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Anche gli ultimi 80 rifugiati ucraini ospitati a Montesilvano dovranno andare via

Le persone fuggite dalla guerra dovranno lasciare gli alberghi di Montesilvano nei quali erano ospitati, la delusione delle associazioni che si sono occupate di loro

«Dei quasi mille rifugiati ucraini che abbiamo assistito 24 ore al giorno per 7 giorni a settimana durante questo anno, sono rimasti meno di 100. Oggi sono venuti a comunicare anche il loro spostamento in aree remote del Paese e quando tante informazioni difformi dalla realtà si sommano al totale disinteresse per le condizioni di bambini, anziani e fragili, le persone fanno le loro scelte».
Questo il messaggio ricevuto da uno dei volontari che hanno aiutato coloro che sono fuggiti dalla guerra negli ultimi 14 mesi. 

Nella mattinata di lunedì 27 marzo la protezione civile Abruzzo ha comunicato lo spostamento. 

«Gli ucraini», prosegue, «devono scegliere se finire dispersi nella nuova diaspora o perdere un tetto sopra la testa. Piuttosto che subire questa ennesima ingiustizia hanno deciso di tornare in Ucraina nelle loro città di origine. Anche quelle distrutte. Li vogliono buttare fuori entro pochi giorni, senza alcun interesse per i bambini che devono finire l'anno scolastico con i loro compagni, i fragili e le loro terapie in corso e quei nuclei che si reggono su un solo piccolo stipendio di lavori legali che spostandosi perderanno. Restiamo, resistiamo, facciamo opposizione. Questa è la nostra Bakhmut».

Parliamo di una ottantina di persone, tutte componenti di nuclei affettivi, di cui 15 bambini iscritti a scuola, due artolesi, due non udenti, anziani, fragili in terapia, donne incinte che erano ospitati in alcuni hotel di Montesilvano e ora ne rimane uno solo. «Dei circa 1000 rifugiati di cui ci occupavamo», fa sapere il volontario, «oltre la metà sono andati in altri Paesi europei per evitare la diaspora. I dati nazionali lo confermano: 171.000 rifugiati ucraini a giugno 2022, 175.000 a febbraio 2023. Solo 4mila in più nei mesi in cui la Russia rastrellava centrali elettriche e acquedotti. La ragione del minimo incremento è dovuta al bilancio dei nuovi arrivati (in minor numero) e delle tantissime fughe. Io da italiano sono in profondo imbarazzo e mi sono scusato con gli ucraini perché questa non è l'Italia che ricordo e nella quale sono cresciuto, queste non sono le istituzioni che ho difeso e servito. Non hanno trovato strutture disponibili nella regione per cui li mandano a 400 km da qui, in paesini della provincia del sud, privi del tessuto di servizi qui disponibile, con limitate possibilità di accesso ai lavori per i quali queste persone sono qualificate».

Bisogna anche ricordare che questi ucraini sono qui da oltre un anno e inizialmente era stato detto loro che sarebbero rimasti 7-10 giorni. Ma ormai vivono qui e le associazioni che si prendono cura di loro sono qui, i loro lavori, le amicizie, gli affetti sono qui. Infine il volontario segnala: «Lo Stato paga ai Caf/Cai 33 euro a persona al giorno. Questi Caf mettono da 16 a 26 persone per appartamento. Se dessero 30 euro al giorno per rifugiato, ogni nucleo affettivo disporrebbe di 3600 euro al mese, più che sufficienti per pagare un affitto, fare la spesa per tutta la famiglia, aprire una piccola attività e diventare autonomi nel giro di pochi mesi».

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