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Venerdì, 26 Aprile 2024
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L'Unsic sui contagi Covid in Abruzzo: "Sottostimati nei piccoli centri anche per motivi psicologici"

Il sindacato datoriale interviene con la psicologa Francesca Cartolano che spiega come nei piccoli paesi vi sia ancora il problema della vergogna o stigma da contagio

I numeri sul contagio nei piccoli centri in Abruzzo e nel resto delle regioni italiane è sottostimato, anche per motivi non legati direttamente a questioni sanitarie o di tracciamento. Ad affermarlo è il sindacato datoriale Unsic con la psicologa Francesca Cartolano, che ha spiegato come, soprattutto nei paesi del mezzogiorno, ci sia anche un problema psicologico legato al contagio.

Molte famiglie contagiate asintomatiche o paucisintomatiche preferiscono non rendere pubblica la propria condizione, isolandosi in casa per una sorta di vergogna per il contagio e per la propria condizioni clinica. Troncano per un periodo ogni relazione sociale, evitano di contattare medici ed Asl, non si sottopongono ai tamponi. L’esito è la sottrazione alla contabilità ufficiale del numero dei contagiati.

Sono atteggiamenti figli di vecchi stereotipi sociali, della diffidenza e della paura di ciò che non si conosce. Stigma e vergogna costituiscono un binomio presente e studiato in molte epidemie ed oggi si ripresenta con il Covid-19.

All’origine c’è anche un fattore che investe il mondo della comunicazione: l’adozione di un linguaggio non consono e colpevolizzante, caratterizzato da termini negativi – si pensi a ‘untore’, ‘caso sospetto’, ‘infermo’ o ‘isolamento’ - e che finisce per perpetuare gli stereotipi esistenti. L’esito, in alcune circostanze, è la preoccupazione per la disumanizzazione del contagiato, per cui molte persone finiscono per isolarsi totalmente, evitando anche di farsi visitare da un medico”.

Ovviamente non si può fare una stima precisa dei mancati conteggi di questo genere di contagi, ma questo fattore si va ad aggiungere ai problemi già noti per il tracciamento e la resistenza al sottoporsi ai test volontari. Anche la mancanza di informazioni certe sulla malattia alimenta il clima di paura e resistenza, con il cittadino che reagisce nascondendo la propria condizione anche a costo di mettere in pericolo la propria salute per le cure tardive.

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