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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Merce contraffatta, maxi sequestro di 16mila capi d'abbigliamento: nei guai i responsabili [FOTO-VIDEO]

A condurre le indagini è stata la guardia di finanza di Pescara che ha anche ricostruito la filiera del falso: la merce proveniva da Napoli, Roma e San Giuseppe Vesuviano

Maxi sequestro di merce contraffatta eseguito dalla guardia di finanza di Pescara nell'ambito del piano d'azione "Stop Fake" che punta alla sicurezza dei prodotti e alla tutela del "Made in Italy".
L'indagine è partita da un negozio al dettaglio del Pescarese arrivando ai centri di stoccaggio merce disseminati tra Roma, Napoli e San Giuseppe Vesuviano.

Più di 16mila i capi d’abbigliamento ritirati dalla vendita e sequestrati, perché sarebbero stati privi di etichettatura conforme alla normativa del regolamento europeo e del codice del consumo. Violazioni per cui sono state irrogate sanzioni con massimali da 20 mila euro.

Le investigazioni, sulla scorta dell’esame della documentazione contabile rinvenuta, hanno portato i militari della sezione mobile del nucleo di polizia economico-finanziaria a risalire la filiera illecita della merce e scoprire così tre diversi opifici per grossisti gestiti da cinesi. I responsabili, attivi sul mercato con ampi depositi e magazzini destinati all’esposizione per il commercio e la vendita di articoli non sicuri sul territorio nazionale, sono stati segnalati alle competenti Camere di commercio. Il settore moda si conferma come tra i più colpiti dal business della contraffazione. Secondo l’ultimo rapporto Censis, l’abbigliamento sportivo, casual e intimo, e oltre 100mila esemplari tra hand bag, pochette e zaini, rappresentano le principali tipologie di articoli sequestrati. La Cina è il principale luogo di origine dei pezzi. Dalla Via della Seta proverrebbe, inoltre, più del 60% della merce non sicura e potenzialmente tossica circolante nel sommerso nazionale. A Napoli, in particolare, sembrerebbe essere operativa una vasta filiera del falso per la produzione e la commercializzazione di capi di abbigliamento a basso costo lungo i corridoi adriatici e tirrenici della penisola.

Le quantità enormi di queste tipologie di prodotti accendono i riflettori sui traffici illeciti mondiali, dove l’“ipertrofia” della contraffazione ha ormai un attore assoluto: il crimine organizzato transnazionale. Infatti, come ricordano dal Comando provinciale delle Fiamme Gialle, le organizzazioni criminali spesso sono attratte dalla produzione o distribuzione di merce contraffatta, attività scarsamente rischiose e, al contempo, altamente lucrative, per via dell’elevata domanda dipendente dalle notevoli differenze di prezzo tra gli originali e le loro copie. Un delta questo che, nella maggior parte dei casi, è dovuto ai livelli di tassazione, alla necessità da parte dei produttori legali di recuperare il capitale investito per lo sviluppo e la produzione dei propri prodotti, e, soprattutto, alla diversa qualità delle materie prime utilizzate e dunque del prodotto finale. Questa “catena di montaggio illegale” si fonderebbe sullo stretto legame che unisce le organizzazioni criminali italiane a quelle cinesi, ma anche sul frequente utilizzo da parte della criminalità organizzata di un cosiddetto sistema di triangolazione appunto, per cui le merci provenienti dall’Oriente vengono immagazzinate e poi smerciate in momenti successivi nelle varie destinazioni, di norma ritenute più sicure perché permettono di mascherare l’origine delle merci traendo in inganno gli organi deputati ai controlli doganali.

«I delitti di contraffazione, se realizzati in forma organizzata, costituiscono attività criminose produttive di enormi profitti», dice il comandante provinciale della guardia di finanza di Pescara, colonnello Antonio Caputo, «quando questi guadagni si riversano nell’economia legale, alterano il mercato e fungono da ulteriore incentivo per la commissione di una serie di reati. La tutela della proprietà intellettuale non è solo la difesa del marchio, ma anche un argine per salvaguardare la salute pubblica, i diritti dei lavoratori e delle imprese, il corretto sviluppo della libera concorrenza ed evitare, inoltre, il possibile insorgere di problematiche connesse all’ordine e alla sicurezza pubblica, messe a rischio dalla sottrazione di risorse all’erario, dalla perdita dei posti di lavoro e dalla chiusura di aziende produttive».

Maxi sequestro merce contraffatta guardia di finanza 11 ottobre

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