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Lunedì, 29 Aprile 2024

VIDEO | L'online “uccide” il commercio tradizionale: in dieci anni il 55 per cento di aperture in meno e addio mercati

La Confesercenti Abruzzo rende noti i dati dell'Osservatorio e lancia l'allarme: "Bisogna regolare la concorrenza dell'e-commerce, si va verso la desertificazione". Crollo verticale in tutti i settori, gli ambulanti nel 2025 potrebbero "sparire" e i mercati chiudere i battenti. Il richiamo al governo e la politica locale

Quando sono arrivati i grandi centri commerciali è stato lanciato l'allarme ma con l'e-commerce la crisi è diventata strutturale e si è così arrivati a un calo del 55 per cento di attività commerciali sul territorio regionale negli ultimi dieci anni con solo il 6 per cento di perdita registrato nell'ultimo anno e cioè tra il 2022 e il 2023. Il dato lampante è quello del decennio: nel 2013 in Abruzzo avevano aperto 1.039 attività, nel 2023 meno della metà e cioè 463.

“Dati molto preoccupanti”, così li definisce il presidente regionale Confesercenti e presidente nazionale Fiesa-Confesercenti Daniele Erasmi, quelli che emergono dall'osservatorio dell'associazione di categoria e proprio l'online sta mettendo la pietra tombale sul commercio “classico” con l'Abruzzo che con i suoi numeri, sottolinea insieme al direttore regionale Lido Legnini, è tra le regioni del sud con i dati più allarmanti.

Tre in particolare i settori che vanno verso la desertificazione con su tutti le edicole che registrano un calo del 79 per cento. Seguono i distributori di carburante (meno 80,3 per cento) e l'abbigliamento con il meno sessanta per cento. Crisi anche per altri settori soprattutto cartolerie (meno 72 per cento, negozi di giocattoli (meno 66 per cento), negozi di vendita di articoli regalo (meno 91 per cento), librerie (meno 45 per cento), quelli di informatica (meno 51 per cento) e gli ambulanti a quota meno 72 per cento. Al di là delle singole percentuali il vero rischio sparizione lo corrono proprio questi ultimi con i mercati che, sottolinea Legnini, potrebbero letteralmente sparire. A spaventare, aggiunge Erasmi, il fatto che quella desertificazione che già si era concretizzata nei piccoli centri, ormai è arrivata nelle città con anche gli intermediari del commercio che pian piano si assottigliano: per questi la perdita è stata del 48 per cento. Numeri cui si aggiunge la brusca frenata per i prestiti nel campo dei servizi che il picco lo ha toccato nel Pescarese nel 2022 con il meno 4 per cento.

“Due le cose che impressionano – sottolinea Legnini -: innanzitutto il fatto che i numeri sono inferiori al periodo della pandemia. Secondo che il commercio ambulante nel 2025 tenderà a zero aperture. È un comparto che sta scomparendo – rimarca il direttore regionale Confesercenti -. Stiamo parlando di circa 5-6mila operatori, un dato assolutamente importante in Abruzzo. Con la tendenza all'apertura zero rimarrebbero aperte solo le partite Iva: scompariranno i mercati nelle nostre città”.

Tutto questo, prosegue Erasmi, “sta accadendo perché l'e-commerce e il mondo del web hanno ormai conquistato il commercio. Continuiamo a combattere ad armi impari. Niente va a vantaggio dei commercianti e l'accesso al mondo credito è sempre più difficile per i piccoli imprenditori”. La burocrazia è un vero cappio in sostanza con il governo che non sta aiutando il settore, afferma la Confcommercio ed esempio ne è il fatto, continua il presidente regionale, che a un anno dall'ultimo cambio si chiede oggi di ammodernare ancora una volta i registratori di cassa. “Continuano le spese, ma non diminuisce la burocrazia”, chiosa.

Un allarme quello di Confesercenti che si aggiunge a quello lanciato dalla Cna per le imprese artigiane. Per Legnini bisogna intervenire e subito e per farlo “a livello locale bisogna incidere sulla rigenerazione urbana, accesibilità e intermodalità sostenibile. Vanno favorite le attività di somministrazione e intrattenimento soprattutto nei centri storici e vanno riqualificati i mercati coperti con una misura ad hoc, ad esempio attingendo ai Fondi di sviluppo e coesione (Fsc)”. Un tema quello dei mercati molto attuale in città con le polemiche sui mercati coperti mai arrestatesi e i bandi che il Comune sta promuovendo per cercare di riqualificarli.

Sul fronte nazionale e internazionel l'ecomerce sta massacrando il commercio classico a causa, prosegue Legnini, del “dumping fiscale che c'è nei confronti di questa attività. Attualmente esiste la ditigal tax che però incide solo per il 3 per cento sul ricavato delle grandi piattaforme online. Un tre per cento che secondo le stime del Sole24Ore viene tra l'altro riscosso solo a metà, ma anche se fosse tutto parliamo di un quinto delle entrate che deriverebbero da un negozio a costo fisso”. Insomma il costo online è quasi zero, spiega. “C'è un accordo a livello internazionale che fissa per 136 Paesi nel mondo una tassazione del 15 per cento sulle transazioni internazionali. Chiediamo al governo che lo recepisca alzando la tassazione almeno a quel 15 per cento che non è un optimum, ma almeno un respiro”.

Tra crisi economica, grandi colossi del web e burocrazia che rende difficile accedere al credito con i giovani, conclude Erasmi, sempre meno invogliati ad aprire un'attività, le saracinesche continuano ad abbassarsi e basta fare due passi in città per rendersi conto che, in effetti, sono tante quelle che sono state chiuse negli ultimi anni.

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