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Lunedì, 29 Aprile 2024

VIDEO | In piazza Italia la cerimonia in ricordo di Palatucci, il reggente della questura di Fiume che salvò gli ebrei e morì a Dachau

Nelle parole del questore Carlo Solimene il ricordo del funzionario di polizia: "Un esempio insieme a tanti altri martiri della polizia che in quel terribile periodo dettero lustro e onore alla nostra Nazione e al corpo"

Anche quest'anno Pescara ha ricordato nei giardini di piazza Italia Giovanni Palatucci, reggente della questura di Fiume dal 1944 al 13 settembre dello stesso anno e deceduto nel campo di concentramento di Dachau il 10 febbraio 1945, cui il 15 maggio 1995 fu attribuita la medaglia d'oro al valore per gli ebrei cui ha salvato la vita.

“È un esempio insieme a tanti altri martiri della polizia che nel corso di quel terribile periodo dettero lustro e onore alla nostra Nazione e al corpo che io qui a Pescara oggi rappresento”, ha detto il questore Carlo Solimene presente alla cerimonia svoltasi davanti alla lapide che lo ricorda insieme alle autorità civili e militari, tra cui il vicesindaco Adelchi Sulpizio, il presidente del consiglio comunale Marcello Antonelli e il prefetto Flavio Ferdani.

“Basti pensare che è stato inserito tra 'I giusti tra le nazioni' e questo è un grandissimo riconoscimento – ha detto ancora il questore – Basterebbe solo pensare alla motivazione per cui gli è stata attribuita la medaglia d'oro al valore civile e le lettere che manda ai genitori per comprendere la sobrietà, ma nel contempo il grande senso istituzionale, il grande senso dello Stato, il grande senso di uomo delle istituzioni che fino alla fine ha tenuto fede al proprio giuramento”.

Un esempio che, prosegue, “crede che valga sempre. Sono quelle figure che saranno sempre vive nei nostri cuori. Il ricordo di Palatucci e tanti altri martiri è il ricordo indelebile per fare sempre di più”. Valori quelli di Palatucci “che – conclude Solimene – sono patrimonio della polizia e mi auguro siano patrimonio del nostro Paese perché uomini così sono veramente da esempio per tutti noi”.

Durante il suo intervento pubblico il questore ha rimarcato come sia spesso stato in Israele dove il ricordo di Palatucci “è ancora molto netto tra gli ebrei”, ricordando la scelta che fece declinando la possibilità offertagli dall'ambasciatore Svizzero per lasciare Fiume nel momento peggiore. Possibilità cui disse no lasciando però il suo posto a una sua cara amica e la madre, entrambe ebree.

L'occasione anche per ricordare la motivazione con cui gli fu attribuita la medaglia d'oro al valore civile in cui si legge: “funzionario di polizia, reggente la questura di Fiume, si prodigava in aiuto di migliaia di ebrei e di cittadini perseguitati, riuscendo a impedirne l'arresto e la deportazione. Fedele all'impegno assunto e pur consapevole dei gravissimi rischi personali continuava, malgrado l'occupazione tedesca e le incalzanti incursioni dei partigiani slavi, la propria opera di dirigente, di patriota e di cristiano, fino all'arresto da parte della Gestapo e alla sua deportazione in un campo di sterminio, dove sacrificava la giovane vita”.

A benedire il mazzo di fiori depositato è stato don Gianni Caldarelli. Un momento sentito da tutti e cui hanno partecipato anche tanti uomini della questura e delle associazioni di polizia.

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