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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Aggressioni in pronto soccorso, Rosini (Opi): "La rete di emergenza va potenziata, a garanzia di utenti e operatori"

Per la presidente dell'Ordine delle professioni infermieristiche i problemi sono tanti: dal sovraffollamento all'utenza che è cambiata a causa del crescente disagio sociale e i bandi vanno deserti: "Chi vuole venire a lavorare con questo stipendio sapendo di rischiare?"

E' la rete di emergenza territoriale che va rivista: solo così si possono risolvere i problemi del pronto soccorso e in favore del personale che subisce continue aggressioni e in favore degli utenti esasperati dalle lunghe attese. Abbiamo chiesto ad Irene Rosini, presidente dell'Opi (Ordine delle professioni infermieristiche) di commentare l'aggressione subita da un infermiere in pronto soccorso, aggressione in seguito alla quale ha riportato la frattura del setto nasale e avvenuta il giorno prima della morte di Bruno D'Attanasio, il 90enne che, ha denunciato la nipote Luciana Ferrone ( vicepresidente nazionale Cna Fita e presidente Cif della camera di commercio Chieti-Pescara), è stato per otto ore in corsia senza essere visitato. Da parte dell'Ordine c'è tutta la vicinanza alla famiglia e la tragedia, così come l'episodio che ha visto protagonista l'infermiere, ripropongono domande e problemi cui, fino ad ora, non si sono date risposte.

Il problema del sovraffollamento c'è, è concreto e le conseguenze, a volte, diventano davvero molto pesanti. “Gli aspetti organizzativi vanno rivisti perché Pescara è l'unica città che ha un ospedale in un ampio territorio. Basta pensare che il più vicino, in provincia, è a 40 chilometri. Ci sono Penne e Popoli”. Per decongestionare il pronto soccorso dunque, per Rosini la priorità è potenziare la rete di emergenza-urgenza sul territorio aprendo strutture h24 dove possano recarsi i codici verdi ed usufruire della degenza breve. “Nel pronto soccorso di Pescara si dovrebbe venire solo per le acuzie”, aggiunge. Da considerare ci sono tanti fattori, sottolinea. Fattori che vanno poi a determinare anche l'accadimento di episodi che salgono agli onori delle cronache come la brutale aggressione subita dall'infermiere in corsia. La seconda di questa portata registrata negli ultimi mesi: a febbraio un'altra infermiera era stata aggredita riportando diverse fratture e una prognosi di 30 giorni.

“Le violenze accadono piuttosto spesso e quelle verbali sono anche più pesanti – sottolinea -. Non è la prima volta che si arriva alle mani. La gente è esasperata, ma sicuramente non è con la violenza che si risolvono i problemi”. Gli episodi più gravi, tra l'altro, tiene a sottolineare, sono sempre perpetrati da persone con problematiche specifiche. “Va detto – spiega Rosini – che è cambiata un po' l'utenza che arriva al pronto soccorso. Sta aumentando il disagio sociale per cui arrivano più pazienti con disturbi etilici, di tossicodipendenza o senzatetto”. Persone che, troppo spesso, arrivano proprio per sfogare la loro rabbia e il loro disagio. “Di fatto tutto può accadere – aggiunge -: entrambe le aggressioni violente sono state compiute da persone di questo tipo”.

Dunque il problema non è nell'aumentare la sicurezza per Rosini, ma nel garantire un ambiente dove si possa lavorare dando il miglior servizio e garantendo serenità agli operatori. Obiettivi raggiungibili solo con la diminuzione del flusso di pazienti e dunque, per la presidente Opi, con il potenziamento della rete territoriale. Non è quindi un caso per lei che i bandi per il reclutamento del personale vadano deserti. “Chi vuole andarsi ad esporsi al rischio?”, si chiede retoricamente. Sul fatto se l'aumento di stipendio che il vicepresidente del consiglio regionale Domenico Pettinari (M5s) ha chiesto di garantire per incentivare a far tornare personale in pronto soccorso risponde che sì, certamente potrebbe aiutare anche perché, sottolinea “Siamo pagati poco in generale, a prescindere dal pronto soccorso dove il contesto è ancor più delicato. Questa non è più una professione attrattiva e tempo che di infermieri se ne possano non trovare più. Mi auguro non accada ma d'altra parte chi vuole operare in un reparto dove si lavora tantissimo, si hanno tante responsabilità e si rischia di essere picchiati?”.

Aprire presidi capaci di accogliere i non gravi darebbe una mano a chi lavora e a chi in pronto soccorso arriva perché sta davvero male. E per l'estate la preoccupazione è tanta. “Questa è una città turistica ci sarà un ulteriore flusso. La popolazione è cambiata, oggi è più anziana e ci sono tantissime cronicità. Le situazioni con cui fare i conti sono tante e se questi sono i presupposti il resto si può solo provare ad immaginare”.

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