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Vertenza Brioni, il senatore Fina (Pd): "Riconoscere l'area di crisi complessa per evitare nuovi esuberi e delocalizzazione"

Così il deputato abruzzese al ministro delle imprese e del made in Italy, a lui e alla Regione chiede l'attivazione del tavolo per usufruire di tutti gli strumenti a disposizione per risolvere la vertenza che è già costata 700 tagli nel sito di Penne

Riconoscere l'area di crisi complessa così che si possa usufruire dei fondi e degli strumenti già disponibili per tutelare i lavoratori della Brioni e scongiurare ulteriori esuberi oltre alla possibile delocalizzazione. E' quello che il senatore Michele Fina (Pd) ha chiesto nel suo intervento replicando alla risposta avuta alla sua interrogazione rivolta al ministero delle imprese e del made in Italy.

“Esistono le soluzioni tecniche e giuridiche, esistono fondi e strumenti finanziari e fiscali – ha aggiunto -. Quello che è necessario è fare fronte comune tra tutti gli attori coinvolti per affrontare in modo sinergico e integrato una crisi che è simile a tante altre e che potrebbe essere utilizzata come modello di intervento anche in altri contesti”.

Di qui l'appello al ministero e alla Regione Abruzzo perché si attivi l'area di crisi complessa attraverso la costituzione di un tavolo di concertazione che permetta di fare la leva sugli strumenti attivabili grazie al riconoscimento di questo status, per rilanciare l’azienda Brioni e l’intero comparto. Strumenti che si traducono nell’avvio di un contratto di sviluppo per il rinnovo degli impianti e il rilancio della produzione; nel riconoscimento degli sgravi fiscali previsti dalla nuova carta degli aiuti a finalità regionale, considerando che la Brioni rientra in Area 107.3 C ad intensità massima di aiuto; nell’avvio di strumenti per la formazione e riqualificazione dei lavoratori grazie ai fondi previsti dal programma Gol (Garanzia di occupabilità dei lavoratori) e dal fondo nuove competenze; nella collaborazione per realizzare una comunità energetica, tra l’azienda e il Comune di Penne per l’autoproduzione e l’abbattimento dei costi energetici accedendo al bando pnrr (piano nazionale di ripresa e resilienza) e gli incentivi sull’autoconsumo; nel vincolare l’azienda alla presentazione di un nuovo piano industriale che, attingendo agli strumenti citati, conclude Fina, “sia proiettato al rilancio della produzione e dell’occupazione ed escluda in modo netto qualsiasi ipotesi di licenziamento e di delocalizzazione degli impianti all’estero”.

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