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Cronaca

Operazione Free Credit: la finanza recupera il 97 per cento della maxi-frode da 440 milioni di euro ai danni dello Stato

L'indagine sui falsi crediti è partita da Rimini a gennaio e ha visto coinvolto anche l'Abruzzo: oggi il recupero delle somme tra immobili, società e orologi di grande valore, altri due indagati e 10 milioni di beni per riciclaggio sequestrati

La guardia di finanza di Rimini ha recuperato il 97% della maxi-frode da 440 milioni di euro ai danni dello Stato realizzata secondo gli inquirenti, grazie alla commercializzazione di falsi crediti di imposta. Nello specifico la quantità di denaro recuperata tra immobili, società, veicoli e disponibilità finanziarie e crediti che sono stati bloccati prima che venissero ceduti è di 305 milioni di euro: 80 il totale di quelli già nel sistema di vendita e pronti a sparire con un click. Questo dunque l'esito della seconda parte delle indagini dell'operazione free credit possibile grazie a quanto trovato nei 175 apparati informatici sequestrati nel corso delle perquisizioni fatte e contenenti 20 terabytes di dati da analizzare. L'operazione Free Credit è iniziata a gennaio con l'esecuzione di 35 misure cautelari e portate avanti 80 perquisizioni non solo in Emilia Romagna, ma anche in Abruzzo, Basilicata, Campana, Lazio, Lombardia, Marche, Puglia, Sicilia, Toscana, Trentino e Veneto. Una maxi-operazione che ha coinvolto 44 reparti della guardia di finanza e oltre 200 militari portando alla scoperta della maxi-frode che aveva come base operativa Rimini e che era ramificata in tutta Italia con il coinvolgimento di 56 associati e 22 prestanome.

Secondo l'accusa i responsabili avevano frodato lo stato commerciando i falsi crediti di imposta introdotti con il decreto rilancio per sostenere le imprese e i commercianti in difficoltà nella fase più acuta della pandemia da covid-19. Il proseguo delle indagini oltre ad aver consentito la quasi totalità della somma frodata ha permesso con le perquisizioni fatte, di scoprire anche come gli indagati avessero impiegato i soldi attraverso il monitoraggio delle movimentazioni fatte verso l'estero e gli acquisti fatti con moneta virtuale. Tra i beni sequestrati ci sono infatti anche criptovalute attualmente custodite in un wallet per impedirne la movimentazione, oltre ad oro, a platino e ad orologi di grande valore che erano tenuti in una cassetta di sicurezza in Austria cui la guardia di finanza ha avuto accesso procedendo poi al sequestro, grazie alla collaborazione delle autorità austriache che hanno recepito un ordine investigativo europeo della procura di Rimini, e successivamente un ordine di congelamento emesso dal gip di Rimini del tribunale del capoluogo, a riprova della efficacia della cooperazione internazionale di giustizia nell’aggressione dei patrimoni illeciti anche all’estero.

Decisivo, spiega la finanza, è stato il ruolo dell'ufficio italiano presso Eurojust, l'agenzia dell’Unione europea per la cooperazione giudiziaria penale che aiuta le amministrazioni nazionali a collaborare per combattere il terrorismo e gravi forme di criminalità organizzata che interessano più di un Paese dell'Unione. La sua collaborazione ha permesso una rapida esecuzione delle richieste di accertamenti bancari e ha agevolato il coordinamento e l'esecuzione delle operazioni portata avanti in Austria.La prosecuzione delle indagini ha consentito di quantificare le percentuali di guadagno e quindi il profitto dell’attività di commercializzazione dei falsi crediti confermando, almeno allo stato delle indagini, l’ipotesi del riciclaggio a suo tempo contestata a 5 indagati, per cui il gip ha emesso un secondo decreto di sequestro preventivo per 9,7 milioni di euro che ha riguardato immobili, quote societarie e veicoli.

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