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Sabato, 27 Aprile 2024
Economia

In Abruzzo va male la vendemmia 2023, crolla del 40% la produzione di vino

A fare il quadro delle previsioni vendemmiali sono Assoenologi, Unione Italiana Vini e Ismea

Previsioni negative per la vendemmia 2023 con la produzione di vino che in Abruzzo vedrà una flessione del 40%.
Se lo scorso anno era stata la siccità a generare le preoccupazioni dei viticoltori, quest’anno ci hanno pensato le abbondanti piogge primaverili che hanno creato le condizioni favorevoli all’insorgere delle malattie della vite e soprattutto della peronospora che non ha lasciato scampo a molti vigneti soprattutto del centro-sud.

Le continue piogge, infatti, in molti casi hanno impedito l’ingresso in vigna per effettuare i trattamenti e in altri ne hanno vanificato gli effetti.

A completare il quadro si aggiungono attacchi di flavescenza dorata, grandine e altri eventi climatici avversi durante l’estate che hanno determinato una situazione non certo brillante per la produzione nel complesso ma, in alcune zone, con qualche difficoltà aggiuntiva per le produzioni biologiche. L’indagine, condotta nella prima settimana di settembre, fa propendere l’ago della bilancia verso un deciso calo delle produzioni vitivinicole che si stimano infatti poco al di sotto dei 44 milioni di ettolitri, registrando un calo medio del 12% rispetto ai 50 milioni dello scorso anno. Un livello produttivo che non permetterebbe all’Italia di mantenere il primato mondiale, date le ultime stime che attestano la produzione della Francia a 45 milioni di ettolitri, comunque in lieve flessione sullo scorso anno (-2%), mentre la Spagna si colloca al terzo posto. Al di là, comunque, della perdita della leadership mondiale, che resta un riferimento puramente statistico, gli operatori sanno bene che sono le quote di mercato e il valore della produzione le variabili che realmente fanno la differenza. L’andamento climatico delle prossime settimane, comunque, sarà cruciale e, se le condizioni meteo permetteranno una maturazione ottimale delle uve, soprattutto per le varietà più tardive, la stima potrebbe essere meno negativa. Viceversa, la perdita potrebbe anche essere più pesante. Resta sempre l’incognita delle rese perché, con una vendemmia in ritardo di circa una settimana rispetto alla norma, l’aleatorietà resta notevole su questa importantissima variabile. Sebbene la peculiarità della stagione non permetta di formulare previsioni omogenee neanche nello stesso areale, quest’anno si può comunque affermare, facendo i dovuti distinguo, che il nord ha tenuto decisamente bene, confermando sostanzialmente i livelli produttivi dello scorso anno, mentre al Centro si hanno flessioni in media di oltre il 20% e al sud si sfiorano riduzioni del 30%. Nel nord ovest si assiste all’importante ripresa della Lombardia, che lo scorso anno era stata particolarmente segnata dalla siccità, seguita da quella più moderata di Liguria e Valle d’Aosta con una sostanziale tenuta del Piemonte. Il Nord-Est è trainato dalla locomotiva Veneto, nonostante tutto, per il quale si stima un’ulteriore lieve crescita grazie anche all’entrata in produzione dei nuovi impianti. Il Trentino-Alto Adige non si discosta di molto dai livelli dello scorso anno 2 mentre perdono qualche punto percentuale Friuli-Venezia Giulia ed Emilia-Romagna. Più omogenea la situazione al centro-sud caratterizzata da flessioni che vanno dal 20 fino al 45 per cento. 

La situazione in Abruzzo

Dopo un inverno mite, con precipitazioni al di sotto della media, la stagione in Abruzzo è stata caratterizzata da piogge abbondanti e continue da aprile a giugno. In pratica, due terzi delle giornate primaverili, sono state interessate da bagnatura della vegetazione e da un’umidità, sia relativa che assoluta, altissima. Fino alla fine di giugno, le temperature sono state al di sotto delle medie stagionali, con forti escursioni termiche giornaliere, poi a luglio si sono innalzate drasticamente, toccando spesso i 38-39 ° C, mentre nelle prime due settimane di agosto le temperature c’è stato un nuovo calo termico. Le avverse condizioni meteo, dal germogliamento all’allegagione, hanno causato una pressione patologica, da parte della peronospora, molto alta che ha ridotto la produzione, in modo particolare delle varietà di terza e quarta epoca di maturazione. Il Montepulciano è certamente il vitigno che ha subito la maggiore perdita di produzione per opera del fungo mentre per i vitigni a bacca bianca le perdite sono più contenute. Tale situazione di forte criticità produttiva non è comunque omogenea su tutto il territorio regionale. Inoltre, quest’altalena termica ha causato inizialmente un ritardo fenologico su tutte le varietà, con una maturazione posticipata di circa una settimana rispetto alle ultime due vendemmie, tornando però su tempi di maturazioni più consoni al vitigno. La qualità delle uve scampate alle diverse avversità è buona, soprattutto nel quadro acidico, che risulta essere particolarmente equilibrato. Inoltre, il rapporto vantaggioso tra vegetazione e produzione ha permesso ai grappoli di crescere senza stress con una previsione di resa in mosto elevata.

Il dato del 2022 era pari a 3.085 ettolitri mentre la previsione per il 2023 è di 1.851 con un calo del 40%.

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