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VIDEO | Svelate le terne finaliste dei Premi internazionali Flaiano di narrativa e per quello speciale all'Aurum c'è Carlo Verdone

Ecco i titoli e gli autori dei tre testi che si giocheranno la vittoria il 25 giugno con il voto dei 100 lettori in una serata che vedrà l'assegnazione di tre premi davvero speciali nel ricordo di Ada D'Adamo e il messaggio universale di cui sono voce le opere di Edith Brook

Saranno ora i 100 lettori che il 25 giugno parteciperanno alla serata finale che si terrà all'Aurum, a decretare il vincitore del Premio internazionale Flaiano di narrativa sia per la sezione “over” che per la sezione “under 35”. Per la prima a giocarsi la vittoria saranno Dario Ferrari con “La ricreazione è finita” edita da Sellerio, Giuseppe Lupo con “Tabacco Clan” e Maddalena Vaglio Tanet con “Tornare del Bosco” entrambi editi da Marsilio.

Per gli “under 35-Bper banca” (sezione che visto un vero exploit nella partecipazione) alla serata finale sono approdati Edoardo Pisani con “E ogni anima su questa terra” edito da Castelvecchi, Nicola Costentino con “Le tracce fantasma” edito da Minumum Fax e Beatrice Salvioni con “La malnata” edito da Einaudi.

Promessa mantenuta per l'occasione da Carlo Verdone che questa volta sarà presente a Pescara per ritirare il Premio speciale di narrativa assegnatogli per “La carezza nella memoria” edito da Bompiani, con gli altri due Premi speciali che andranno a due autrici altrettanto uniche: la compianta Ada D'Adamo per “Come d'Aria” edito da Elliot e Edith Bruck, autrice ungherese sopravvissuta ai campi di concentramento di Auschiwitz, Dachau e Bergen-Belsen e che ha saputo fare dell'orrore la leva per combattere ogni forma di odio. Per lei il premio alla carriera.

Per quanto riguarda i libri finialisti a convincere la giuria “è stata prevalentemente la qualità della scrittura. Sono arrivati tanti libri e alcuni sono inevitabilmente scartati, ma credo sia giusto partecipare ad una competizione per uno scrittore a prescindere da come vada a finire”, sottolinea la presidente del Premi internazionali Flaiano che sottolinea la grande partecipazione alla seconda edizione della sezione riservata ai giovani. “Una piacevolissima sorpresa perché credere in un progetto così innovativo non è stato semplice. Grazie allo sponsor e le case editrici la partecipazione è stata importantissima. Sopratutto – sottolinea – la giuria ha rilevato come i giovnai scrittori provengano già dal mondo della letteratura: il germe della narrativa si sta modificando. Tenteremo di fare in modo che il premio 'under 35' abbia sempre maggiore sviluppo, ma anche la sezione over ha avuto la sua importanza. Sono presenti tutti i libri che si sono contraddistinti nella stagione letteraria di quest'anno. Un ulteriore traguardo che i premi raggiungono e che rafforza l'idea che si è sempre voluta dare nell'assegnare un premio alla narrativa”.

Quindi i tre premi speciali. “Carlo Verone non ha potuto ritirarlo l'anno scorso, ma aveva promesso che sarebbe venuto quest'anno e lo farà. Questo ci fa piacere. Poi un premio 'specialissimo' come lo ha definito il presidente della giuria Renato Minore, alla scrittrice abruzzese Ada d'Adamo che ci ha lasciato poco tempo fa”. Un libro il suo che è una “struggente storia d'amore e unica” si legge nella motivazione: quello di una madre per la figlia disabile in cui Minore, sottolinea Tiboni, ha anche visto un parallelismo nel rapporto di Flaiano con sua figlia che pure aveva una disabilità. Proprio nell'ambito delle iniziative del Flaiano la D'Adamo aveva presentato, solo una settimana prima di morire, il suo libro, ha voluto ricordare la presidente. Premio alla carriera come detto a Edith Bruck “che ha straordinariamente raccontato la propria vita con i suoi libri e ci ha dato un insegnamento importantissimo: quello di non odiare e questo nonostante il male che ha subito”.

Appuntamento dunque all'Aurum dove il 25 giugno dalle 17 alle 20 si terrà la votazione dei 100 lettori cui seguirà lo spoglio e quindi la proclamazione dei vincitori e la consegna dei Premi internazionali Flaiano di narrativa. Per il cinema, il teatro, il giornalismo e la televisione l'appuntamento è per il 2 luglio.

Le terne finali del Premi di narrativa sono state selezionate dalla giuria composta da Renato Minore (presidente), Donatella Di Pietrantonio, Raffaello Palumbo Mosca, Raffaele Manica, Fabio Bacà, Maria Rosaria La Morgia, Giulia Alberico e Elena Ledda.

Sintesi delle motivazioni che hanno portato alla scelta della terna finalista della sezione 'Over'

  • Dario Ferrari “La ricreazione è finita” - Sellerio editore Palermo

È un trentenne viareggino, Marcello Gori, dottorando per caso dopo una laurea in Lettere e la ricerca di un lavoro per campare pur di non dar ragione al padre che lo vorrebbe erede del suo bar, il protagonista del romanzo di Dario Ferrari. Il racconto, in prima persona, con ritmo incalzante e toni ironici mette in scena la vita accademica, le sue trame, le delusioni di una generazione di giovani laureati costretta a smettere di sognare. Il romanzo, ben costruito per struttura e linguaggio, ricco di spunti letterari, si snoda tra passato e presente affrontando la realtà degli anni ’70 perché Marcello, per decisione del cattedratico di riferimento, si vede assegnata una tesi su un suo conterraneo, Tito Sella, oscuro scrittore morto in carcere ricordato per essere stato un terrorista della Brigata Ravachol, responsabile di un conflitto a fuoco nel 1977. Le storie si sovrappongono: Marcello e Tito sono entrambi due giovani della provincia italiana, vissuti in epoche diverse, desiderosi di dare un senso alla propria vita. Realtà complesse, anche tragiche in alcuni momenti, che l’autore racconta con linguaggio scorrevole senza rinunciare mai al suo sguardo comico, dissacrante e amaro.

  • Giuseppe Lupo “Tabacco Clan” ed. Marsilio

Romanzo corale e generazionale Tabacco clan , che può ricordare Daniele Del Giudice, Tondelli o più in là Quarantotti Gambini: ma con un tono sicuramente più conciliante, teneramente malinconico, senza struggimenti, ma senza neppure traumatiche fratture, dolori incommensurabili. Ugualmente brillante nella narrativa come nel giornalismo culturale e nella saggistica, Giuseppe Lupo racconta la singolare rimpatriata un gruppo di amici tutti provinciali che si sono conosciuti a Milano quaranta anni prima e si ritrovano per un matrimonio a Stresa nell’albergo dove pare abbia soggiornato Churchill e una sua amante. Un incontro che vuol dire molte cose con i ricordi che danno una forma mobile e vivacissima al racconto. Ognuno dei nostri piccoli eroi, riattivando il lessico della comune identità ,si impegna fino in fondo nella affabilità dei discorsi che celano anche la complessità dei temi e l’inesorabile confronto con lo scorrere del tempo. Lupo è bravissimo nel rendere il timore e il tremore di un bilancio che è dolce e crudele. Dolce perché l’amicizia, immaginata come un sogno di vita imposto dalla vita reale permette quasi di fissare il tempo in una buffa e indimenticabile istantanea, crudele per tutto ciò che, può essere detto, è sullo sfondo. Inesorabile.

  • Maddalena Vaglio Tanet “Tornare nel bosco” - ed. Marsilio

Con una scrittura che procede volutamente tersa e cadenzata, con la stessa apparente semplicità con cui la protagonista del romanzo abita la sua vita, Vaglio Tanet narra una storia di silenziose tragedie di provincia: il suicidio di una adolescente e la scomparsa, per giorni, della sua maestra che, sconvolta dalla notizia, come un automa si inoltra e scompare nel bosco.
Intorno a questi eventi un brulicare di ipotesi, affanni, ricerche da parte dei paesani. Il bosco custodisce la maestra che solo lì può perdersi e ritrovarsi quando, con un rovesciamento di ruoli, sarà un bambino a incontrarla, accudirla e condividere la sua scelta senza mai chiederne ragione, ad aiutarla infine a tornare tra gli altri.

Sintesi delle motivazioni che hanno portato alla scelta della terna finalista della sezione 'Under35'

  • Edoardo Pisani, “E ogni anima su questa terra“ Ed. Castelvecchi

Un vecchio cappotto e un quaderno di parole incomprensibili sono l’eredità che Yuri riceve dal nonno Gabriele, l’avo dell’Ordine dei cavalieri estinti e dall’imperfetto stato mentale. Sono strumenti inconsapevoli e voci attenuate che danno il “la” a una narrazione dall’anima flaubertiana, dal ritmo lento, che evoca il poema sinfonico. Un dramma affrontato con la poesia e la musica dei sentimenti. La follia, che lega empaticamente luoghi, personaggi e un gatto suicida, è filo conduttore di quest’opera scritta con grande passione, inquietudine e disarmante naturalezza, con stile oggettivo, a tratti istintivo, con trasposizioni di alcuni momenti (anche quelli più macabri) che paiono cesellature di un fine esecutore. Ma questo lucido delirio, che si snoda tra sogno e realtà, illusione e disinganno, tra un passato che continua a vivere nel presente e un oggi che non riserva incanti, finisce con l’essere anche il vero protagonista del romanzo: la ragione presentata sotto diversa forma. E - come scriveva Flaiano osservando la pazzia negli occhi altrui - «solo il bulbo oculare in cui alberga può davvero riconoscerla intorno a sé».

  • Nicola Cosentino: "Le tracce fantasma" Ed. Minimum Fax

“Le Tracce fantasma”, è un romanzo avvolgente e bellissimo. Racconta la vita di Valerio Scordìa, un giovane che viene dalla Sicilia, ha trentotto anni, vive a Milano e fa il critico musicale, alle spalle si porta dietro un passato di musicista con cui non ha fatto pace (“il successo del suo compagno di band Giacomo Irrera continua a infastidirlo”) e un amore finito che continua a perseguitarlo sotto forma di visioni (“ascoltando la musica e bevendo vede il passato di Anna con cui si è lasciato da tempo”). Nicola H Cosentino racconta le giornate di Valerio tra visite nel negozio di dischi di Jimmy, pezzi da scrivere, e sofferenze varie, tra cui l’idea di essersi lasciato scappare anche Mirella, la ragazza del suo palazzo conosciuta su Tinder, sulla quale si appoggiava parecchio. A complicare il quadro arriva a Milano, Alfredo, nipote diciottenne di Valerio, deciso a fare un provino per un talent show: lo zio combatte tra l’impulso a stroncare la sua musica rap e quello di aiutarlo. Un romanzo, insomma, sulla generazione dei trenta- quarantenni “sospesi tra Happy Days e il Gabbiano di Cechov” e sui semi nascosti costituiti dalle persone che abbiamo incontrato e con le quali abbiamo trascorso un pezzo di vita

  • Beatrice Salvioni: “La malnata”ed. Einaudi

Monza, marzo 1936: sulla riva del Lambro, due ragazzine cercano di nascondere il cadavere di un uomo che ha appuntata sulla camicia una spilla con il fascio e il tricolore. Sono sconvolte e semisvestite. È Francesca a raccontare in prima persona la storia che le ha condotte fino a lì. Dodicenne perbene di famiglia borghese, ogni giorno spia dal ponte una ragazza che gioca assieme ai maschi nel fiume, con i piedi nudi e la gonna sollevata, le gambe graffiate e sporche di fango. Sogna di diventare sua amica, nonostante tutti in città la considerino una che scaglia maledizioni, e la disprezzino chiamandola Malnata. Ma quella sua aria decisa, l’aria di una che non ha paura di niente, la affascina. Sarà il furto delle ciliegie, la sua prima bugia, a farle diventare amiche. Sullo sfondo della guerra di Abissinia, del dolore per la perdita e degli scompigli dell’adolescenza, Francesca impara con lei a denunciare la sopraffazione e l’abuso di potere, soprattutto quello maschile, nonostante la riprovazione della comunità.

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