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Economia

L'appello delle associazioni di categoria al Comune: "Azzerare il piano di risanamento acustico e riaprire il dialogo per salvare la movida"

Le associazioni Cna, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti chiedono all'amministrazione comunale di rivedere il regolamento che rischia di penalizzare fortemente il lavoro dei gestori dei locali della movida pescarese

Nuova contestazione da parte delle associazioni di categoria per il pianoi di risanamento acustico dell'amministrazione Masci. Cna, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti, attraverso i loro presidenti (Cristian Odoardi, Giancarlo Di Blasio, Riccardo Padovano e Marina Dolci) tornano a ribadire il carattere esclusivamente punitivo del documento proposto, assolutamente privo di una visione strategica e di programmazione. Secondo le associazioni, a Pescara si va controcorrente ovvero nelle altre città si investe sull'economia cittadina mentre qui si tagliano le gambe ai locali che rappresentano uno dei settori più floridi economicamente per il territorio.

"Con un rischio immediato: che dopo aver pensato le regole per il distretto di piazza Muzii, averle esportate, finora temporaneamente, a Pescara Vecchia, si arrivi alle porte dell'estate ad estenderle anche alla Riviera. "A quel punto  vorrebbe dire semplicemente alzare bandiera bianca Quello della regolamentazione del più grande distretto di food & beverage in Abruzzo è un problema che riguarda tutti  perché un'impostazione così fortemente limitativa della libertà di iniziativa economica privata delle attività commerciali avrà effetti economici devastanti su tutta la città, minando la vocazione naturale di Pescara alla vita notturna e al divertimento". Questa idea di città, nell’ottica della nuova di Pescara, rischia di condizionare anche gli altri comuni che ne faranno parte con tutto quello che ne può conseguire a livello economico.

Le azioni previste dal piano ipotizzano tra l'altro l'installazione di semafori che segnalino lo sforamento dei livelli di rumore, alla possibilità che gli esercenti debbano pagare un addetto che effettui controlli e sono, per gli imprenditori, improntate esclusivamente a una logica repressiva."

Nella relazione, spiegano le associazioni, si spiega che gli interventi previsti nel piano devono avere conseguenze sulla ricevvità diminuendo il numero di persone in circolazione:

"Interventi che non avrebbero alcun effetto come evidenziato da uno studio fatto nelle stesse condizioni espletate dall’Arta in tre giorni di novembre. Nonostante la scarsissima presenza di persone (parliamo di un lunedì, un martedì e un mercoledì) i valori riscontrati sono risultati al di sopra dei limiti.  A testimoniare, semmai ce ne fosse bisogno, che questo piano avrebbe il solo effetto di portare alla morte le attività di ristorazione e somministrazione di alimenti e bevande presenti nella zona, danneggiando anche il commercio del centro".

Le associazioni quindi chiedono di azzerare il Piano prima di distruggere l'economia turistica e commerciale della città, partendo da un nuovo dialogo con i residenti e i gestori per arrivare ad una convivenza pacifica, seguendo ad esempio il percorso tracciato dal comune di Parma, investendo su una movida sana e responsabile prevedendo, come hanno fatto a Genova, incentivi per i privati e per i locali per l’acquisto serramenti antirumore o sperimentando teli antirumore come a Prato:

"Le iniziative possibili sono molte e passano tutte per un confronto che non sia una prova di forza, ma un tavolo aperto per trovare la soluzione migliore, quella che riesce a saldare le esigenze dei residenti in determinate zone allo sviluppo dell'economia e della qualità della vita di tutta la città. Dove si vuole, si cercano e si trovano soluzioni."

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