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Rancitelli, il duro sfogo di don Max: "Le case Ater come negozi dello spaccio"

In una lettera aperta il sacerdote sollecita le istituzioni a non abbandonare questo quartiere: "Non è normale che i micro-boss possano occupare abusivamente case di proprietà pubblica e ristrutturarle per poi affittarle a 350 € al mese"

Don Massimiliano De Luca, noto come 'Don Max', ha scritto una lettera aperta per sollecitare le istituzioni a non abbandonare Rancitelli. La riflessione del sacerdote parte da quanto accaduto nel giorno di Capodanno del 2020, quando fu assassinato un uomo. Ma, a distanza di un anno, nulla sembra essere cambiato: "Ci eravamo illusi che quell’omicidio potesse dare una svolta alla vita del nostro quartiere", ma "dopo più di un anno sono ancora promesse", afferma Don Max.

"Non è normale - denuncia il prete - che i micro-boss del quartiere possano occupare abusivamente case di proprietà pubblica e ristrutturarle per poi affittarle alla modica cifra di 350 € al mese; oppure che gli stessi permettano, non di certo gratuitamente, l’occupazione abusiva degli alloggi sfitti Ater, che precedentemente amministrazione comunale e forze di polizia avevano sgomberato… e da chi li fanno occupare? Dai loro clienti, che possono essere trasformati anche in bassa-manovalanza".

Don Max aggiunge: "Ci si dimentichi la romantica idea della famigliola disperata che occupa casa e trova, finalmente la serenità! Non è normale che, nonostante i vari divieti e chiusure decretati dai tanti dpcm, le famiglie malavitose abbiano continuato il loro demoniaco commercio nelle consuete piazze di spaccio". La malavita "ricicla i suoi tossicodipendenti disperati, trasformandoli in corrieri, gli stessi che possono fungere da vedette nelle strade o vendere le dosi dentro case fatiscenti in uno stabile Ater, occupate e trasformate in negozi".

Insomma, bisogna intervenire al più presto perché "non c’è solo il problema della “presenza del male”, ma anche, e soprattutto, della “assenza del bene”. Nel territorio di pertinenza della nostra parrocchia non c’è più una scuola, non c’è stata mai una piazza né luoghi di sana aggregazione per giovani o anziani, sistemi di videosorveglianza per la sicurezza dei residenti".

Il sacerdote parla infine di "fanta-arresti domiciliari" perché quei detenuti "li puoi tranquillamente incontrare al supermercato. E il loro ritorno a casa, magari ai domiciliari in case occupate abusivamente, può essere anche salutato con lo scoppio di fuochi d’artificio, al quale noi rancitellesi siamo abituati, sapendo che una volta erano il segnale ai clienti dell’arrivo della merce, ma oggi sono il segnale del «Noi siamo noi e ci siamo!», i soliti noti".

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