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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Buon compleanno Pescara: la città compie 96 anni e si prepara a scrivere una "Nuova" storia

Era il 12 gennaio 1927 quando Castellammare Adriatico e Pescara divennero una cosa sola e non senza scontri e polemiche Il centenario si avvicina e la città guarda al suo domani con quello spirito moderno e avanguardistico che l'ha sempre caratterizzata

La “piccola patria” di dannunziana memoria guarda al “nuovo” futuro della città metropolitana e si riscopre, ancora una volta, moderna e capace di abbracciare ed anticipare i tempi sfidando timori e scetticismi. Una lezione imparata dal Vate e si spera mai dimenticata. Da quel 12 gennaio 1927 sono passati esattamente 96 anni e la città si avvicina alla seconda fusione della sua storia dopo quella con Castellammare Adriatico.

Un compleanno importante quello di oggi per quel gonfalone bianco e azzurro i cui colori sono l'orgoglio dei pescaresi. Fu proprio Gabriele d'Annunzio a sceglierle il nome: Pescara. La richiesta perché nascesse la avanzò a Mussolini ed è ironico pensare, mentre si anima il dibattito sulla Nuova Pescara, che proprio Spoltore ne fece parte sin dall'anno dopo per poi separarsene nel 1947.

“Il comune di Castellammare Adriatico è unito a quello di Pescara”. Così si legge nell'articolo 4 del Regio decreto del 2 gennaio 1927 firmato da Vittorio Emanuele III di Savoia. Il decreto fu pubblicato in gazzetta ufficiale l'11 gennaio. Il giorno dopo Pescara era realtà e con lei la sua provincia, la più piccola d'Abruzzo con i suoi 46 Comuni, ma già moderna e in pieno sviluppo. Una sorta di propensione naturale quella di Pescara che sembra si era guadagnata anche il plauso, ben 67 anni prima, di Vittorio Emanuele II di Savoia. Era il 1860 quando passando nell'allora divisa città nel viaggio che lo avrebbe portato Teano per incontrare Giuseppe Garibaldi, disse: “o che bel sito per una grande città commerciale, bisogna abbattere queste mura e costruire su questo fiume un porto e Pescara in meno di un secolo sarà la più grande città degli Abruzzi”. Parole che oggi sembrano un richiamo alla responsabilità verso una marineria tanto sofferente.

“Come Pescarese – scrisse d'Annunzio a Mussolini per chiedere che la nuova città sorgesse - ti prego di consentire che la mia Pescara si congiunga civicamente a Castellammare Adriatico e capeggi una provincia nuova. C’è su questa unione una mia prosa del 1882, se non sbaglio! Esaudi me e la gente fiumarica e adriatica. Giacomo Acerbo, nel nome di Aterno, amplierà il feudo”. Acerbo, al tempo ministro del duce, fu con il Vate il padre putativo della Pescara che oggi conosciamo e che mai ha temuto le sfide che la storia le ha messo davanti. Neanche la più orribile: la distruzione causata dai bombardamenti degli alleati quando la seconda guerra mondiale volgeva al termine e le migliaia di morti che ha dovuto contare.

Novantasei anni per una città non sono di certo tanti, ma oggi dell'antica Aternum di origine romana iniziamo ora a conoscere la storia come testimoniano gli scavi e i ritrovamenti degli ultmi anni. Una città che si è stratificata, ricostruita e rinnovata sempre.

Certo la sua nascita non fu accolta con favore da tutti. La rivalità tra Castellammare Adriatico e Pescara è di antica memoria e ancora una volta, a raccontarla, era stata proprio l'esule d'Annunzio. Emblematica in questo senso “La guerra del ponte” contenuta nelle “Novelle della Pescara”.  “Un’antica discordia dura tra Pescara e Castellammare Adriatico, tra i due comuni che il bel fiume divide - scriveva il Vate -. Le parti nemiche si esercitano assiduamente in offese e in rappresaglie, l’una osteggiando con tutte le forze il fiorire dell’altra". "Sorse un dì da questo ponte la popolar leggenda di San Cetteo liberatore; e il santo annualmente vi si ferma nel mezzo, con gran pompa cattolica, a ricevere le salutazioni che dalle barche ancorate mandano i marinai - scriveva ancora . Gli odii tra i Pescaresi e i Castellammaresi cozzano su quelle tavole che si consumano sotto i laboriosi traffici cotidiani".

Quando Pescara nacque gli scontri non mancarono con gli abitanti di Castellammare. Ciò che è nuovo non può piacere a tutti, questo è noto così come il timore di ciò che essa porterà. Il pensiero non può non andare all'aspro dibattito che oggi ruota attorno alla nascita della Nuova Pescara. Quando d'Annunzio apprese da Mussolini che Pescara era nata rispose così: “Sono contentissimo della grande notizia e sono certissimo che la mia vecchia Pescara ringiovanirà diventerà sempre più operosa e ardimentosa”.

Quella "vecchia" Pescara ora si proietta verso una "nuova" storia tutta da scrivere e che, siamo certi, sarà fatta ancora una volta di capacità di guardare avanti per riaffermarsi, ancora una volta, come città moderna e avanguardista. 

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