solo tra i 600 e i 700 quelli realmente funzionanti. Siamo strenui difensori della necessità di istituire questi centri, vigilati e protetti, per allontanare i soggetti che hanno sentenze di condanna e che sono un pericolo per il Paese. Sarà indispensabile anche per questo fine aumentare il contingente dell’operazione "Strade sicure", portato a 5mila, dai 7mila originari, dal precedente ministro Guerini. La situazione è di assoluta eccezionalità e urgenza. La Tunisia è sull’orlo della bancarotta economica, sociale e finanziaria. L’Italia è stata lasciata sola dalle istituzioni comunitarie. Qualcuno non ha capito che chi sbarca a Lampedusa sbarca in Europa. I Cpr si inseriscono proprio in questo percorso e sono necessari per bloccare l’immigrazione clandestina, allontanare chi rappresenta un pericolo e un problema per la sicurezza nazionale e, al contempo, sostenere chi realmente fugge per ragioni umanitarie. Ricordiamo che per il rafforzamento delle forze di polizia in bilancio abbiamo investito 100milioni di euro all’anno per dieci anni. Quest'anno assegniamo alle questure più poliziotti di coloro che andranno in pensione. Purtroppo oggi paghiamo scelte sbagliate fatte in passato, tra riduzione del contingente di Strade Sicure, voluta appunto dall’allora ministro Guerini, tagli della legge Madia, cartolarizzazioni e chiusure delle scuole di polizia».

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