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Cronaca

L'intervento è riuscito ma paziente 70enne di Pescara muore, verrà eseguita l'autopsia: la famiglia presenta querela

Il 70enne pescarese Francisco Simeone è deceduto nell'ospedale di Chieti dopo essere stato sottoposto a un intervento alla vescica, riuscito secondo i medici. Sulla salma verrà disposta l'autopsia. Il figlio Valerio: "Il suo cuore si è fermato, perché qualcosa è andato storto? I rischi erano stati valutati"

L'intervento di asportazione della vescica sembra riuscito, ma poche ore dopo il cuore del paziente si ferma.
Inutili i tentativi di rianimare Francisco Simeone, 70 anni, di Pescara, che muore venerdì sera, 24 novembre, all'ospedale di Chieti, dove poche ore prima era stato operato.

Come riferisce ChietiToday, questa mattina la famiglia dell'uomo, che ha lavorato prima come radiotecnico e poi si è occupato di sistemi informatici in un'azienda di San Giovanni Teatino, ha depositato una querela in procura con la richiesta di autopsia. La famiglia chiede di sapere se qualcosa è andato storto mentre il loro congiunto era sotto i ferri.

«Mio padre si è sottoposto a questo intervento, a causa di un tumore diagnosticato alcuni mesi fa», spiega a ChietiToday il figlio Valerio, fotogiornalista, «ma non era questa l'unica opzione che aveva. I rischi erano contenuti e tollerabili, per questo si è deciso a operarsi».

Per l'intervento è stata scelta l'Urologia di Chieti, dove Simeone è stato operato venerdì 24 intorno alle 12. «Dovrebbe essere finito intorno alle 17, alle 18.30 ho chiamato in reparto e mi hanno detto che l'intervento era riuscito, che era tutto a posto», racconta Valerio Simeone, «anche se papà non era ancora rientrato in reparto. Un'oretta dopo, mentre mi recavo in ospedale, ho ricevuto una chiamata dalla Rianimazione. Un po' per esperienza con la cronaca nera, ho capito subito che c'era un problema grave. Ho chiesto: "cos'è successo, cos'è che non va?". E loro: "Il cuore di suo padre si è fermato". In pochi minuti sono arrivato e mi sono ritrovato davanti al suo letto, con 4-5 persone chine su di lui a rianimarlo. Mi hanno fatto uscire e aspettare fuori. Sono tornati circa un'ora e mezza dopo e mi hanno detto che il cuore non era ripartito. Continuavano a ripetere che l'intervento era andato benissimo, ma se il paziente non torna a casa, non è andato tutto benissimo».

«Mio padre aveva un problema di cardiopatia, che era stato considerato e valutato», dice ancora Valerio Simeone, «i rischi erano contenuti e tollerabili, altrimenti mio padre non avrebbe scelto di operarsi, non aveva alcun interesse a rischiare. Non sono riuscito neanche a salutarlo”, è il rammarico di Valerio che adesso, però, vuole vederci chiaro. Quando i medici mi hanno detto che avrebbero fatto l'autopsia, ho deciso di andare dai carabinieri di Chieti a presentare querela – spiega - ho esposto quello che è successo chiedendo che l'eventuale esame sia fatto con la massima trasparenza. Per me è doveroso fare chiarezza su una situazione che non doveva succedere, su qualcosa che inevitabilmente è andato storto. Mio padre non aveva una settimana di vita, poteva gestire la malattia in altro modo».

Ovviamente la famiglia ha la facoltà di voler vederci chiaro e presenti cautelativamente una querela. Dall'esame autoptico emergerà quali siano state le cause che hanno portato al decesso. 

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