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Commercio in centro, Confesercenti vuole una rivoluzione

Il Presidente di Confesercenti Bruno Santori ha presentato una serie di proposte per sostenere il commercio nel centro di Pescara, dove si registra una grave crisi: "600 locali sfitti"

Il Presidente di Confesercenti Bruno Santori ha presentato una serie di proposte per sostenere il commercio nel centro di Pescara.

Santori in particolare si rivolge in particolare all'amministrazione comunale ed ai politici regionali per chiedere di adottare misure che possano realmente favorire il commercio nel centro cittadino, dove i negozianti ed esercenti sono sempre più schiacciati dalla concorrenze della Grande Distribuzione.

Ecco la lettera inviata da Santori:

    "La crisi del commercio a Pescara va oltre la contingenza economica internazionale. I commercianti di Pescara stanno pagando più di tutti le scelte sbagliate compiute negli ultimi venti anni, a partire dalla costruzione dei centri commerciali alle porte della città e dal decentramento della maggior parte degli uffici di rilevanza pubblica, che non è riuscito a distribuire vitalità alle periferie ma nel frattempo ha svuotato di funzioni il centro città disincentivando i consumatori a frequentarne le attività commerciali. Il decollo a stenti del turismo, complice l’intermittenza dei collegamenti aerei e navali e l’assenza di una politica attrattiva costante ed ambiziosa, assottiglia ulteriormente il bacino dei potenziali clienti. Il risultato è che non solo nel quadrilatero del centro, ma in tutta la città sono ormai 600 i locali destinati ad attività commerciali che non riescono ad essere affittati.

 In questa contingenza i commercianti di Pescara stanno vivendo una situazione economica mortificante. Le modifiche al Piano Traffico, seppur avviate in fase sperimentale, sono state attuate senza l’assoluto coinvolgimento preventivo delle categorie interessate, che pure sono le prime a tratte benefici o danni dalle scelte della politica. Questa pratica, non inedita a Pescara, va assolutamente abbandonata e sostituita con una costante partecipazione delle categorie economiche alle scelte dell’Amministrazione. Una partecipazione costante che aiuti l’Amministrazione ad indirizzare le proprie scelte verso quelle decisioni che possono sostenere il commercio persino nel breve periodo, come un abbattimento del costo del parcheggio nell’area di risulta e l’allestimento della segnaletica orizzontale che possa aiutare a creare più posti auto nello stesso parcheggio. Ma queste sono scelte di breve periodo: i commercianti sono pronti a fare la loro parte per contribuire a cambiare la città.

 

I centri commerciali “in door”. Ai consiglieri regionali eletti a Pescara chiediamo un impegno formale e pubblico: da questo momento non ci sia più nessun via libera ai centri commerciali e nessuna liberalizzazione degli orari e delle aperture festive, come periodicamente si tenta di fare. Il Sindaco di Pescara si faccia carico di un Patto dei Sindaci dell’area urbana in cui ci si impegni solennemente a dire no ad ulteriori aperture. I centri commerciali stanno programmando il raddoppio delle proprie aree e questo sarà un ulteriore colpo al commercio urbano. Troppe volte siamo rimasti da soli, noi di Confesercenti, a combattere questa speculazione commerciale ed edilizia: la situazione è talmente grave che anche chi in passato ha agevolato la realizzazione di centri commerciali deve ora dire basta.

 
Il centro commerciale naturale. La Confesercenti rivendica la primogenitura del progetto, la cui discussione è iniziata nella categoria proprio grazie ad una prima proposta del 2000 nata all’interno della stessa Confesercenti. Va dato atto a questa Amministrazione di aver creduto nell’iniziativa, seppur con una organizzazione inedita che va ancora sperimentata sul campo, quella cioè delle Associazioni di Via. I nostri associati, garantiti anche dall’ingresso della stessa Confesercenti nell’azionariato del Centro commerciale naturale, partecipano attivamente nelle Associazioni di Via proprio perché crediamo che questa formula vada sperimentata. Il Centro commerciale naturale deve comunque essere gestito in termini aziendalistici e dunque da strutture tecnico-manageriale avanzate, perché Pescara è una città complessa e che vive di terziario, e solo l’esperienza di organizzazioni nazionali e con forti collegamenti con le principali esperienze europee e nordamericane può consentire a Pescara di non ripetere gli errori commessi altrove con l’associazionismo informale. Noi ci carichiamo di questo compito.
 

Rivoluzionare il centro, dire no al pedaggio. Con i centri commerciali posti come check-point ai margini della città e con gli uffici di rilevanza pubblica ormai lontani dal centro, a raggiungere Pescara oggi sono in pochi. Allora vanno ammessi gli errori del passato sulla delocalizzazione degli uffici, e va scritto un timing molto rigido su Aree di Risulta e Stazione Ferroviaria: Pescara non può continuare ad avere due mostri inutilizzati nel cuore della città. Quelle aree vanno utilizzare per ridare fiato all’economia cittadina, riportare gente in centro, disincentivare nuove delocalizzazioni ai margini della città. L’Area di Risulta e la Stazione Ferroviaria dovranno essere il nuovo cuore della città, ragionando anche sull’ipotesi di riportare in centro i poli direzionali anche con quella riforma della mobilità pubblica di cui si continua a parlare da almeno vent’anni senza risultati. Si parta dal semplice ammodernamento delle pensiline degli autobus con l’inserimento dei Gps che segnino il tempo di attesa dei mezzi, e si provi ad acquistare mezzi più piccoli che possano agevolarne il movimento e quindi ridurre i tempi di attesa. Sono decisioni che si possono prendere in poche settimane, non in vent’anni. Nel frattempo il costo del parcheggio va riportato a prezzi più contenuti o, in alternativa, al netto dei posti auto per residenti e lavoratori bisogna incentivare la sosta breve: per larga parte della giornata il parcheggio è desolato.  Un netto no al pedaggio sull’Asse attrezzato è una condizione preliminare per ogni ipotesi di sostegno al commercio.

 
Negozi sfitti. Il Comune si faccia carico di patto con proprietari. Secondo una nostra stima interna, sono oltre 600 i locali commerciali che non riescono ad essere affittati. Questo avviene per due ragioni: una pesante crisi del commercio, che colpisce Pescara più di altre città, e per l’elevatissimo costo degli affitti. La proprietà immobiliare deve comprendere che strozzare il commercio è una strada utile solo per ritrovarsi con i locali sfitti: il Comune si deve far carico di un accordo con i proprietari, per incentivare l’affitto dei negozi a prezzi calmierati anche come forma di incentivo all’apertura di nuove imprese nelle aree periferiche, che stanno vivendo la crisi del commercio in termini drammatici e senza alcun intervento da parte dell’Amministrazione. Al tempo stesso la società del gruppo FS che gestisce la Stazione Ferroviaria va messa con le spalle al muro per dare decoro e aprire alla città i 25mila metri cubi inutilizzati al suo interno, realizzati – vale la pena ricordarlo – con soldi pubblici.
 

Turismo: eventi di qualità e promozione professionale. Per riportare persone in centro è necessario che Pescara si doti rapidamente di una politica turistica degna di questo nome. La politica dei piccoli eventi non porta nulla se non un turismo pendolare e di scarso impatto economico. Gli eventi devono essere invece di grande qualità e con il coinvolgimento degli istituti di credito locali, che devono reinvestire sul territorio la raccolta dei risparmi delle imprese pescaresi. Al tempo stesso, non si fa promozione senza una politica attenta di partecipazione ai workshop, ai b2b, alle sessioni di lavoro delle grandi manifestazioni professionali. L’estemporaneità e il semplice allestimento di mediocri cartelloni non portano più alcun vantaggio: bisogna affidarsi a professionisti. La vicenda del porto e dei collegamenti mancati con la Croazia grida ancora vendetta e non dovrà più ripetersi.

I rapporti con l’Amministrazione. Troppe volte, negli ultimi mesi, l’Amministrazione ha posto le imprese e i loro rappresentanti istituzionali – le associazioni di categoria – di fronte al fatto compiuto. C’è la sensazione che l’Amministrazione, come spesso avvenuto anche in passato, preferisca in alcuni casi “scegliere” i propri interlocutori e caricarli artificialmente di una rappresentanza complessiva del sistema economico che invece non hanno: è una strada più semplice, perché evita di affrontare i problemi veri del settore. Questa tentazione va invece superata: coinvolgere pienamente le associazioni di categoria, alle quali gli imprenditori affidano una delega molto pesante sotto il profilo sindacale e dei servizi, vuol dire affrontare le necessità delle categorie e può prevenire anche un’azione storica come quella di questi giorni con le insegne dei negozi spente. Una protesta nata dal basso proprio a dimostrazione che le imprese vanno coinvolte prima, e non messe di fronte al fatto compiuto.

È sotto gli occhi di tutti che è in atto nell’Amministrazione comunale uno scontro molto forte nel quale le imprese commerciali non prendono parte. Ma è chiaro che sta al sindaco mettere la parola fine e lavorare per il bene del commercio e del turismo di Pescara."

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