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La denuncia dell'Anpi: "All'ex Rampigna manifesto fascista strumentalizza il ricordo delle Foibe"

Polemica sul cartellone dell'associazione Audere Semper, per Rifondazione e Collettivo Zona Fucsia ennesimo atto di apologia avallato dall'amministrazione di centrodestra

Non ci è voluto molto perché il manifesto 6x3 su sfondo nero con la scritta “Onore ai martiri delle Foibe", affisso appena dietro l'ex campo Rampigna, scatenasse l'ira di politica e associazioni a cominciare da Anpi, Rifondazione Comunista e Collettivo Zona Fucsia, con la prima che parla di ennesima “strumentalizzazione” della tragedia delle Foibe.
Gesto che, non a caso, scrive l'associazione in una nota, arriva a pochi giorni della Giornata del Ricordo che si celebra il 10 febbraio.

Ad affiggerlo "un'associazione che si nasconde dietro un motto dannunziano Audere semper”, ma che, “se ricordiamo bene - scrive l'Anpi -, è stata fondata da un esponente di Forza Nuova poi passato a Fratelli d'Italia. Facciamo presente a questi nostalgici del ventennio che sono stati il nazionalismo e il fascismo italiani a introdurre la violenza in una terra in cui c'era una lunga tradizione di convivenza. E' assurdo che si cerchi ancora di negare che cosa ha combinato il regime fascista con l'italianizzazione forzata e la repressione contro la comunità slovena, i crimini contro l'umanità commessi insieme ai nazisti durante la guerra e l'occupazione della Jugoslavia. E' vergognoso che si faccia finta di non sapere che l'aggressione a quei popoli ha provocato un milione e mezzo di morti. L'onore l'Italia – prosegue l'associazione - lo ha perso dagli anni '20 al 1943 a causa dei fascisti. L'Italia non ha mai processato i propri criminali di guerra, né affrontato il peso del suo passato”. Per l'Anpi “il 10 febbraio è diventato lo strumento per criminalizzare il movimento partigiano yugoslavo a suon di mistificazioni e falsi storici, ingigantendo il numero delle vittime con cifre che nessuno storico serio avalla. Ricordiamo che decine di migliaia di soldati italiani si unirono ala Resistenza jugoslava e moltissimi caddero combattendo eroicamente per la libertà”, scrive ancora ricordando Vittorio Mondazzi, partigiano di Pratola Peligna cui “nei giorni scorsi a Milano è stata dedicata una pietra d'inciampo. La guerra con tutto l'orrore che ne è scaturito fu scatenata dalla Germania nazista e dall'Italia fascista. Ogni tentativo di cancellare questo dato storico incontrovertibile offende la memoria di milioni di vittime”, chiosa.

Per Corrado Di Sante, segretario provinciale del Partito di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea (Prc-Se), si tratta dell'ennesimo gesto “vergognoso” avallato dall'amministrazioen comunale di centrodestra che ha consentito l'affissione del manifesto dimostrando “una certa allergia ai valori della costituzione repubblicana e antifascista nata dalla Resistenza. È vergognoso che si continui a spalleggiare organizzazioni che andrebbero sciolte”, dichiara in una nota. Anche per lui la storia del confine orientale “va ricordata tutta, a cominciare dai crimini del fascismo prima e durante la seconda guerra mondiale nell'ex Jugoslavia, dall'italianizzazione forzata, alle quotidiane violenze durante il ventennio sulla popolazione slava, dalle stragi di civili da parte dei nazi-fascisti durante la guerra di occupazione, al campo di concentramento per slavi ed ebrei del Regio Esercito Italiano ad Arbe, l'attuale isola croata di Rab. Le drammatica vicenda delle foibe si inserisce in questo contesto. È grave che fino ad oggi nessun presidente della Repubblica italiana abbia mai fatto visita al campo di concentramento di Arbe”, prosegue Di Sante che si rivolge chi, il Giorno del Ricordo, lo ha istituito chiedendosi se sia tale o piuttosto un'iniziativa dal sapore politico per raccontare la tragedia delle Foibe. “Si vuole un futuro di pace e condivisione nel rispetto delle diversità, di convivenza e riconciliazione nelle terre di confine oppure si ha nostalgia di nazionalismi e revanscismo?”, si chiede sottolineando che anche la scelta del giorno, il 10 febbraio, è discutibile dato che quel giorno, nel 1947, fu firmato il Trattato di Parigi. “Qualcuno vuole disconosce quella firma? Qualcuno avrebbe voluto altro, la vittoria del nazifascismo? - incalza Di Sante -. Solo il sacrificio dei partigiani salvò l'onore di un paese passato dalla dittatura fascista alla discese in guerra al fianco di Hitler. Ricordare le vittime di fascismi e nazionalismi è doveroso perché non si ripetano le tragedie della seconda guerra mondiale e del Novecento, foibe comprese. Ma è bene porsi una domanda: per quale futuro lavora la nostra memoria? Mai più la barbarie del nazifascismo, mai più nazionalismi, mai più odio e muri”.

Indignazione arriva anche dal Collettivo Zona Fucsia che parla di ennesimo atto di apologia al fascismo sostenuto dall'amministrazione guidata dal sindaco Carlo Masci in un luogo dove, il campo Rampigna, i giovani pescaresi creavano comunità e che oggi è riconosciuto dal Fai come sito archeologico. “Nel richiedere a gran voce la rimozione di tale scempio – scrive in una nota il Collettivo -, vorremmo ricordare che, nell’ultimo anno, il nostro Comune non è stato estraneo ad altrettante manifestazioni di appoggio o azioni, a bruciapelo, verso posizioni estremamente conservatrici, per molti cittadini contestabili, come l’apertura dei consultori ai pro-life e la possibilità per quest’ultimi di offrire un, non meglio definito, obolo alle donne che accettassero di non abortire. Chiediamo quindi un maggior controllo ed una maggiore trasparenza che renda le scelte della comunità, per l’appunto, comuni e non sorprese imposte da certi e applicate per negligenza e noncuranza di chi dovrebbe attenzionare simili eventi”.

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